Ada Hegerberg non ha mai avuto paura di prendere delle decisioni forti: nell’estate del 2017, la stella del Lione ha abbandonato la nazionale norvegese ed ha rivelato ai microfoni del Corriere della Sera, intervistata da Gaia Piccardi, che non farà un passo indietro fino a quando non cambierà il sistema.

Giornalista e calciatrice si confrontano in videochiamata su Zoom. Il primo tema, caldissimo, è proprio quello del sistema: sbagliato e maschiocentrico, soprattutto nel calcio.

«Educazione e rispetto andrebbero insegnati alle elementari: siamo tutti uguali, con gli stessi diritti. Togliere alle ragazze i sogni è grave. Scardinare una mentalità richiede tempo, soprattutto quando nella stanza dei bottoni siedono gli uomini».

Hegerberg ha vinto tanto nella sua carriera (6 scudetti, 5 Champions, 5 Coppe di Francia), nonostante abbia solo 26 anni, eppure l’attaccante non vuole dilungarsi sui suoi successi:

«Deve sapere che in Norvegia non siamo autorizzati a sentirci fieri, il basso profilo è uno stile di vita! A parte i successi nel calcio, sono orgogliosa di aver preso decisioni difficili, che non hanno favorito la mia carriera, però restando sempre fedele a me stessa. Con il successo rischi di perderti. E invece io sono sempre la stessa Ada».

Dopo lo stop di 21 mesi per la rottura del crociato, rientrare in campo non è stata certo una passeggiata.

«Credo che l’esperienza dell’infortunio mi abbia resa più forte, soprattutto di testa, costringendomi a crescere in fretta. Le notti di Champions, specialmente quelle contro le fiere rivali di Psg, Barcellona, Chelsea e Bayern, sono le partite per cui val la pena vivere».

Hegerberg sa benissimo che “costume e società si evolvono lentamente, a piccoli passi”. Segue con passione la causa intentata dalle giocatrice americane alla Federcalcio Usa, la definisce una scelta dura per donne toste. Poi c’è sempre il calcio, davanti ad Hegerberg il quarto di finale contro la Juventus e la possibile finale all’Allianz Stadium per conquistare la sesta Champions League personale.

«La Juve è molto cresciuta in Europa, sarà un’avversaria temibilissima. Lo Stadium, a Torino, è un impianto bellissimo, che nobiliterà la finale. Sono i grandi eventi che generano i grandi cambiamenti. Spero di esserci con il Lione, vorrei vedere gli spalti pieni di ragazzine: chiunque giocherà la finale regalerà loro grandi speranze e grandi sogni. È importante che le bambine abbiano modelli di riferimento, e dopo il Mondiale 2019 anche le bambine italiane hanno dei luminosi esempi da seguire».

Photo LiveMedia/Melanie Laurent

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