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Più di 3 punti. Il valore della prima vittoria di Angel City in NWSL

Il Banc of California Stadium chiama a sé 22mila spettatori. E in una notte dal sapore catartico e rivoluzionario, 22mila tifosi hanno risposto a questa chiamata. Per una squadra, una comunità, una città che oggi finalmente si presenta al mondo del calcio femminile statunitense e promette di cambiarne il volto.

Angel City FC ha inaugurato la sua prima stagione ufficiale in NWSL in uno stadio sold-out al primo tentativo, in un’atmosfera che profumava dell’autentica essenza del calcio e anche qualcosa di più, e con un risultato degno dei migliori happy ending di un film così tanto atteso.

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Il club fondato da Natalie Portman, Julie Uhrman e Kara Nortman, tre donne provenienti da mondi e background differenti eppure così complementari sulla stessa lunghezza d’onda, starà pure compiendo solo i primi passi di un percorso di già decennale ma sono tutti passi che per il momento puntano nella giusta direzione, una “dritta via” che troppe volte in NWSL è stata smarrita.

La partita che ha dato il via alla nona stagione ufficiale del campionato statunitense, ma anche alla storia di Angel City in questa lega, si è presentata fin dal principio come un’esperienza cominciata fuori dai cancelli del Banc of California Stadium e non conclusa dopo il triplice fischio. L’organizzazione ideata e realizzata dal club di Los Angeles si è rivelata totalizzante per la comunità intera, per i tifosi che attendevano questo momento dal tramonto prematuro del Los Angeles Sol nel 2010, e anche per tutti coloro che non possono definirsi appassionati di calcio ma che hanno trovato in questa iniziativa imprenditoriale ma anche sociale una voce in cui riconoscersi e una rappresentanza in cui rivedersi.

Al termine della gara contro il North Carolina Courage, dopo aver conquistato i primi 3 punti della storia del club in NWSL, il capitano Ali Riley viene travolta dalle emozioni e dal significato più profondo di una vittoria che ha trasformato un sogno in realtà. “Abbiamo dimostrato che tutto è possibile nello sport femminile e non lo dimenticherò mai”, ha affermato Riley tra le lacrime di gioia, avvolta dall’abbraccio di una collettività variegata e colorata da mille sfumature ma in qualche modo unificata da quella stessa sensazione di appartenenza.

Preceduta da iniziative ed eventi dedicati ai tifosi e alla promozione della squadra, e affiancata da partnership e collaborazioni che puntano non soltanto all’aspetto sociale e sportivo dell’impresa ma anche al concreto lato commerciale e finanziario, la sfida contro il Courage è stata il riflesso di ciò che Angel City si propone di diventare. Un club in grado di andare anche oltre il calcio ma una squadra di calcio nondimeno.

Perché mentre Jennifer Garner, Julie Foudy e Julie Uhrman guidavano la tifoseria e una curva composta da eterogenei gruppi organizzati, sul campo scendevano 11 atlete disposte ad abbracciare tutti i valori di questo club ma intenzionate anche ad affermarsi nell’identità che le caratterizza primariamente, nell’obiettivo che le guida originariamente: vincere.

E la squadra che calca il rettangolo verde contro un North Carolina Courage reinventato ma forte dell’esperienza e di una forma in crescita è una squadra che adesso inizia ad assaporare il sapore della conoscenza e della vittoria. A pochi giorni infatti dal trionfo sul Portland Thorns in Challenge Cup, Angel City appare sorprendentemente più stabile e definito nella sua immagine. I contorni della fisionomia della formazione cercano e trovano nitidezza, le preferenze titolari di Freya Coombe iniziano a comprendere la visione dell’allenatrice e a conoscere i reciprochi spazi.

Il Courage non si aspetta forse una formazione tanto ordinata e in sincronia. Lo schema di “facciata” 4-3-3 rivela presto un’identità più mobile da 3-5-2 perché a rendere compatto l’organico è la fluidità laterale. Le risalite di Ali Riley e Jasmyne Spencer come terzini vengono infatti compensate e rafforzate dai ripiegamenti di Jun Endo e Tyler Lussi, quest’ultima indispensabile soprattutto nella prima frazione nel pressing sul portatore di palla e nel recupero del possesso. Proprio questi movimenti spingono dunque avanti Savannah McCaskill che si ritrova ad affiancare l’unica punta reale di Angel City, Christen Press, direttrice dell’orchestra offensiva della squadra e spesso diversivo per una backline troppo impegnata a contenere lei per accorgersi degli spazi concessi altrove.

Se la crescita progressiva della giovanissima Endo porta Angel City in vantaggio per 2-0 nel primo quarto d’ora, di cui la giocatrice giapponese firma prima l’assist per Vanessa Gilles e poi il raddoppio, a dare solidità alla squadra è lo spessore del reparto difensivo. A primeggiare soprattutto nel primo tempo sono Jasmyne Spencer, la cui esperienza e versatilità donano consistenza e puntualità alla difesa, e Cari Roccaro che da centrocampista difensiva aiuta ad inibire Debinha e ogni possibile offensiva del Courage con una presenza fisica imponente ed efficace che rimette anche in moto la costruzione dal basso di Angel City.

Anche DiDi Haracic, le cui prestazioni finora si sono rivelate forse al di sotto delle sue reali capacità, viene chiamata in causa al termine del primo tempo ma il portiere risponde presente chiudendo perfettamente un angolino solitamente fatale.

A mancare a volte è in realtà proprio la connessione con Press. La mentalità sopraffina dell’attaccante statunitense di attaccare gli spazi anche in fase di non possesso non viene spesso eseguita dalle compagne di squadra quando è Press stessa che prova a sorprendere il Courage con passaggi filtranti o lanci lunghi che non trovano nessun ricevitore in area di rigore. 

Nella ripresa, il Courage inizia a sfuggire alle trame di Angel City. Jaelene Daniels e Debinha trovano nuovi spazi ed è proprio la giocatrice brasiliana a sorprendere con furbizia Spencer alle spalle e a schiacciare di testa in seguito a un ottimo cross della matricola Emily Gray. La squadra ospite accorcia le distanze ma Angel City rafforza il muro difensivo accorciando maggiormente le lunghezze rispetto al primo tempo ma dimostrando anche una compattezza inedita per una squadra a conti fatti ancora acerba.

Sorprende la decisione di Freya Coombe di non effettuare sostituzioni se non quella obbligata al 82’ minuto di Tyler Lussi in seguito a un colpo al volto per l’attaccante il cui ripiego difensivo si è rivelato in realtà indispensabile. Non ci sono ulteriori acuti nella gara e al triplice fischio si corona perfettamente il sogno di una comunità che non vede distanze tra giocatrici, proprietarie e tifosi che inseguono uno stesso obiettivo e cercano in questa impresa un’identità unica e collettiva.

Per la prima volta nella sua storia, il North Carolina Courage perde la sua prima partita della stagione ma lo fa in una realtà talmente tanto entusiasmante e appassionata che anche Abby Erceg riconosce alla squadra avversaria il merito di aver creato un evento che profuma di ottimismo e sviluppo.

Il futuro di Angel City in NWSL è ancora un’incognita, una singola partita non può definire una stagione tutta da disputare nelle forme di una maratona e non solo di una gara sui 100 metri. Ma il calcio è fatto anche di momenti unici che nella loro somma scrivono una storia e ciò che Angel City ha raccontato in occasione della sua prima partita in NWSL merita di essere ascoltato.

Il calcio femminile statunitense sta cambiando e la rivoluzione parte da Los Angeles, il cambiamento inizia con Angel City FC.

Rita Ricchiuti

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