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Intervista esclusiva a Michele Uva: “Equal vuol dire avere le stesse opportunità”

Nel corso dell’evento Social Football Summit, a chiusura del panel ”Gender, equity and diversity”, Michele Uva, Director of Football & Social Responsibility UEFA, ci ha concesso in esclusiva un’intervista, fornendoci alcune riflessioni sul tema dell’equal a lui molto caro.

Sulla necessità di narrare le storie delle calciatrici, delle atlete in genere, o degli atleti paralimpici, secondo lei potrebbe essere una buona idea in contesti come quello del Social Football Summit creare dei panel in cui si mettono insieme il calcio maschile e femminile o sport diversi?
”Come ho detto nella conferenza, tornando al tema dell’equal, un uomo e una donna sono due esseri umani, sono provvisti entrambi di straordinaria intelligenza, di straordinarie capacità, sia negli uomini che nelle donne ci può essere più o meno capacità, l’importante è che ogni individuo umano abbia le stesse opportunità di un altro. Questo per me è l’equal, pari opportunità senza che ci sia un condizionamento dettato dal sesso, dalla religione, dall’orientamento politico o sessuale. Che nel calcio ci sia bisogno comunque di incrementare il lavoro per portare donne all’interno del sistema sportivo, penso che sia un atto non solo di civiltà ma anche di intelligenza manageriale, perché la combinazione delle capacità di un uomo e di una donna unite insieme sono quelle che possono migliorare e far crescere la società civile”

Quindi secondo lei a livello comunicativo potrebbe funzionare un format, magari in televisione o in altri eventi, in cui sono ospiti un calciatore e una calciatrice che dibattono, come si vede a volte quando viene ospitata in Rai Milena Bertolini?
”Secondo me dipende, come dicevo prima, dalla qualità: può succedere che ci sia una trasmissione dove devono esserci due donne perché sono le più brave, una trasmissione dove devono esserci due uomini perché sono i più bravi, l’importante è non fare la discriminazione in base alla diversità, questa è la cosa fondamentale. Personalmente sento e vedo giornaliste sportive che sicuramente non hanno nulla da invidiare, anzi, hanno capacità straordinarie, però non voglio dire che una trasmissione è equa nel momento in cui un telecronista e una telecronista. Non mi stupirei se un domani le partite della nazionale di qualsiasi paese fosse commentate, discussa, da due donne capaci e competenti. Non riesco a capire perché il calcio debba essere solo ad appannaggio maschile, questa è una mia battaglia da sempre.

Marialaura Scatena
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