Gen Z calcio femminile

C’è una generazione che non conoscerà mai l’ebrezza di collezionare VHS. È la Generazione Z, quella dei fratelli minori dei Millenials (Generazione Y). Ma se c’è qualcuno che può determinare dove finisce una generazione e ne comincia un’altra, quello è solo il tempo.

Convenzionalmente si tende a includere nella generazione Y tutti quei soggetti che hanno memoria dell’11 settembre 2001. Il più moderno degli anni Zero. È Generazione Z quindi tutto ciò che accade dopo il 1996.

Nati con un piede nel Novecento e con l’altro sulla griglia di partenza del ventunesimo secolo, gli Zoomers sono la prima generazione digitale della storia dell’uomo.

Record che dà gloria ma che si frantuma di fronte alla generazione Alpha, quella del post 2010, formata da nativi digitali purosangue, completamente immersi nel nuovo millennio.
Il più grande della generazione Z oggi ha circa 23 anni e molto probabilmente, anche se le VHS le ricorda e avrà comprato mensole di DVD da bambino, avrà sottoscritto un abbonamento a una qualche piattaforma di streaming; come a ricordarci di quanto poi sia labile il confine tra chi occupa anni diversi.

Se dei Millenials si è detto che sono viaggiatori, gli individui della Generazione Z non conoscono altri mondi se non quello globalizzato. I confini sbiadiscono nelle loro menti, la possibilità di comunicare attraverso la rete allarga orizzonti e avvicina culture ponendo di fatto pochissimi limiti fisici.

È la generale tolleranza la virtù più luminosa degli Zoomers che, non solo hanno più relazioni con persone di diversa fede ed etnia, ma dimostrano una particolare sensibilità sui temi della sessualità, del genere e persino dell’ambiente.
Greta Thunberg, capitano della generazione Z, è la paladina della difesa del pianeta. Ambizione, determinazione, senso della leadership, la crisi economica del primo decennio del duemila ha cresciuto uno stuolo di giovani adulti molto più realisti dei predecessori figli di madri e padri di ogni sessantotto.
Internet, il proliferare di piattaforme e social network, la spasmodica corsa al nuovo hanno cresciuto individui multitasking che, però, rischiano di assottigliare la loro soglia dell’attenzione nel più intimo momento di studio.
Molti dei nati, quasi tutti, tra il ‘97 e il 2010 hanno intrapreso percorsi per conquistare posti di un lavoro che, a oggi, ancora non esistono.

“Vecchi muri proponevan nuovi eroi” cantava Guccini ed è proprio quel che succede quando cerchiamo di usare classici schemi per nuove e necessarie professioni. Come nel caso dell’Italia, Paese in cui quello della calciatrice non è a tutti gli effetti un vero e proprio lavoro ma si avvia a diventarlo, e le ragazze della Generazione Z sono pronte a prendere la palla al balzo.

La Generazione Z del calcio femminile si distinguerà da quella millenials per una serie di nuove opportunità. Le ragazze che si affacciano ora al mondo del pallone possono infatti, non solo desiderare di trasformare la loro passione in un lavoro, ma vedere concretamente il professionismo all’orizzonte.

Numerosi i provvedimenti che garantiranno continuità allo sviluppo. La loro sarà la prima generazione senza il rischio del drop-out (l’abbondono della pratica sportiva a causa degli impegni scolastici). Questo perchè il Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con le federazioni, ha predisposto serie agevolazioni per la pratica sportiva agonistica. Il tutto per consentire alle giovani calciatrici di conciliare studio e sport senza ulteriori difficoltà. Ci sono poi casi in cui, e lì nel più roseo dei futuri si vorrebbe arrivare, sono le stesse società a provvedere all’istruzione dei tesserati.

Nel 2015 la FIGC ha tracciato le linee programmatiche per lo sviluppo del calcio femminile che sanciscono, tra le altre cose, l’obbligo per le società professionistiche di istituire un settore femminile. Proprio l’avvento dei grandi club ha permesso a tutto il movimento di fare un balzo in avanti. La nuova generazione non dovrà più affrontare gli allenamenti in tarda serata, in campi dismessi o in spogliatoi poco accoglienti.

Il percorso di crescita di ogni calciatrice verrà seguito da vicino, in strutture appositamente organizzate, da figure professionali di ogni ordine e grado, dai preparatori fisici fino ai nutrizionisti. Gli allenatori così sono sollevati da compiti di vario genere e possono concentrarsi esclusivamente sulla cura dell’aspetto tecnico e tattico.

È quindi merito della Generazione Y se le fondamenta sono salde ma sarà maggiormente la Generazione Z a godere dell’edificio costruito e ad arredarlo.

Marialaura Scatena
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L’articolo “Generazione Z, una nuova era di calciatrici” è stato pubblicato su L Football Magazine, rivista interamente dedicata al calcio femminile.

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