Dalla rottura del crociato nella finale di Champions League alla convocazione mondiale: il lungo anno di Ellie Carpenter

21 maggio 2022. Allianz Stadium, Torino. Immagina di avere 22 anni e che stai per giocare da titolare la tua prima finale di Champions, anche se già ne hai vinta una 2 anni prima senza scendere in campo, diventando la prima australiana a vincerla.

La tua squadra va in vantaggio dopo appena 6 minuti, ma solo un paio di minuti dopo la gioia del gol arriva la preoccupazione per il tuo ginocchio. Entrano i medici, poi ti rialzi e zoppichi verso il bordo campo, dove provi a fare dei movimenti per capire come sta il ginocchio. I medici dicono che sembra tutto a posto e ti chiedono se vuoi tornare in campo. Chi vorrebbe abbandonare il terreno di gioco in una finale di Champions dopo nemmeno 10 minuti? Nessuno.

Torni in campo, mentre dall’altra parte del mondo tua mamma, che guarda la partita in tv nel cuore della notte australiana, pensa che non avresti dovuto farlo. E alla fine ha avuto ragione la mamma. Al rientro in campo, ti togli subito la fasciatura che ti hanno appena messo i medici perché ti dà fastidio e al primo tentativo di cambio di direzione cadi di nuovo. La partita è iniziata solamente da 12 minuti e il tuo ginocchio ha già alzato bandiera bianca.

I medici tornano in campo. Questa volta serve la barella. Mentre lo staff ti fa uscire dal campo in barella tra gli applausi di incoraggiamento del pubblico ti asciughi le lacrime e fissando il cielo di Torino inizi a contare: quando ti rendi conto che mancano 14 mesi a quel mondiale in Australia e Nuova Zelanda che tutte le giocatrici australiane e neozelandesi aspettano dal giorno in cui i paesi del “down under” sono stati ufficializzati come paesi ospitanti ti senti meglio. Mancano 425 giorni.

Conti i mesi sapendo che per recuperare dalla rottura del crociato ne servono dai 7 ai 12 perché anche se dovrai fare dei controlli per valutare l’entità dell’infortunio in cuor tuo sai già che il responso sarà proprio quello che non vorresti sentirsi dire.

Ma quella sera dopo che il Lione ha vinto la Champions League femminile battendo 3-1 il Barcellona ti imbottisci di antidolorifici per non sentire il male al ginocchio e festeggi con le compagne di squadra, bevendo champagne fino alle 5 del mattino in un locale di Lione. Il video di te che al triplice fischio entri in campo con le stampelle saltellando su un piede solo ha fatto il giro dei social.

Tutto questo è ciò che ha vissuto quel 21 maggio Ellie Carpenter. Quello che doveva essere il match più importante della sua giovane ma già ricchissima carriera ha rischiato di trasformarsi nell’inizio di un incubo di un mondiale in Australia visto dal divano di casa nel piccolo paesino di Cowra.

Il 25 maggio 2022 si è sottoposta all’operazione per la rottura del crociato a Lione, dove nello stesso giorno l’allora calciatore del Milan Zlatan Ibrahimovic ha subito la stessa operazione. Come ha raccontato in una lunga intervista a The Weekend Australian Magazine, da quel giorno Carpenter ha iniziato il suo conto alla rovescia per il ritorno in campo e per potersi conquistare un posto tra le 23 Matildas che avrebbero rappresentato l’Australia al mondiale in casa. Mancano 421 giorni.

L’infortunio come pausa necessaria

Dal giorno dell’operazione ha cominciato il lungo periodo di riabilitazione, seguito un po’ a Lione e un po’ a casa in Australia e poi di nuovo in Francia. Nonostante l’iniziale paura di non tornare in tempo per il mondiale, in diverse interviste Carpenter ha poi definito l’infortunio al crociato come una delle cose migliori della sua carriera.

