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Come sarà il futuro della Juventus Women?



La Juventus ha annunciato di aver risolto “consensualmente” il contratto di Joe Montemurro. È la prima volta che accade, seppur nella sua breve storia, che un allenatore della Prima Squadra femminile del club bianconero non arriva a fine stagione. C’è da dire anche che su quella panchina si sono sedute finora solo due persone, Rita Guarino e Montemurro appunto.

La notizia non era proprio nell’aria, anche se prevedibile, ed ha sorpreso tifosi e appassionati che si sono anche un po’ spaccati. C’è chi dice che andava fatto prima questo cambio e chi avrebbe preferito arrivare a fine stagione.

Al momento la guida tecnica è stata affidata a Giuseppe Zappella. Da capire se il suo compito sarà quello di traghettare fino al termine della stagione oppure solo per il tempo che intercorre fino all’annuncio del nuovo coach.

Ma quali sono i motivi della scelta fatta dalla Juventus di sostituire Joe Montemurro?

Nel comunicato della società non c’è traccia di spiegazioni o motivi alla base della scelta di separarsi dall’allenatore italo-australiano.

Quello che è certo è il malcontento del Club sulla situazione attuale della squadra. Aver vinto la Supercoppa non è bastato. Il distacco dalla Roma in campionato, l’esclusione prematura dalla Champions League e il rischio di non arrivare in finale di Coppa Italia sono stati fattori determinanti.



La Juventus Women sin dalla sua nascita ha dominato in Italia, vincendo ben cinque scudetti consecutivi. Solo uno di questi è stato vinto da Montemurro, ma l’ex Arsenal ha contribuito anche a conquistare due Coppe Italia e una Supercoppa.

Il mancato accesso alla fase a gironi della Champions League è probabilmente il fattore maggiormente decisivo. Ma attenzione, non tanto da un punto di vista sportivo, ma in particolare economico.

Sono i soldi che oggi fanno la differenza

Se nei primi anni di vita della Juventus Women l’obiettivo era quello di vincere e investire nel rafforzamento della squadra per arrivare a ridurre il gap con le big in Europa, negli ultimi due o tre anni lo scenario è cambiato.

Le vicende societarie con la giustizia sportiva, il cambio dei dirigenti al vertice e i mancati successi sportivi della squadra maschile hanno portato il club bianconero a una crisi economica/finanziaria non indifferente.



La Juventus si trova oggi in difficoltà nel rimettere in moto quel circolo virtuoso che permette a chi vince anche di guadagnare tanto.  Questa crisi ha avuto un impatto non da poco sul progetto femminile.

Stefano Braghin si è trovato tutto a un tratto a dover cambiar rotta. O meglio, a perseguire obiettivi ambiziosi ma con un drastico taglio delle risorse finanziarie. Da qui la scelte di puntare su giovani calciatrici da far crescere insieme ad alcune big (quelle rimaste), puntellando qua e là la rosa con innesti mirati di giocatrici straniere.      

A tutto questo si aggiunge anche il momento temporale non favorevole per perseguire una politica di austerity. Perché la concorrenza nel frattempo è andata avanti. Basti pensare agli ultimi anni della Roma in Italia.

Ma è il distacco dalle big europee che preoccupa. Le migliori squadre europee possono contare su fatturati molto più alti rispetto alla Juventus. Dove poi mancano i ricavi, o sono ridotti, le proprietà dei club stranieri non fanno di certo mancare risorse ai budget delle squadre femminili. Questo perché sanno che è ora il momento giusto per investire e crescere, trainati dal boom che c’è nel calcio femminile.

L’enorme divario economico

Nella classifica dei fatturati delle squadre femminili stilata da Deloitte la Juventus occupa la 15ª posizione. I dati si riferiscono alla stagione 2022/23 e i ricavi del team femminile bianconero sono stati 1,2 milioni di euro. Hanno fatto meglio della Juventus persino team meno vincenti come West Ham, Everton, Benfica, Tottenham e Eintracht.

