Una vittoria che vale più dei tre punti in palio sul campo di gioco. Lo sanno le calciatrici, lo sa ancora di più la ct Milena Bertolini. Lo dimostrano i festeggiamenti delle Azzurre una volta tornate nello spogliatoio, dopo la vittoria nella gara d’esordio con l’Argentina. Le immagini che arrivano tramite social mostrano anche un’altra cosa: il tanto citato “gruppo”, quello mancato in Inghilterra – adesso nessuno lo nega più e tutti ne parlano apertamente – quello che ha fatto la differenza a Francia 2019 e che torna protagonista adesso, nonostante tutto.

Nonostante le polemiche per le scelte della selezionatrice Milena Bertolini. Nonostante le critiche tante, “troppe e a volte ingiuste”, come le ha definite ancora una volta Cristiana Girelli, fresca match winner con le sudamericane, piovute sul team azzurro dopo la delusione, cocente, dell’esclusione ai gironi agli Europei inglesi.

Il nuovo “gruppo”, perché di questo si tratta, è stata la risposta al tanto richiesto ricambio generazionale. È un gruppo che del team di Francia 2019 ha salvato solo dieci giocatrici. Per questo il Campionato del Mondo in Australia e Nuova Zelanda non è il Mondiale senza Sara Gama così come non è il Mondiale dell’assenza di Martina Rosucci, nello stesso in modo in cui Francia 2019 e Euro 2022 non sono stati i Mondiali e gli Europei dell’assente, sfortunatissima, Cecilia Salvai.

Le calciatrici cambiano, i ruoli rimangono e la maglia azzurra conserva, intatto, il suo valore e la sua emozione. Lo ha dimostrato Barbara Bonansea, che ha scelto di giocare con il numero 8 sulle spalle per l’amica Rosucci, all’ennesima domanda “è il mondiale senza Sara Gama”. “Questa è solo una fascia”, ha risposto l’azzurra, capitana all’avvio della gara, “la nostra capitana è Cristina Girelli e noi tutte veterane cercheremo di dare il nostro contributo per un gruppo che ha più leader”. Alle assenti va il pensiero, la gratitudine come probabilmente hanno mostrato gli occhi lucidi di Barbara Bonansea al momento dell’inno di Mameli.

Però la storia presente è di chi è salita su quell’aereo per l’Australia. È un loro sacrosanto diritto.

E allora il Mondiale 2023 è iniziato anche sotto il segno delle giovani, anzi giovanissime che la ct Milena Bertolini, confermando le sue scelte, ha fatto scendere in campo da titolari, Chiara Beccari e Giulia Dragoni.

Coraggiosa? No, consapevole e coerente. Il sombrero di Gulia Dragoni all’esordio nella competizione continentale non è passato inosservato e sta facendo il giro del mondo sui social.

Così come non sono passate inosservate le pacche sulle spalle alla sedicenne, dopo un suo errore a centrocampo, da parte di Barbara Bonansea e Manuela Giugliano. “Non ha bisogno di consigli tecnico-tattici, deve solo sentirsi libera di giocare come sanno, senza pressioni”, aveva detto alla viglia della partita la centrocampista giallorossa riferendosi alla sua compagna di reparto.

È il Mondiale di un nuovo gruppo, un mix di giovanissime, giovani e veterane, che può fare la differenza con tutte le difficoltà caratteristiche dei momenti di transizione. Ed è il Mondiale che porta la prima, meritatissima firma di Cristiana Girelli, 54 gol in Nazionale eguagliando Carolina Morace, che sembra una sorta di invito. “Prima di Francia 2019 non ci conosceva nessuno, dopo quel Campionato del Mondo sono saliti tutti sul carro, dal quale poi sono discesi dopo l’Europeo. Ecco, adesso li aspettiamo, lì nuovamente sul carro”. Lei che conosce bene il valore di quella maglia azzurra per la quale sarebbe disponibile a giocare anche in porta. La sua gioia, le sue lacrime dopo il gol che sbloccato la partita sono piene di significati.

Ora, avanti tutta. Non si può e non si deve vanificare quello che tutti auspicavamo. Quella famosa partenza con il piede giusto. Ma siamo solo all’inizio. “Adesso vogliamo divertirci”, ha detto Girelli, “Questa vittoria ci dà morale ma piedi per terra”.

Tiziana Pikler

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