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Con lo sguardo al futuro. Intervista esclusiva a Federica Anghileri

Federica Anghileri

Nata nell’era digitale, Federica Anghileri è la perfetta rappresentazione di una nuova generazione di calciatrici

Diciotto anni compiuti da poco e una maturità che per lei sembra essere arrivata molto prima. Federica Anghileri, astro nascente del calcio femminile italiano, nonostante la sua giovane età, è già alla seconda stagione in Serie A. Su di lei ha puntato forte la Juventus che la scorsa estate ha acquisito il suo cartellino, per poi mandarla in prestito all’Empoli Ladies.
Con la maglia della squadra toscana, Federica sta disputando un buon campionato, anche se caratterizzato da un periodo di assenza per un infortunio alla spalla.
Anghileri è la pura rappresentazione di una nuova era di calciatrici proiettate verso un futuro totalmente diverso dal passato.
Non sognano il professionismo, lo vedono vicino, quasi da toccarlo con mano e la loro condizione le porta a non dover scegliere tra studio, lavoro o calcio, possono far tutto. Dipende solo da loro.

L’attaccante dell’Empoli Ladies ha vestito tutte le maglie delle selezioni nazionali giovanili. Attualmente è un elemento di spicco dell’Under 19 del CT Sbardella. Dotata di un tiro forte e preciso, Federica Anghileri nasce calcisticamente come attaccante esterno ma ricopre anche il ruolo di punta centrale. Una buona tecnica di base, abbinata a una velocità di esecuzione, sono caratteristiche che fanno di lei una delle calciatrici più promettenti nel panorama italiano.

Federica, come stai vivendo questo particolare momento con l’emergenza Covid-19?
Questo periodo lo sto trascorrendo a Empoli con altre cinque ragazze e ho seguito con attenzione l’evoluzione del virus perché ha colpito la Lombardia. I comuni della prima zona rossa distano pochi chilometri da Lodi, la mia città, ed ho seguito molto attentamente la situazione. Sono orgogliosa dell’ospedale di Lodi, dove sono nata; è stato il primo a dover fronteggiare l’emergenza e devo dire che lo ha fatto in modo sorprendente diventando un esempio anche per altre strutture ospedaliere. Qui a Empoli, essendo in 6 ragazze riusciamo ad ammazzare la noia.
Passiamo le giornate facendo allenamenti, guardando film e serie TV, riposando, studiando e giocando a carte o a ping pong.

Foto: Laneve

Proprio insieme alle tue compagne di squadra state disputando un’ottima annata. Il segreto di quest’Empoli?
Il segreto è che siamo allenate per un ritmo partita sempre elevato cercando di mantenere l’impostazione del gioco mediante il possesso palla e il giro palla. In più rispecchiamo la mentalità del Mister che per il calcio femminile rappresenta la massima esperienza. Un altro fattore molto importante è la coesione del gruppo che si è formato sia dentro che fuori dal campo che permette a tutte noi di andare in un’unica direzione.

Nell’Empoli c’è una calciatrice che più delle altre dispensa consigli a te e alle altre giovani?
Sono diverse le ragazze che danno consigli a noi più piccole. In particolare direi Cinotti, Prugna, Simonetti, Giatras, Di Guglielmo e Papaleo.

La tua generazione viene definita Z. Ti senti di far parte di una nuova generazione di calciatrici?
Effettivamente si, mi sento di far parte della generazione Z perché sono nata in un mondo che è diventato sempre più digitalizzato tant’è che, fino allo scorso anno, a scuola utilizzavo solo l’Ipad. Altri aspetti che caratterizzano la mia generazione e nei quali mi riconosco, sono quelli di discriminare meno, essere più propensi al rispetto ambientale, al rispetto del pensiero altrui e al cambiamento. Possiamo sembrare una generazione che comunica poco, ma la tecnologia ci permette di farlo in modi diversi. Inoltre, mi sento di dire che questa generazione ha ben chiaro ciò che vuole e lo raggiunge con ambizione e determinazione ed è anche per questo che mi ci rivedo.

Foto Giuseppe Berardi

Quali sono le differenze che noti con le colleghe più grandi?
Avendo avuto la fortuna di giocare in prima squadra nell’Atalanta Mozzanica a sedici anni, sicuramente la differenza più evidente è stata l’esperienza in campo sia nella lettura delle giocate sia nella posizione, senza trascurare la gestione delle emozioni.

Cosa intendi per gestione delle emozioni?
Intendo la loro capacità di gestire sia le proprie emozioni ma anche quelle altrui dovute magari a un risultato negativo della partita, a una performance negativa che può creare
sfiducia. Personalmente percepisco un po’ di tensione, agitazione nel pre-partita ma, una volta che l’arbitro fischia finisce tutto e riesco a gestire le varie emozioni in campo.

