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Hope Solo: “La USWNT non sta facendo abbastanza per l’equal pay”

L’ex portiere della nazionale americana Hope Solo ha parlato della lotta della USWNT per l’equal pay sostenendo che “non stiamo facendo abbastanza”.

“Penso che la nazionale femminile degli Stati Uniti non stia facendo abbastanza. Abbiamo avuto la possibilità di ottenere l’equal pay 4 anni fa e le giocatrici attuali l’hanno declinata perché hanno accettato i nuovi contratti” ha detto Solo nel corso del podcast The Players.

“Abbiamo lottato per l’equal pay dal 2015 e siamo ancora esattamente nello stesso punto” ha aggiunto.

“Credo che si debba fare un sacrificio e il lavoro debba essere sotto controllo. E quando dico lavoro intendo documenti legali, incontri con politici, Congresso e Senato degli Stati Uniti” prosegue l’ex portiere statunitense “Le persone al potere non vogliono dare alle donne la parità di retribuzione. Dobbiamo prendercelo. Dobbiamo lottare per questo”.

“Chiunque può parlare al microfono o indossare una maglietta o indossare qualcosa, ma come si fa a portare gli obiettivi? Dobbiamo prendere posizione insieme e fare sacrifici e questo ancora non è stato fatto” prosegue.

“Una domanda che dobbiamo fare a noi stessi è se c’è una linea che non dobbiamo sperare per difendere ciò in cui credi. Vuoi motivare e inspirare le persone e delle volte questo può portarci oltre quella linea di comfort”.

Nel corso dell’episodio ha anche parlato della sua esperienza con la maglia della USWNT, con cui ha giocato dal 2000 al 2016 vincendo un mondiale e due ori olimpici e stabilendo anche il record di clean sheet (102, su 202 presenze). Solo ha definito la cultura della nazionale americana, quando è entrata per la prima volta in squadra, come una “cultura bianca molto privilegiata”.

Ha raccontato anche della sua esperienza di bullismo. “[Io e Carli Lloyd] siamo state vittime di bullismo” ha affermato. “Le persone non erano gentili con noi, non erano accoglienti, non ti invitavano a sederti a tavola con loro. È stato difficile crescere in nazionale per me sia per l’aspetto sociale che per l’apprendimento del gioco. È un ambiente molto più aperto e accogliente [ora]”.

“Ricordo Carli e io parlavamo sempre di questa cultura: ‘Dobbiamo cambiare questa cultura’. Io e Carli eravamo molto accoglienti, non eravamo bulli” ha spiegato. “Siamo state molto gentili con le ragazze che arrivavano, ma penso che sia stato così perché eravamo vittime di bullismo”.

“Abbiamo sempre voluto cambiare quella cultura, ma alla fine non sono sicura che ci siamo riuscite” ha ammesso Solo.

Martina Pozzoli

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