Il Collegio di Garanzia del Coni ha pubblicato le motivazioni alla base della decisione di annullare momentaneamente i punti di penalità per la Juventus nel processo sulle plusvalenze e di rinviare nuovamente la decisione alla Corte d’Appello federale.

Le 75 pagine di motivazione confermano nei confronti del club bianconero l’impianto accusatorio della Procura federale, ma aprono a una possibile penalità inferiore ai 15 punti.

Va premesso che tutto questo incide solo sulla squadra maschile della Juventus. Il team femminile non è soggetto a sentenze o penalità e non è nemmeno sotto inchiesta da parte degli organi di giustizia sportiva. Dal punto di vista sportivo la Juventus Women non è nemmeno minimamente coinvolta nelle vicende giudiziarie.

Ma tutto quello che sta accadendo alla società bianconera di riflesso può, per certi versi, condizionare scelte, strategie e obiettivi del progetto J-Women.

Dall’anno della sua nascita la squadra femminile ha sempre vinto in tutte le stagioni. Cinque scudetti consecutivi sono stati una prova di forza dello spessore della rosa bianconera. Alla vittoria dei cinque campionati si sono aggiunte anche due Coppe Italia e tre Supercoppa.

Quest’anno lo scudetto è sfumato per la squadra allenata da Joe Montemurro ma resta ancora la possibilità di vincere la Coppa Italia. Il 4 giugno a Salerno la Juventus affronterà la Roma neocampione d’Italia proprio per la conquista della coppa nazionale.

La crescita che ha avuto la Roma Femminile nelle ultime stagioni ha rovesciato gli equilibri al vertice del calcio in rosa italiano, con la squadra giallorossa che è riuscita quest’anno a battere per la prima volta in campionato le Women bianconere.  

La Juventus è chiamata dunque, per la prossima stagione, a un pronto riscatto ma deve fare i conti con la necessita di rinforzare la sua rosa, con ulteriori giocatrici di esperienza e caratura internazionale se vuole far strada in Europa, ma anche per tornare a lottare per lo scudetto. Anche perché le rivali non stanno a guardare e sono pronte a fare ulteriori passi in avanti.  

Il progetto Juventus Women affidato a Stefano Braghin negli anni è stato caratterizzato da acquisti mirati per puntellare una rosa già molto forte e al contempo scommettere su giovani calciatrici. Questa strategia ha permesso alla Juve di vincere quasi indisturbata in Italia e fare esperienza in Women’s Champions League. Lo scorso anno la squadra è addirittura arrivata ai quarti di finale della competizione UEFA entrando nel ristretto cerchio delle otto migliori squadre femminili d’Europa.

Le vicende giudiziarie e il “terremoto” che c’è stato ai vertici della società, con il cambio dell’intero Consiglio di Amministrazione, hanno delle conseguenze dirette sulle strategie e sugli investimenti.

La squadra maschile rischia seriamente di non qualificarsi per la prossima Champions League nonostante l’attuale secondo posto. Sul capo pendono le spade di Damocle dei processi sportivi sia per quanto riguarda le plusvalenze che la “manovra stipendi”. Quest’ultima vicenda potrebbe portare anche a una sanzione da parte della UEFA. È chiaro che una Juventus fuori dall’Europa vuol dire meno soldi che entrano nelle casse del club.

Tutto questo può incidere sul budget destinato alla squadra femminile.

Gli effetti si stanno già vedendo. Nell’ultima sessione di calciomercato le operazioni portate avanti da Braghin hanno riguardato principalmente giovani calciatrici promettenti come Nystrom, Simon e Belotto.

Finora la squadra ha fatto leva sui propri talenti già presenti in rosa e che la società ha già provveduto a blindare con rinnovi di contratto. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati quelli di Arianna Caruso e Lisa Boattin, due calciatrici che hanno un forte mercato, un’elevata quotazione, ma che la Juve non può permettersi il lusso di perdere. Inoltre, deve provare a trattenere Julia Grosso attratta dalle sirene di importanti club esteri.

A tutto questo si aggiunge anche l’incognita Stefano Braghin.

Il dirigente bianconero è fortemente legato al progetto Juventus Women. È una sua creatura. Braghin è al comando sin dalla nascita della squadra, ha portato avanti strategie e raggiunto obiettivi, ma è anche l’unico dirigente di primo piano, insieme a Cherubini, dell’era Andrea Agnelli ancora nel club. Il suo contratto scade nel 2024 ma sulle sue tracce ci sono alcune società streniere, in primis l’Olympique Lione che ha chiuso l’era Aulas per provare ad aprire un nuovo ciclo.

Ma non sono le voci di mercato che preoccupano. Braghin, insieme ad altri dirigenti, è sotto indagine da parte della giustizia sportiva in quanto, all’epoca dei fatti contestati, ricopriva il ruolo di Direttore del Settore Giovanile.

Sotto la lente della Procura Federale ci sono i rapporti intrattenuti tra il management bianconero ed alcuni procuratori e alle intermediazioni svolte da questi ultimi per la definizione di alcune operazioni di mercato.

Aspetti non di poco conto che sicuramente possono incidere sul futuro dell’attuale Head of Juventus Women nel club bianconero. Braghin ricopre da quest’anno anche l’incarico di capo delegazione della Nazionale italiana di calcio femminile. Una sua possibile inibizione o squalifica metterebbe in imbarazzo la FIGC, il quale sarebbe costretta a sostituirlo in vista dei Mondiali della prossima estate in Australia e Nuova Zelanda.

Con o senza Braghin, in ogni caso, la Juventus Women ha bisogno di ulteriori investimenti per restare al passo con i grandi club europei femminili e poter tornare a vincere in Italia. Il professionismo ha spinto al rialzo i budget per le squadre femminili e in questo preciso momento, una contrazione di quello bianconero può incidere sui risultati sportivi.

Juventus e Roma sono le due squadre qualificate alla prossima UEFA Women’s Champions League e la crescita del calcio femminile italiano dipende anche dal loro cammino in Europa.

L’auspicio è che il club bianconero possa continuare sulla strada intrapresa sin dalla sua nascita e che, anno dopo anno, possa alzare ulteriormente l’asticella per ridurre quel gap che c’è con i top club europei.

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