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A team is born – Angel City e le origini di una squadra

In principio era il calcio. In realtà il “principio” ha inizio solo nella seconda metà dell’Ottocento, in Inghilterra, tra i prestigiosi college maschili e gli operai delle fabbriche. Ma talmente è radicato questo sport in ogni aspetto della nostra quotidianità da farci credere che in fondo sia sempre esistito, come un universo i cui astri hanno sempre brillato davanti ai nostri occhi. Nessun appassionato di calcio maschile può ricordare in prima persona le origini dei club più storici, nessun tifoso può affermare di aver visto nascere una “stella”. Semplicemente esistono.

Ma proprio come ci è apparso tante volte, il calcio femminile si presenta un po’ come una seconda possibilità, di recuperare ciò che è andato perduto, di rivivere ciò che è passato, di riscoprire questo sport nella sua essenza primaria. 

Avvicinarsi al calcio femminile partendo dall’esperienza della sua controparte maschile è un po’ come aprire gli occhi e la mente su una realtà che in un certo senso fino a quel momento era stata limitata dai confini dei pregiudizi sociali e che adesso invece si estende in una panoramica a 360°. La possibilità di vedere il bel gioco sotto una luce differente, inedita, rende il calcio femminile uno spettacolo di straordinaria bellezza, come l’alba di un nuovo giorno.

E paradossalmente, proprio a causa di un’evoluzione tardiva di questa realtà sportiva, il calcio femminile è in grado di offrirci oggi un’esperienza unica, da vivere passo dopo passo e non più solo da spettatore di un film che è già cominciato. E si tratta della creazione di una squadra.

Per la prima volta infatti abbiamo la possibilità di guardare le luci che si spengono in sala e di accogliere la storia nella sua interezza, dai titoli di testa che presentano i protagonisti di questa nuova avventura alle prime scene di un percorso sorprendente di cui non conosciamo il finale.

Testimoniare la creazione di una squadra di calcio femminile, soprattutto di quei club indipendenti che non hanno la possibilità di cominciare da una base già avviata da una società di calcio maschile, significa assistere in prima fila all’evoluzione di questo sport, alla formazione di nuovi spazi e speranze per troppo tempo preclusi alle donne. E più i tempi cambiano e mirano al futuro, più ogni nuova squadra diventa simbolo dello sviluppo, della modernità, del contesto storico-sociale in cui si inserisce e del valore che intende acquisire anche prima di scendere in campo.

Se le origini delle prime squadre di club professioniste di calcio femminile hanno dimostrato purtroppo nel tempo debolezze strutturali e sistemi gerarchici tossici, in particolar modo nella nazione che per prima ha introdotto il professionismo in questo ambito, ossia gli Stati Uniti, in un periodo che può essere considerato la golden age del calcio femminile, i nuovi club che si affacciano a questo palcoscenico intendono cambiare le regole del gioco.

Case study di questa nuova tendenza entusiasmante è il primo club californiano dell’NWSL: Angel City di Los Angeles.

Alla base dell’innovazione e della rivoluzione apportate da questa società vi è innanzitutto la volontà di sradicare lo status quo vigente a partire dalle radici, ossia dagli investimenti e da chi li offre al principio. La presidenza che sostiene Angel City e l’imponente gruppo azionario che ha permesso al club di Los Angeles di inaugurare finalmente la propria avventura in NWSL è simbolo di una nuova era per il professionismo delle donne nel calcio. E lo è perché racchiude due elementi fondamentali per il reale progresso di questo sport: una nuova consapevolezza imprenditoriale e una maggioranza femminile nella dirigenza dei club.

Angel City nasce infatti grazie a un gruppo di investitori primari che racchiude personalità provenienti da mondi distanti da quello sportivo ma il cui impegno professionale, individuale e collettivo, è frutto di uno studio approfondito sulla realtà di riferimento ma soprattutto di un’esperienza radicata nel mondo dell’imprenditoria. E su quattro fondatori principali del club, tre sono donne: l’attrice e filantropa Natalie Portman e le imprenditrici Kara Nortman e Julie Uhrman (quest’ultima presidente della società). Accompagnate infine da Alexis Ohanian, fondatore della compagnia Reddit.

A seguire poi questo primo pilastro di costruzione della squadra giunge il supporto massiccio di un gruppo azionario formato per la maggior parte da una presenza corposa di ex calciatrici statunitensi. Da Mia Hamm e Julie Foudy a Lauren Holiday e Abby Wambach, a formare l’ossatura di questo club è proprio il passato glorioso del calcio femminile, donne e atlete che hanno vissuto e plasmato questo sport e che adesso lo reinventano per la seconda volta.

