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Canta che ti passa: il difficile rapporto tra la musica e il calcio femminile

La scorsa settimana è stata il palcoscenico di due grandi eventi musicali: il Festival di Sanremo e l’half time break del Superbowl.

In Italia la celebre manifestazione ha registrato il record di ascolti dal 2002, grazie a un’edizione che definiremo spumeggiante, per non utilizzare quella parola che inizia per t e finisce per rash che state pensando tutti. Fiorello che si presenta vestito da Maria De Filippi, Bugo che esce senza neanche chiudere la busta, Elettra Lamborghini che twerka come se fosse in video di Cardi B invece che sulla rete di Don Matteo, Diletta Leotta che si lancia nel rap di Ciuri Ciuri sulle note di Eminem e Achille Lauro che è cosi avanti che si guarda indietro vede il futuro.

Gli Stati Uniti invece hanno schierato Shakira e Jennifer Lopez le quali, incuranti delle loro rispettive quarantatre e cinquanta primavere, hanno zompettato per il palco dell’Hard Rock Stadium di Miami come due dodicenni ad un pigiama party. Durante i quindici minuti di show, la cantante colombiana ha rispolverato l’unica cosa di cui ci si ricorda in Italia dei Mondiali in Sudafrica: Waka Waka.

Dal 1962 ogni edizione dei Mondiali di calcio maschili ha avuto un inno ufficiale, suonato prima delle partite e come colonna sonora delle campagne pubblicitarie. Molti di questi pezzi, come quello citato, rimangono per sempre impressi nella memoria degli appassionati.

Se state cercando di ricordarvi le colonne sonore dei Mondiali di calcio femminile, invece, non riuscirete a ricordarle. E no, non è Alzheimer precoce. Semplicemente, come le prove convincenti del terrapiattismo, non esistono.

Seguendo la classifica Hot 100 della rivista americana Billboard, nel 1991, anno dell’edizione inaugurale dei campionati del mondo femminili organizzati dalla FIFA, una valida colonna sonora potrebbe essere stata Gonna make you sweat (Everybody dance now) di C+C Music Factory, adatta per il fatto che, nonostante il torneo si fosse giocato a novembre, la massima a Canton in Cina era di 26°C.

Nel 1995, invece, un buon ritmo per il riscaldamento sarebbe stato quello del pezzo di Jovanotti, L’ombelico del mondo. Come testo, tuttavia, avrebbe descritto meglio il Mondiale del 1999, considerata l’esultanza a reggiseno in vista di Brandi Chastain.

In quell’anno, infatti, a Pasadena le statunitensi vincevano il Campionato del Mondo contro la Cina davanti a 90 mila persone, probabilmente canticchinadosi nella testa Livin’ la vida loca di Ricky Martin, una delle top hits di fine secolo.

Le edizioni del 2003 e del 2007, entrambe vinte dalla Germania, avrebbero inevitabilmente dovuto avere come colonna sonora Disco Pogo, uno dei pezzi più soavi e conosciuti della musica dance elettronica tedesca che, grazie ai mondiali, avrebbe sicuramente raggiunto i meritati livelli di fama di O Tannenbaum.

Nel 2011 sarebbe stata quasi predittiva della vittoria finale del Giappone contro gli Stati Uniti una cover del brano di Jovanotti che spopolava in quell’estate: il più grande spettacolo dopo il Big Mac.

Il penultimo mondiale, ovvero quello ospitato dal Canada, avrebbe probabilmente visto Baby K urlare il suo nome all’inizio di una versione geograficamente riadattata di Roma-Bangkok, simile a Washington DC – Tokyo, probabilmente cantata da qualche cantante canadese come Justin Bieber o Micheal Bublè.

Cosa dire infine del Mondiale di Francia? Sicuramente sulle tribune in azzurro dei vari stadi francesi, Dove e Quando di Benji e Fede è stata ascoltata quasi fino al punto di rendere necessario aggiungere anche il Perchè al titolo del pezzo.

L’unico fatto certo tuttavia è che, all’ingresso in campo delle squadre negli stadi francesi, la canzone scelta come colonna sonora fosse un bel po po po po adatta.

Giulia Beghini

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