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Un’indagine rivela che le giocatrici provano fastidio con gli scarpini da calcio

Una recente indagine compiuta nel mondo del calcio femminile ha portato a galla una verità finora solo accennata: le giocatrici provano fastidio nell’indossare gli scarpini da gioco.

Una rivelazione che sembra minare le basi stesse della professione ma che affonda le sue ragioni nell’identità di questo stesso sport.

Poiché, come molti aspetti del calcio, anche le scarpe da gioco indossate dalle giocatrici non sono state ideate per le donne.

Lo studio che ha messo in evidenza questa realtà problematiche è stato condotto dalla European Club Association in collaborazione con esperti provenienti dalla St Mary’s University, Twickenham e Aspetar, un ospedale ortopedico con sede in Qatar.

E su 350 giocatrici intervistate per l’indagine, ben l’82% delle atlete ha ammesso di trovare scomode quelle stesse calzature che rappresentano la parte più importante della loro attività.

Un numero che ha sorpreso anche il capo della sezione calcio femminile dell’ECA, Claire Bloomfield, consapevole delle probabilità di riscontrare un tale feedback ma attonita dalla percentuale delle denunce.

Sempre più calciatrici in Europa si stanno rivolgendo per questa ragione a scarpini personalizzati che presentino solette specializzate. Il problema però sorge nel momento in cui il 43,1% delle giocatrici che ha partecipato all’indagine non usufruisce di una sposonsorizzazione per le scarpe da gioco e il 18% non sceglie neanche in autonomia le calzature in quanto la decisione viene presa solitamente dai club, dagli agenti o dai brand.

Inoltre solo recentemente il marchio Nike ha lanciato un’innovativa collezione di scarpini da donna.

Alla base del disagio vissuto dalle calciatrici vi è una scarsa conoscenza dell’anatomia del piede non solo nelle differenze di genere ma anche di etnia. Attraverso uno scan in 3D dell’arto infatti, è stato riscontrato che se la conformazione del piede risulta simile per le etnie caucasiche, ispaniche e miste, giocatrici nere o asiatiche tendono a presentare un’area dorsale del metatarso più ampia, una più grande superficie plantare e aree più larghe intorno al tallone.

Questa forma anatomica si traduce dunque inevitabilmente in maggiori fastidi nell’indossare scarpe ideate e realizzate su un modello anatomico standard.

“Una sola taglia non va bene per tutti e anche l’etnia delle calciatrici gioca un ruolo importante nella questione”, ha affermato la dottoressa Katrine Kryger, esperta nella medicina calcistica e nella riabilitazione sportiva della St Mary’s University.

Ma soprattutto, interrogata a riguardo dei numerosi infortuni delle giocatrici e sulla possibilità che la scarpa sbagliata possa influire sulla condizione, la dottoressa Kryger ha posto in evidenza quello che è ancora un problema cardine dello sport femminile in generale.

“Non abbiamo ancora questi dati, abbiamo le ricerche compiute in campo maschile e sappiamo che esistono problemi correlati a una scarpa da calcio che calza male. Ciò che affermiamo è che non dovremmo copiare quello che fanno gli uomini. Solo perché nel calcio maschile non è stata presa in considerazione una determinata area scientifica, non significa che non si possa fare per il calcio femminile.”, ha dichiarato la dottoressa.

Una visione di questo sport che tende ancora a essere ignorata e a non rapportarsi con l’atleta nella sua individualità, oltre una standardizzazione che mostra quotidianamente le sue debolezze.

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