Al primo posto c’è il Barcellona con 13,4 milioni. Un dato 11 volte più grande di quello della Vecchia Signora. Ma al di là della graduatoria e delle posizione occupate, quello che colpisce è la crescita registrata dai club negli ultimi anni.

Le tre principali fonti di introito per una società di calcio sono gli accordi commerciali con sponsor e partner, i proventi dai diritti audiovisivi e il botteghino nei matchdays. I club italiani fanno fatica a incrementare i ricavi. Una buona fetta di fatturato negli anni per Roma e Juventus è arrivata dalla nuova formula della Champions League, ma per il resto nel mercato nazionale stentano a crescere economicamente.

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L’Arsenal nella passata stagione ha incassato dalle presenze allo stadio 3,1 milioni di euro. Quasi tre volte il totale della Juve. Questo dato è destinato a crescere enormemente in quanto le Gunners hanno giocato nell’attuale stagione già 4 volte all’Emirates Stadium, facendo due sold out e portando in tutte queste gare oltre 50 mila persone sugli spalti.

La Juventus gioca le gare casalinghe a Biella con una capienza di 1.500 spettatori e per quanto possa fare sempre tutto esaurito, l’ingresso è gratuito.

Gli introiti dei diritti audiovisivi del campionato di Serie A femminile, con l’ingresso di Dazn e il ritorno delle gare in chiaro sulla Rai, sono cresciuti, ma restano comunque bloccati alla soglia di un milione a stagione.

In Spagna la Liga F ha venduto a DAZN i diritti tv del campionato per la cifra record di 35 milioni di euro per 5 stagioni. In Inghilterra il valore attuale dei diritti audiovisivi della Women’s Super League è stimato in 18 milioni di euro a stagione.



Sul fronte delle sponsorizzazioni la Juventus incassa all’incirca 400/500 mila euro a stagione. Il Manchester United 6 milioni, il Real Madrid 5,8 milioni, il Barcellona 8,5 milioni, l’Eintarcht Francoforte 2,7 milioni, Il Bayern 1,2 milioni e il Tottenham 1,9 milioni, giusto per dare dei paletti di confronto.

Il divario dal punto di vista economico tra i club italiani e quello degli altri principali campionati europei è enorme ed è destinato a crescere.

Quale futuro per il progetto J Women?

Contestualmente all’addio di Joe Montemurro, la Juventus ha comunicato di aver rinnovato il contratto a Stefano Braghin fino al 30 giugno 2027. Una buona notizia questa per i tifosi bianconeri in quanto le competenze e capacità del dirigente non si discutono.

Braghin ha creato e lanciato un progetto vincente sin da subito. È stato bravo a creare una squadra competitiva capace di vincere subito in Italia e arrivare nel 2022 tra le prime 8 d’Europa. Ha portato in Italia calciatrici di spessore e caratura internazionale e al contempo lanciato giovani promettenti dal futuro radioso.

Ma il difficile viene adesso. Senza l’opportunità di poter investire grosse cifre sarà dura allestire una squadra competitiva in Europa. A meno che la società non decida di stanziare molti più soldi di quanto ne possa incassare dal team femminile, il futuro della J Women difficilmente potrà essere vincente oltre i confini nazionali.



Quest’ultima ipotesi sembra scartarla lo stesso Braghin che in occasione del suo rinnovo contrattuale ha dichiarato: “In piena armonia con la strategia del club, lavoreremo coniugando competitività e sostenibilità attraverso la valorizzazione di giovani talenti e con il supporto di campionesse che trasferiscano esperienza e senso di appartenenza a questi colori”.

Parole che si possono tradurre dicendo che “sostenibilità” equivale a dire, non si spende più di quanto si guadagna. “Valorizzare giovani talenti” invece che non ci saranno acquisti di top player.

L’augurio è quello di sbagliarci, che si possa fare un mezzo miracolo, che grandi giocatrici possano approdare in bianconero, perchè il futuro del calcio femminile in Italia, piaccia o non piaccia, passa anche dalle sorti della Juventus.

Giuseppe Berardi

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