Dal 1° luglio 2022 è stato introdotto il professionismo nel calcio femminile. Un passaggio epocale, una svolta per tutto il movimento calcistico delle donne.
Al riguardo, Banca Ifis, nella cornice dell’Osservatorio dello Sport System, ha dedicato un approfondimento per raccontare il percorso che ha portato a questo traguardo e analizza gli aspetti salienti per calciatrici e società.
Professionismo, cosa cambia per calciatrici e club
Il passaggio al professionismo nel calcio femminile comporta molteplici cambiamenti per atlete e club.
Le calciatrici potranno godere di contratti veri e propri che, oltre a un salario minimo di 26.000 euro lordi senza alcun tetto massimo, comporta tutele legali e sanitarie, come l’accesso alla maternità e il versamento dei contributi previdenziali nel Fondo Pensione Sportivi Professionisti, istituito presso L’Inps.
LEGGI ANCHE: È un momento storico: dal 1° luglio il calcio femminile diventa professionistico
Le società dovranno infatti adottare la forma di società di capitali, versare una fideiussione di 80.000 euro e rinnovare le proprie strutture garantendo un impianto sportivo con almeno 500 posti.
Confronto tra il calcio femminile italiano e quello europeo
Ci sono alcune differenze tra il calcio professionistico femminile italiano e quello estero. In Spagna ad esempio, dove il calcio ha più o meno lo stesso appeal dell’Italia, è stata adottata una via diversa, come spiega Pedro Malabia Sanchis Director de Fútbol Femenino de La Liga. Alle calciatrici è stato concesso lo status giuridico di atlete professioniste e la massima competizione è stata demandata ai club che hanno realizzato una nuova entità, la lega professionistica, per gestirne l’organizzazione.
LEGGI ANCHE: Il confronto tra gli stipendi nel calcio femminile e quelli della pallavolo femminile
In Inghilterra l’apertura al professionismo femminile è avvenuta nella stagione sportiva 2018/19. Oggi le società di calcio con il team femminile generano in media 1,4 milioni di euro di ricavi all’anno, contro i 900 mila euro delle squadre italiane.
Anche i costi sono hanno un peso diverso tra Inghilterra e Italia. Uno stipendio medio nella Women’s Super League è di 50 mila euro annui mentre nella nostra Serie A femminile il dato si attesta a 18 mila euro annui.
LEGGI ANCHE: Lo sviluppo del calcio femminile nei diversi campionati
La pratica sportiva in Italia: differenze tra donne e uomini
Come riporta l’edizione 2022 dell’Osservatorio sullo Sport System sono 15,5 milioni gli italiani che praticano attivamente sport ma suddividendo tra i generi si riscontra una netta discrepanza: la componente maschile pesa per il 63% del totale, mentre quella femminile si limita al restante 37%1
che, tradotto in valori assoluti, equivale a 5,8 milioni di donne maggiorenni che praticano almeno uno tra i 10 principali sport in Italia.
Un numero che non deve trarre in inganno perché si tratta solo di 2 donne su 10 della popolazione femminile adulta, esattamente la metà della controparte maschile: sono infatti 4 su 10 gli uomini maggiorenni che praticano almeno uno tra i 10 principali sport.
Un altro dato rilevante riguarda l’abbandono della pratica sportiva che, stando alle rilevazioni per la popolazione femminile avviene dopo i 34 anni mentre, tra gli uomini questo fenomeno avviene mediamente 20 anni dopo, attorno ai 54 anni.