Andrea Soncin Calcio femminile Intervista Nazionale News

Intervista esclusiva ad Andrea Soncin ct della Nazionale femminile

Nell’ultima giornata del Festival dello Sport di Trento, in cui il grande protagonista è stato Zlatan Ibrahimovic anche se le grandi mattatrici si sono rivelate essere Flavia Pennetta e Francesca Schiavone, il calcio femminile ha avuto il suo spazio nel programma, a Palazzo della Regione (non in quello cartaceo “in rosa” dedicato a “La Grande Bellezza”, il claim della sesta edizione della manifestazione).

È qui che ha fatto il suo primo intervento extra campo il ct della Nazionale Andrea Soncin.

Tanti i temi toccati dal selezionatore azzurro, dal campionato, al calcio delle donne, ai prossimi impegni delle azzurre, ai rapporti con i club.

Mister, qual è il rapporto che sta costruendo con i club?

“Ho trovato grande disponibilità da parte di tutti a collaborare. Sono in contatto con tutti i club per cercare con loro una collaborazione perché penso che più noi siamo a conoscenza di quello che fanno le ragazze nei club più possiamo metterle nelle migliori condizioni nel momento in cui sono chiamate a indossare la maglia della Nazionale.

Più riusciamo a creare questo rapporto di stima e di fiducia con le squadre più possiamo, insieme a loro, costruire un percorso per far crescere l’intero movimento, avendo noi il confronto con le altre nazionali, vedendo quello che succede fuori dai nostri confini.

Credo possa essere uno scambio molto utile per tutti. Quindi, un contatto costante sotto tutti i punti di vista non solo tecnico ma anche metodologico. Non dimentichiamoci che la Nazionale raccoglie i frutti del lavoro dei club.

Nei club, appunto, quale dovrebbe essere il giusto equilibrio tra giovani e calciatrici straniere?

“La base di partenza è sempre il discorso meritocratico, indipendentemente dall’età e dalla nazionalità di una calciatrice. Bisogna dare valore e far giocare chi merita. Se i club ritengono di dover andare a prendere delle straniere probabilmente questo può anche essere uno stimolo a lavorare di più nei settori giovanili per cercare di far crescere più ragazze pronte per la prima squadra e andare meno a investire all’estero.

Per noi le straniere possono essere un handicap perché, soprattutto in certi ruoli, vanno a togliere molto alla Nazionale. Però voglio vedere anche il rovescio della medaglia: alcune delle calciatrici straniere giunte nel nostro campionato portano un arricchimento dal punto di vista della mentalità perché hanno un percorso di professionismo e di lavoro con i club di alto livello già consolidato e possono quindi aiutare le nostre a crescere.

Mercoledì 18 ottobre le convocazioni per le due nuove sfide di Nations League con Svezia e Spagna. Come ha lavorato in queste settimane?

“C’è più lavoro da fare fuori dal raduno che nel raduno stesso. È un monitoraggio continuo, analisi delle partite, contatto quotidiano con i club e le ragazze”.

Nell’ambito del dibattito, Soncin ha ribadito di aver “accettato in due secondi” la panchina della Nazionale, che il prodotto calcio, quindi maschile e femminile indifferentemente, “non è il risultato ma le emozioni che facciamo vivere ai nostri tifosi” ed è ritornato sulla sfida con la Svezia di Castel di Sangro.

“Nonostante la sconfitta, abbiamo vissuto l’emozione di una squadra che voleva fare l’impresa di battere le n. 1 del ranking Fifa”, ha detto il mister, “inutile nasconderci, abbiamo un 20% in meno di fisicità rispetto alle svedesi che però si può colmare a livello di prestazione.

Le ragazze mi danno fiducia che si possa andare a fare qualcosa di unico anche contro le campionesse del mondo della Spagna”.

Tiziana Pikler

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