Ti sarà capitato di sentire la frase “quando avevo la tua età il calcio
femminile era diverso”.

Certo che sì. Anche in questo senso, sempre riferendomi alla mia giovane età, ho la fortuna di far parte di un mondo, quello del calcio femminile, in piena evoluzione e proiettato al professionismo che, necessariamente ha modificato metodi e strutture di allenamento. In passato, mi dice qualche compagna di squadra, questa visione non era pensabile.

Con la Nazionale Under 19, dopo un buon inizio di 2020, sono poi arrivate delle pesanti sconfitte al Torneo La Manga. Cosa non ha funzionato?
Al Torneo La Manga è evidente che non ha funzionato pressoché nulla. Saremmo dovute partire una settimana prima per preparare il torneo ma con l’emergenza del Covid-19 siamo dovute partire subito per la Spagna. Abbiamo avuto modo di fare un solo allenamento insieme prima della partita d’esordio quindi mentalmente non eravamo sul pezzo. Anche fisicamente non eravamo al top anche perché molte ragazze, in seguito alla sosta dei campionati, venivano da una settimana senza allenamenti. Altro fattore che si è evidenziato principalmente nelle prime 2 partite è stata la difficoltà a reagire ai gol subiti.

Considerando la tua esperienza con l’Under 17 e l’Under 19 , qual è l’avversaria che ti ha impressionato di più?
Con l’Under 17 l’avversaria che più mi ha impressionato è stata la Danimarca per la struttura fisica di notevole importanza. Per quanto riguarda invece l’Under 19, mi ha colpito molto la Spagna, non tanto a livello fisico, quanto a livello tecnico-tattico. Non a caso negli ultimi anni la Spagna ha raggiunto risultati notevoli con le selezioni giovanili.

Ma è così impressionante il loro giro palla per l’età che hanno?
Per l’età che hanno esprimono un gran bel gioco e non a caso hanno raggiunto notevoli risultati con le selezioni giovanili.

Immagina di avere la possibilità di poter rubare tre doti a tre diverse calciatrici. Chi e cosa sceglieresti?
Magari potessi. [Ride]. Allora sceglierei il senso del gol di Cristiana Girelli, la tecnica di Flaminia Simonetti e la visione di gioco di Manuela Giugliano.
Quando hai saputo che avresti firmato con la Juventus quali sono stati i tuoi primi pensieri?La chiamata della Juventus è stata inaspettata. C’è stato un mix di emozioni tutte molto positive. Ero incredula e allo stesso tempo strafelice.

Foto Federica Scaroni

Ho visto avverarsi un sogno. In azzurro ti capita di parlare con le giocatrici della Juventus? Ti hanno già anticipato qualcosa su quello che ti aspetterà in futuro?
Mi capita di parlare in Nazionale con Asia Bragonzi e Melissa Bellucci e principalmente dell’ambiente Juve, di come si allenano. Di quello che mi aspetterà in futuro non ne abbiamo mai parlato sinceramente.

Parlaci un po’ di te fuori dal campo. Cosa ti piace, cosa fai?
Fuori dal campo sono una ragazza a cui piace uscire con le persone a me molto care, mi piace viaggiare, andare allo stadio, andare in palestra. Passo volentieri del tempo in famiglia. Quando invece rimango in casa, di solito, guardo film, serie TV, ascolto la musica oppure mi piace trascorrere del tempo con mio fratello giocando alla Playstation. Chiedo spesso consigli ai miei genitori, mi piace andare d’accordo con tutti, sono una ragazza precisa e non invidiosa.

Precisa in che senso? Spacchi il minuto agli appuntamenti?
Mi definisco precisa perché sono come un ordinett, ogni cosa al proprio posto.

Chi è più bravo alla Playstation tu o tuo fratello?
Le partite alla play con mio fratello sono quasi sempre combattute, ma lui devo ammettere che è più forte.

Sui social ti abbiamo vista spesso a San Siro. Sei tifosissima del Milan?
Si, ammetto che sono una grande tifosa rossonera. La passione per questi colori mi è stata trasmessa da mio papà all’età di 5 anni quando ho iniziato ad andare a San Siro. Con lui, ho iniziato all’età di 12 anni a fare le prime trasferte, non solo in Italia, ma anche in Europa. Da 5/6 anni sono anche abbonata.

Il viaggio più bello che hai fatto e quello che sogni di fare?
A oggi, il viaggio più bello che ho fatto è stato Londra. Il viaggio che sogno di fare ha come meta gli Stati Uniti.

Giuseppe Berardi
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Foto copertina: Federica Scaroni

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