Elaborato dalla UEFA per la prima volta il Business Case of Women’s Football analizza le potenzialità e le criticità a tutto tondo del movimento calcistico femminile oggi e fra dieci anni

Si parte dai dati odierni e si proietta tutto nel 2033 per scoprire come e cosa sarà il calcio femminile fra dieci anni: è questo l’obiettivo che la UEFA ha voluto perseguire pubblicando il Business Case of Women’s Football.

Dopo il grande successo di UEFA Women’s EURO 2022 in Inghilterra è ora più che mai necessario attirare e convincere nuovi e più ingenti investimenti facendo conoscere le prospettive di crescita dell’intero movimento calcistico femminile attraverso un’analisi SWOT, che andrà ad approfondire i punti di forza (strengths), le debolezze (weaknesses), le opportunità (opportunities) e le minacce (threats) dell’intero movimento.

“È un progetto molto ambizioso, il cui scopo è mostrare a tutti gli interessati i benefici derivanti dall’investimento nel calcio femminile. Il futuro è incredibilmente promettente e siamo orgogliosi del lavoro che stiamo portando avanti, con la speranza che si possano raggiungere le vette che tutti sappiamo essere possibili”: queste le parole di Giorgio Marchetti, Segretario Generale UEFA, per spiegare come il futuro del calcio femminile non può che essere roseo sotto tutti i punti di vista analizzati.

Passando ai numeri economici nudi e crudi il case study prevede cifre vertiginose attorno al calciomercato, che già nel passato anno calcistico ha sfiorato quota 2 milioni di euro.

Se le informazioni riguardo al calciomercato sono stupefacenti ciò che più impressiona è la prospettiva sull’affluenza di tifosi negli stadi: se la finale di UEFA Women’s Champions League ha totalizzato 91.648 tifosi e gli Europei hanno fatto registrare cifre record attorno ai 574 mila presenti sugli spalti si stima che nel 2033 ci si avvicinerà ai 328 milioni di persone che seguiranno il femminile. Gli introiti aumenteranno dai 116 milioni di euro attuali a una cifra compresa tra i 552 e i 686 milioni. L’incremento degli sponsor previsto porterà a 295 milioni l’importo complessivo rispetto ai 69 attuali.

Bisogna assolutamente cavalcare l’onda, come evidenziato da Nadine Kessler, capo della divisione femminile della UEFA: “Dobbiamo capitalizzare il momento che abbiamo creato insieme. Il Business Case è qualcosa che non era mai stato provato prima e dà una visione di insieme a tutti coloro che sono pronti ad investire in questo sport. È un’opportunità unica per arrivare ad altri cambiamenti significativi”.

Elemento fortemente favorevole alla potenziale crescita del calcio femminile è la sua capacità di veicolare più di qualsiasi altro sport valori e messaggi positivi sul fronte sociale come l’uguaglianza di genere, la crescita e l’inclusività.

Bisogna investire subito, con un’assunzione di coraggio e con la consapevolezza che, se i numeri delle tesserate tendono e continueranno a crescere in maniera costante, piccole perdite derivanti dal salto di qualità potranno essere facilmente risanate grazie ad un’attenta gestione e sfruttamento dell’attrattività, del valore commerciale, del marketing e della copertura televisiva degli eventi più importanti e seguiti.

E’ anche vero che pur essendoci grandi potenzialità ci sono anche buchi neri da dover continuamente aggirare per evitare un salto nel vuoto, i costi di mantenimento di tutto ciò che è centrale al movimento e di tutto ciò che invece vi ruota attorno saranno sempre più alti e continueranno a crescere proprio perché andranno di pari passo con le aspettative e le necessità delle squadre professionistiche e non: è di primaria importanza dunque rendere il tutto equilibrato dal punto di vista economico.

Il calcio femminile internazionale ha bisogno di investimenti per poter alzare ancora di più l’asticella utilizzando la giusta cautela per poter rendere sempre più sostenibile l’intero percorso di crescita e di affermazione che ora sembra sempre più realistico.

Federica Iannucci

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