Ad affiancarle poi altre figure provenienti dal mondo dello spettacolo e dello sport in generale che garantiscono in questo modo alla squadra una visibilità commerciale che proprio nelle fasi inaugurali della società risulterà fondamentale per i massicci investimenti che l’impresa prevede. Nomi come Jennifer Garner, Serena Williams, Sophia Bush e Eva Longoria arricchiscono un team di investitori che hanno rappresentato il propulsore essenziale in grado di presentare Angel City come la nuova frontiera del calcio femminile.

Impostata dunque una base economica solida per la costruzione di un progetto, è emozionante osservare l’opera calcistica che prende forma giorno dopo giorno. Allo sviluppo di un aspetto tecnico e professionistico del club si affianca infatti la formazione di un’identità riconoscibile e unica della squadra che possa riunire intorno a sé una comunità che tante volte esula anche il solo interesse sportivo.

E risulta al momento vincente infatti la scelta di Eniola Aluko come Sporting Director del club. Pur non avendo infatti origini californiane o statunitensi in generale, Aluko ha instillato e canalizzato presto l’obiettivo di Angel City di diventare emblema della comunità di Los Angeles.

Sempre particolarmente attenti a celebrare ugualmente anche la componente ispanica della metropoli californiana, Angel City ha affermato infatti fin dall’inizio la volontà di voler mettere le sue radici nella tradizione più autentica della comunità per poi costruirci su un futuro brillante e ottimista.

Emblema di questa mentalità è simbolicamente e letteralmente lo stemma della squadra.

Elegante e pacifico come le prime luci dell’alba di Los Angeles, lo stemma, nato dal design di Amedea Tassinari, nasconde in quella che appare inizialmente una semplice raffigurazione iconografica di un angelo una serie di dettagli appositamente studiati e inseriti in un’immagine che si rivela dunque un mosaico di significati.

Emerge con evidenza il taglio insolito dello stemma, angolato di 22° esatti, una scelta numerica che sta a simboleggiare l’anno di debutto di Angel City e le 22 giocatrici che comporranno il roster. L’angelo racchiuso nello scudetto supera in realtà i confini della figura con la sua ala, celebrando la volontà di Angel City di rompere con la tradizione classica di una società sportiva per affermarsi come un’organizzazione in grado di abbattere barriere anche prima di scendere in campo.

Ma all’innovazione si accompagna anche la tradizione, con la chiusura a punta dello scudetto, volto proprio a ricordare il passato glorioso dei club che l’hanno preceduto.

Il legame con la comunità californiana si riafferma anche nel design dello stemma perché le ali dell’angelo presentano esattamente 12 piume, che indicano le 11 calciatrici che comporranno la formazione titolare a inizio partita più la “dodicesima donna in campo”, ossia proprio i tifosi, leali e costanti che da anni promuovevano proprio la creazione di una squadra femminile con base a Los Angeles. E la forma stessa delle piume non è casuale: se da una parte infatti sono ispirate nelle linee dalle ali di un falco tipico del Sud della California che, come le donne che scenderanno in campo, caccia la sua preda e insegue la vittoria, dall’altra la forma sembra voler ricordare anche le foglie delle alte palme, segno distintivo della Citta degli Angeli.

Lo sfondo nero infine, così intenso e di classe, viene illuminato pacatamente dalle sfumature di colore tra il rosa e l’arancione, una scelta cromatica che vuole ispirare ottimismo e voglia di guardare al futuro incondizionatamente.

E dopo aver immaginato e realizzato uno stemma tanto significativo, il passo successivo era trovare le atlete che più lo avrebbero indossato con onore.

Dopo aver affidato le redini della squadra all’allenatrice britannica Freya Coombe, Angel City ha messo a segno il suo primo colpo di mercato, la prima calciatrice della sua storia nonché inevitabilmente immagine di punta della squadra. E in questa scelta si nota particolarmente l’attenzione di Eni Aluko alla costruzione dell’identità del club perché a inaugurare la storia di questo team di già iconico è Christen Press.

Punta di diamante dell’attacco della Nazionale statunitense femminile, Press proviene proprio dal cuore della comunità di Los Angeles, nata e cresciuta nella penisola dell’area metropolitana della città, Palos Verdes.

Il legame di Christen Press con la sua comunità originaria era da sempre proverbiale, così come il suo desiderio di poter un giorno finalmente rappresentare la sua città natia anche sul campo. In qualunque squadra Press abbia militato negli anni, la promessa era sempre la stessa: se mai si fosse formato un club di Los Angeles, la calciatrice sarebbe stata libera di richiedere lo scambio. Per tutta la sua carriera, Press non ha mai abbandonato il sogno di tornare a casa e giocare per la sua città. E quando Angel City è finalmente sorta sulla West Coast, nessuna giocatrice avrebbe mai potuto racchiudere in sé tutto ciò che il club si proponeva di diventare più dell’attaccante californiana.

