Cecilia Salvai Interviste Juventus Women

Cecilia Salvai a tutto tondo nel documentario “A Life in a Day”



In tanti conoscono Cecilia Salvai giocatrice, difensore centrale di grande esperienza, stabilità tattica, presenza fisica e visione a 360 gradi del suo ruolo.

In pochi però possono dire di conoscere Cecilia Salvai nella vita di tutti i giorni, una vita in cui le battaglie affrontate si sono rivelate spesso più difficili e importanti di quelle disputate sul rettangolo verde.

Ed è proprio questo volto che Salvai sceglie di mostrare e raccontare nel documentario “A Life in a Day”, un esclusivo short form prodotto da Juventus Creator Lab, per presentare la giocatrice bianconera con una luce differente, quella della sua quotidianità.



Attraverso ricordi, parole e testimonianze donate da chi la conosce meglio di chiunque altro, il difensore della Nazionale italiana femminile ripercorre le tappe più significative della sua vita, rivivendo anche tutti quegli ostacoli superati che hanno contribuito a formare la persona che è oggi.

La drammatica diagnosi di un linfoma di Hodgkin scoperto all’età di soli quattro anni ha infatti portato Salvai da adulta sulla strada di Casa UGI, l’associazione con la missione di sostenere le famiglie quotidianamente alle prese con i tumori infantili.

Anche la carriera calcistica non le ha mai davvero concesso sconti, costringendola a rinunciare consecutivamente a due competizioni fondamentali, come i Mondiali del 2019 e gli Europei del 2022, a causa di due gravi infortuni.

Ma nonostante tutto, Salvai non rinuncia mai al sorriso, alle gioie del presente e alle speranze per il futuro.



Pilastro ormai della Juventus Women con cui ha trionfato 5 volte in Campionato, 3 volte in Coppa Italia e 4 volte in Supercoppa italiana, il difensore abbraccia le sue esperienze nella loro totalità.

“È stato bello poter raccontare la mia storia. Spero sia di esempio come mi è stato scritto e di ispirazione per chi si trova nella mia stessa situazione. Era la prima volta che avevo le telecamere in casa, è stata un’esperienza per me e per mio marito ma anche per mia mamma che era in ansia. In realtà è stata bravissima.”, ha raccontato Salvai nel corso di un’intervista live sulla piattaforma streaming Twitch, una conversazione che ha riassunto i temi del documentario, dalle origini della sua carriera ai suoi successi, tra alti e bassi, sfide e avversità superare con coraggio e tenacia.

“Penso che mi sia cresciuta dentro la tenacia, ognuno di noi ha delle caratteristiche che escono quando hai bisogno, io ne ho avuto bisogno presto quindi l’ho sviluppata prima del normale, me la sono portata dietro da sempre, nella sfortuna questo mi ha aiutato. Aiuta sia in campo sia fuori a raggiungere i propri obiettivi quotidiani e anche a lungo termine.”, ha affermato la giocatrice, che vive quindi la sua quotidianità e la professione calcistica seguendo le stesse regole.



Ma anche la tenacia più caparbia ha vacillato di fronte a due battute d’arresto quasi impossibili da affrontare. “Il primo infortunio è successo in una giornata storica, eravamo allo Stadium e un po’ quello ha coperto la mia rabbia e il mio dolore. Alla fine trovi il modo di andare, ci vuole pazienza e tanta forza di volontà. È un percorso lungo, perdere la routine ti stronca. È tosta, chi ci è passato mi capisce. Mentalmente il secondo è stato peggio, perchè sai già tutto. A me è successo a tre anni di distanza che non sono niente. Dopo il primo parlando con una mia compagna avevo detto: ‘Dovesse ri-succedere smetto’. Alla fine è successo di nuovo, sul momento un po’ ci ho pensato. Ma puoi farlo solo per un giorno.”, ha confessato onestamente la calciatrice, la cui forza d’animo le permette di continuare ad affrontare ogni palla curva a testa alta, con un pensiero rivolto al prossimo.

“Mi piace andare lì [ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino], cerco di andare quando sono in sala giochi così posso giocare con loro. A volte mi lasciano delle sensazioni positive per quanto siano in una situazione negativa. Ti fanno vedere la realtà con occhi diversi. A volte ci lamentiamo per niente e quando stai a contatto con loro e le loro famiglie ti accorgi che nella vita c’è molto di peggio. Ti fanno aprire occhi e la mente e ti permettono di affrontare le situazioni con la stessa spensieratezza che hanno loro. Sono così piccoli che a volte non capiscono la serietà della malattia come è successo a me nella mia esperienza.”, ha raccontato Salvai, consapevole e testimone di una realtà che rimette tutto in prospettiva.

Dal nonno tifoso storico del Torino agli inizi della sua passione per il calcio condivisa con suo cugino, in una manciata di minuti Cecilia Salvai apre le porte della sua storia e della sua famiglia per permettere di conoscere un po’ meglio la persona oltre la calciatrice.

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