Dopo aver esordito nel massimo campionato australiano, che all’epoca si chiamava W-League, quando aveva solo 15 anni, infatti, non ha mai avuto una vera e propria pausa. Dal momento dell’esordio, infatti, la vita di Carpenter ha iniziato a girare velocemente, “e poi siamo finiti nel vortice” per citare la cantante Annalisa:

  • la prima chiamata in nazionale maggiore a 15 anni e l’esordio con le Matildas a 16 anni (Australia-Vietnam 9-0, 2 marzo 2016)
  • la convocazione olimpica per Rio 2016, quando è diventata la più giovane calciatrice di sempre a esordire in un’Olimpiade (9 agosto 2016 in Australia-Zimbabwe 6-1, a 16 anni e 119 giorni)
  • la firma del contratto con il Portland Thorns nel giorno del suo diciottesimo compleanno per giocare in NWSL, dove ha detenuto il record di giocatrice più giovane di sempre a debuttare e a segnare un gol (maggio 2018)
  • il primo mondiale giocato in Francia nel 2019, con il sogno svanito già agli ottavi di giocare la finale al Parc OL a Lione, divenuta la sua nuova casa dall’estate 2020 e dove ha comprato casa con la compagna e giocatrice olandese Danielle van de Donk
  • la prima Champions League, vinta in uno stadio senza pubblico e senza scendere in campo (30 agosto 2020, Wolfsburg-Lione 1-3)
  • La fatica di doversi scrollare di dosso l’ombra di Lucy Bronze, che Carpenter ha avuto il difficile compito di sostituire a Lione senza farla rimpiangere ai tifosi dell’OL
  • La seconda olimpiade, questa volta da titolare, e le 50 presenze in nazionale seconda più giovane di sempre a raggiungere tale soglia), “festeggiate” con un’espulsione nella semifinale olimpica

Dal suo esordio in W-League, l’infortunio al crociato quindi è diventato per la classe 2000 la prima vera e propria pausa della sua carriera. In diverse interviste ha infatti raccontato che era ormai arrivata al burnout e il suo corpo ha deciso di concederle quella pausa di cui aveva bisogno.

Il ritorno in campo con il Lione

I mesi della riabilitazione sono stati lunghi e Carpenter ha comunque dato il suo contributo alla squadra, anche se in modo diverso. Parlando a The Weekend Australian Magazine, van de Donk descrive la numero 12 come “la persona più energica che conosco”, “molto, molto positiva” e che “sia dentro che fuori dal campo porta un diverso tipo di energia”. Proprio per tale motivo, l’allenatrice Sonia Bompastor e lo staff tecnico la incoraggiavano a trasmettere la sua energia e la sua attitudine positiva alla squadra perché era ciò di cui avevano bisogno.

Il 4 febbraio, a 259 giorni dall’infortunio, Carpenter ha fatto il suo ritorno in campo, entrando al 63’ in Rodez-Lione 0-5. Mancano 116 al mondiale. Il 26 febbraio in Lione-Bordeaux 3-0 ha giocato per la prima volta da titolare, restando in campo per 67 minuti. Dal match successivo, Fleury-Lione 1-2 (10 marzo) l’ex Portland ha ricominciato a macinare chilometri sulla fascia destra per tutti i 90 minuti.

In totale, dal suo ritorno in campo con l’OL ha disputato 11 partite. Di queste, le 6 gare di campionato, in cui ha registrato anche un assist (6 maggio, Dijon-Lione 0-3, per lo 0-2 di Vicky Becho), le sono bastate per essere inserita nella squadra ideale della D1 2022-23.

Il ritorno in nazionale e la convocazione mondiale

Nel frattempo a fine marzo ha ricevuto la prima convocazione in nazionale dal rientro dall’infortunio, per le amichevoli di aprile. Ha giocato quindi da titolare il match perso 1-0 contro la Scozia il 7 aprile, a 360 giorni dall’ultima volta che aveva indossato la maglia delle Matildas (Australia-Nuova Zelanda 3-1 del 12 aprile 2022). Mancano 104 giorni al mondiale.

Dopo essere stata inserita tra le 32 preconvocate, il ct Tony Gustavsson l’ha inserita anche tra le 23 convocate ufficiali che giocheranno il mondiale in casa. Durante la Coppa del Mondo Carpenter non solo porterà con sé la sua esperienza da veterana (già 61 presenze in nazionale, con 3 gol) nonostante i suoi 23 anni e le sue galoppate sulla fascia destra, ma anche la sua “grande personalità da avere in squadra” come ha dichiarato a The Australian Magazine la connazionale Sam Kerr, che ha definito Carpenter come “insostituibile” per le Matildas. Dal 20 luglio Carpenter con la sua fascia azzurra in testa tornerà ad indossare la sua maglia numero 21 dell’Australia e proverà a far sognare i tifosi australiani.

Martina Pozzoli

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