L’accordo che ha portato Christen Press a “casa” è stato imponente ma incondizionato. Nello scambio, Racing Louisville, che deteneva i diritti della calciatrice, ha ottenuto 75.000 dollari in allocation money e la protezione della rosa dall’expansion draft avvenuta a Dicembre 2021. Ma è il contratto che il club ha offerto a Press ad aprire finalmente una nuova era del professionismo statunitense. Slegata dallo stipendio della Federazione Calcio USA, Christen Press ha firmato il suo impegno direttamente con la squadra, per un biennale con opzione di prolungamento che le varrà circa 700.000 dollari, rendendola probabilmente la giocatrice più pagata in NWSL.

Christen Press ha inaugurato dunque una rosa che adesso è prossima al completamento. Scenderanno in campo con lei un gruppo di calciatrici provenienti da differenti background nazionali e professionali. Se la porta della squadra di Los Angeles verrà difesa da Didi Haracic, il muro difensivo vedrà schierate Sarah Gorden dal Chicago Red Stars, la canadese Vanessa Gilles, Paige Nielsen proveniente da Washington Spirit campione nazionale e l’ultima arrivata Allyson Swaby, ex pilastro della backline della Roma femminile. Il centrocampo prevedrebbe il perno della Nazionale statunitense Julie Ertz ma la giocatrice è al momento l’unico nuovo acquisto di Angel City a non aver ancora firmato un contratto direttamente col club. Infine ad affiancare Christen Press in attacco compaiono per ora Simone Charley e Jasmyne Spencer.

Ma uno dei momenti più emozionanti di una squadra che calca il terreno verde per la prima volta è scoprire con quale maglia, quale “seconda pelle”, scenderà in campo, scoprire per quali colori affronterà l’arena battaglia dopo battaglia.

A Novembre 2021 è stata rivelata infatti la prima maglia della storia del club, presentata in esclusiva proprio da alcune fondatrici e numerosi investitori di Angel City. Nella sua ordinarietà, il momento della rivelazione in realtà profumava di già di esperienza miliare. Scoprire il primo kit ufficiale del team significava testimoniare la creazione dell’ennesimo tassello di un’opera work in progress, che si augura possa forgiare e scrivere la sua storia nel corso del tempo.

La maglia ha uno stile minimal, elegante, che richiama non solo i colori ma anche il design dello stemma. Su uno sfondo total black compaiono logo, sponsor e scudetto in rosa, mentre una trama di ventagli attraversa verticalmente tutta la maglia, con un disegno appena accennato. Sul retro del colletto compare invece il motto del club, “Volemos”, ossia l’augurio e la spinta a “spiccare il volo” per la squadra e per i suoi tifosi.

Ma l’intenzione di questo club di cominciare ad abbattere le barriere della consuetudine esistenti in NWSL non si ferma sulla carta o sullo stemma. Angel City è infatti la prima società a rendere partecipi le giocatrici della sua rosa delle entrate provenienti dalla vendita dei biglietti delle partite.

L’1% della somma infatti verrà diviso equamente tra le calciatrici del roster che saranno però chiamate a partecipare attivamente alla promozione della stagione della squadra. Angel City si propone in questo modo di alimentare un ambiente in cui le stesse protagoniste della squadra possano contribuire alla crescita del club anche prima di entrare in campo. E al tempo stesso per la prima volta, le giocatrici otterranno un compenso derivante in un certo senso dall’utilizzo della loro immagine al livello pubblicitario.

Ad Ottobre 2021, Angel City aveva già venduto circa 11.000 biglietti, su un totale di 22.000 posti a sedere che offre il Banc of California Stadium, lo stadio che ospiterà le partite casalinghe del team.

Tra gli sponsor del club compaiono al momento il marchio Heineken e il “Jane Walker”, la serie di whiskey promossa dal brand Johnnie Walker per celebrare le donne audaci e rivoluzionarie che da anni lavorano e costruiscono la storia eterna della compagnia. Una partnership che si sposa perfettamente con gli obiettivi di una squadra di calcio femminile.

Sebbene Angel city rappresenti certamente un esempio che possiamo definire “privilegiato” di un’impresa imprenditoriale e sportiva che ha la fortuna di possedere delle solide basi finanziare, assistere al suo percorso di formazione apre in realtà una finestra importante sullo sviluppo che il calcio femminile può raggiungere.

Il rischio che questo club possa a lungo termine mancare alcuni dei suoi obiettivi primari è da mettere in conto come in ogni scommessa. Ma la possibilità di essere testimoni invece di una squadra che potrebbe rappresentare il punto di partenza di una nuova era del professionismo statunitense rende questo momento eccitante e iconico per chiunque abbia scelto di viverlo pienamente.

Rita Ricchiuti
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