La distanza chilometrica non allontana il pensiero da casa. E il primo pensiero di Elena Linari, portatrice di un messaggio da parte di tutta la squadra azzurra, è la vicinanza agli italiani che stanno soffrendo per gli incendi da una parte e per i tornado e le bombe d’acqua dall’altro. Ci ha tenuto a dirlo subito il difensore della Nazionale, prima di iniziare a rispondere alle numerose domande da parte dei giornalisti collegati via zoom con Auckland.

Lo sguardo va subito avanti, alla prossima partita con la Svezia in programma sabato 29 luglio alle ore 9,30 italiane. “Sarà una partita difficile, conosciamo il loro valore e per di più si trovano nella nostra stessa condizione, quella di aver vinto la prima partita”, ha spiegato Linari, “non sarà tanto importante chi segnerà per prima quanto l’approccio alla gara. Non siamo certo nella condizione di poter fare calcoli, prima chiudiamo la pratica del passaggio del girone e meglio sarà. Abbassare la tensione per aver conquistato i primi tre punti, servirebbe solo a vanificare quanto fatto finora”.

Il difensore non si tira indietro quando si parla della costruzione dal basso. “Non mi piace molto, preferisco giocare la palla e in certi momenti devi evitare di rischiare”, ha ammesso l’azzurra, “poi ci sono delle strategie di gioco da rispettare però in qualche momento potevamo lanciare palla lunga. Soprattutto alla fine della partita con l’Argentina abbiamo avuto maggiore difficoltà a tenere palla, è subentrata un po’ di paura a fare gioco”.

Al reparto della difesa sono comunque arrivati i complimenti di Arrigo Sacchi. “Mi hanno fatto piacere, ce li ha letti la ct Milena Bertolini”, ha proseguito Linari, “lo ringrazio. Io però sono sempre molto critica con me stessa, raramente dico di aver disputato la partita perfetta. Sull’amalgama della difesa, che c’è già, stiamo continuando a lavorare, lo abbiamo chiesto anche noi del reparto allo staff. Sono comunque processi lunghi. Con Cecilia Salvai mi trovo molto bene, con Lucia Di Guglielmo, a parte il suo infortunio, sono due anni che giochiamo insieme. Durante? Viene da un’annata stupenda, la conosco da quando giocava a Firenze e aveva 16-17 anni. Si sa, non prendere gol aiuta a vincere le partite. Se posso chiedere un favore alle mie compagne in attacco è quello di iniziare a fare qualche rete in più per renderci la vita più facile negli ultimi minuti di gioco (ride)”.

Si parla tanto di armonia ritrovata ma quando si è ritrovato questo gruppo? “All’Arnold Clark Cup, in Inghilterra, dopo la partita con la Corea del Sud vinta all’ultimo 2-1”, svela l’azzurra, “ci siamo guardate in faccia e ci siamo rese conto che quel genere di prestazioni ci stava portando a non avere più fiducia in noi stesse, ci stava togliendo la spensieratezza del Mondiale francese. Dopo quella vittoria e nelle gare successive abbiamo pian piano ritrovato lo spirito di squadra che c’era, per esempio, a Ferrara per la qualificazione Mondiale. È tornata la voglia di dimostrare il nostro valore”.

Un gruppo, tante leader. “A essere sincera mi fa strano essere considerata tale”, ammette ancora Linari, “ogni volta che indosso la maglia azzurra sento le stesse emozioni che ho provato alla prima convocazione, quando avevo 19 anni. Però devo guardare in faccia la realtà, gli anni passano e oggi ne ho dieci in più, anche se mi auguro di potermene giocare altri di Mondiali! È una grande responsabilità essere una delle leader ma se vuoi crescere questa è la strada e le responsabilità te le devi prendere. È quello che volevo. Sbagliare un pallone adesso ha un valore molto diverso da qualche tempo fa. Avere tante leader in squadra è un valore aggiunto, il team è compatto, a volte ci sono visioni diverse ma ne parliamo tutte insieme”.

Dalle veterane alle giovanissime, la più giovane di tutte, Giulia Dragoni. “Se si trova in Nazionale a soli 16 anni qualche qualità ce l’ha sicuramente”, afferma ancora Linari, “non sono stati fatti regali, soprattutto in queste convocazioni, da parte della ct. Dobbiamo darle solo il tempo di crescere”. Elena Linari non si sente nella sua miglior condizione di sempre. “Sto bene, arrivo dall’essere stata il miglior difensore della stagione però non mi sentirete mai farmi un complimento. Tutto questo è il frutto di anni di sacrifici”.

Francia 2019-Australia 2023. Cosa è cambiato nel calcio femminile? È cambiato tantissimo. Pochissime partite sono scontate, le squadre si sono evolute riducendo il gap con le nazioni europee”, ha concluso il difensore azzurro, “in diverse nazionali, meno note, giocano calciatrici che militano in club famosi che, tornando in patria, hanno portato idee e mentalità diverse. Anche il messaggio della Fifa, che da quest’anno ha voluto pagarci direttamente, è importante, soprattutto nell’ottica di dare una mano alle nazioni meno forti economicamente. Mi auguro che, in una sorta di allineamento, anche l’Uefa farà altrettanto da questo punto di vista”.

Tiziana Pikler

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