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Da Fat Joe a Céline Dion: come le giocatrici della Uswnt si sono riprese il palcoscenico

Nazionale calcio femminile USA

Nella leggenda della Nazionale statunitense femminile, il 2022 verrà ricordato come uno degli anni più simbolici della loro evoluzione. Non per grandi trofei conquistati sul campo, non per gol epici ed esultanze iconiche, ma per aver segnato un confine tra due ere della storia della Uswnt e potenzialmente del calcio femminile mondiale.

Nel 2022 infatti giunge al termine una lotta che ha trovato la sua identità più concreta dal 2015 in poi ma che in fondo era insita nell’idea stessa della squadra americana fin dalle sue origini. Una lotta per il diritto basico di esistere, di affermare la propria presenza in una realtà preclusa, di ricevere la giusta ricompensa per aver trionfato anche contro le probabilità, i pregiudizi e le condizioni stesse imposte da chi invece avrebbe dovuto sostenerle.

Vincere non era abbastanza, realizzare troppi gol era antisportivo, esultare era una mancanza di rispetto. Come ogni donna socialmente accettabile in una gerarchia patriarcale, le giocatrici della Uswnt dovevano essere giuste ma senza esagerare.

Nel 2022 quelle stesse giocatrici hanno frantumato ogni stereotipo e abbattuto tutte le aspettative non per essere considerate migliori ma per affermarsi eguali. In una conquista epica, la Uswnt ha portato la Federazione USA a riconoscere la disparità di genere perpetrata negli anni, a ufficializzarla con un patteggiamento e infine a terminarla con il raggiungimento dell’Equal Pay.

Ma si tratta di un traguardo che questa squadra non ha raggiunto senza pagare un prezzo fin troppo alto.

Il 2022 infatti è anche l’anno della conclusione dell’indagine interna al calcio femminile statunitense in seguito alle numerose denunce di abusi avanzate dalle atlete. Il report conclusivo dell’investigazione di Sally Yates ha esposto senza più barriere tutte le menzogne, le violenze, i soprusi e gli ambienti tossici che hanno circondato e intrappolato le calciatrici nel sistema americano, tra Nazionale e lega NWSL.

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Oltre quindi gli spiriti che crudeli giochi di potere hanno provato a spezzare, oltre i dubbi, le paure e le incognite sul futuro, le giocatrici della Uswnt sono giunte ormai al termine di un anno che sarà chiamato a simboleggiare un nuovo inizio, un punto di partenza. Ma forse prima di poterlo fare per davvero, quella stessa squadra aveva ancora bisogno di una conclusione.

Per la prima volta nella storia quindi, l’Associazione delle giocatrici della Uswnt ha organizzato una serata dedicata esclusivamente a loro, a chi è scesa in campo, a chi ha combattuto e subito, lottato e vinto, a chi ha formato la Nazionale e l’ha resa grande oltre ogni ostacolo.

L’Inaugural Uswnt Players Ball ha rappresentato al tempo stesso forse una fine e un inizio, un omaggio e una promessa, un ringraziamento e un progetto.

Incontro senza limiti e confini di generazioni di giocatrici della Uswnt, da Julie Foudy a Meghan Klingenberg, da Heather O’Reilly a Trinity Rodman, l’evento ha annullato ogni distanza per un momento di pura sorellanza, amicizia e togetherness, un aspetto che ha sempre definito questa Nazionale nella gloria e nella sconfitta.

Emblematico probabilmente di una storia che quella sera si è riconosciuta in tutte le sue parti è l’incontro tra Abby Wambach e Sophia Smith.

Solo poco tempo fa infatti Smith aveva condiviso tramite i suoi canali social una foto che la ritraeva in tenera età accanto alla leggenda della Nazionale USA Wambach, il volto dei sogni e degli obiettivi di innumerevoli bambine che percorrevano quel cammino che lei aveva disegnato. Quasi 15 anni dopo, Smith ha ritrovato Wambach e adesso quella promessa è stata realizzata e a soli 22 anni, la giovanissima attaccante è pronta a diventare il presente della Nazionale.

In quell’istante, il tempo della Uswnt sembra essersi fermato, il passato si è specchiato nel futuro e poi ognuno ha ripreso la sua strada per raggiungere i traguardi a cui entrambe sono destinate.

La serata si è rivelata inaspettatamente anche la cornice perfetta di un addio, quello di Ashlyn Harris al calcio giocato, introdotto proprio dalla stessa Abby Wambach.

L’annuncio del ritiro di Harris appare in un certo senso quasi premonitore di un’era che sta giungendo al termine, dopo aver vinto tutto ciò che poteva e aver cambiato il volto di questo sport. Giocatrici che pochi anni fa conquistavano una Coppa del Mondo dal sapore epico adesso abbracciano la totalità di una vita che unisce la carriera e la famiglia. Matrimoni, figli, progetti professionali alternativi e imprenditoriali, la generazione del 2015 e del 2019 si avvicina alla bandiera a scacchi e lo fa con la consapevolezza di non avere rimpianti.

Ed è esattamente questa la sensazione che sembrava aleggiare in quella celebrazione.

Oltre i riconoscimenti e i traguardi, oltre la storia e le rivoluzioni, quelle atlete erano lì insieme per riprendersi la spensieratezza e la libertà di un gioco che forse tante volte aveva smesso di essere divertente.

E se la performance del rapper Fat Joe ha acceso la serata e ravvivato gli animi, è stata un’altra esibizione ad aver rappresentato il cuore del Inaugural Ball e la reale identità di quell’evento.

Incoraggiata da Samatha Mewis, Lynn Williams e Christen Press, Rose Lavelle ha reclamato il microfono e ha conquistato il palcoscenico esibendosi in una versione al karaoke di “It’s all coming back to me now” di Céline Dion.

E proprio in quel momento così estemporaneo, irresistibile e senza regole, qualcosa di incredibilmente autentico e spontaneo ha pervaso la sala. Un senso di liberazione, di felicità senza prezzo, di unione, di vissuto e accettazione. Protagoniste principali forse di un karaoke quasi liberatorio sono state maggiormente le campionesse del 2019, le artefici di una vittoria che ha esulato i confini di un campo e che ha posto le basi di un calcio migliore per la prossima generazione.

Travolte, felici e spensierate, Harris, Williams, Press, Crystal Dunn e Tobin Heath in particolar modo hanno seguito Lavelle nella sua esibizione per tutto il tempo, ritrovandosi alla fine in un abbraccio che sembrava voler riconfermare una verità universale: non sarebbe esistita alcuna leggenda senza le eroine che l’hanno resa possibile.

La Uswnt dice addio al 2022 in questo modo, in una notte senza distanze, senza coppe e senza aspettative. Un omaggio per ciò che è stato fatto e un augurio per ciò che ancora si può fare. Dal prossimo anno si ricomincerà a parlare di tattiche, schemi e scelte, ma per una sera la Uswnt non doveva più niente a nessuno se non a chi ha già dato tutto incondizionatamente.

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