È la sera delle premiazioni della Hall of Fame del Calcio Italiano, riconoscimento istituito nel 2011 dalla FIGC e dalla Fondazione Museo del Calcio per valorizzare il patrimonio, la storia, la cultura e i valori del calcio del nostro Paese.

Nell’Auditorium del Centro Tecnico Federale di Coverciano, alla presenza delle più alte cariche della Federazione, di personalità di rilievo e di grandi campioni, sportivi che hanno scritto la storia del calcio italiano, tra i premiati c’è anche lei: Cristiana Girelli.

Siede sulla poltrona accanto al ct della Nazionale Luciano Spalletti e tutto – i movimenti, gli occhi lucidi, il sorriso proprio dei momenti importanti – racconta la sincera emozione dell’attaccante della Juventus Women e della Nazionale Italiana.

Quando, dopo essere stata presentata e accolta dagli applausi dei presenti, tiene tra le mani la sua maglia dell’Italia indossata agli ottavi di finale del Mondiale di Francia 2019 per consegnarla al Museo del Calcio di Coverciano, Girelli rivela la cura che si ha solo per ciò che si ama nel profondo.

Conosce l’inestimabile valore di quella divisa: sa che è il simbolo di tutti i sacrifici fatti ieri per disegnare l’oggi, la sintesi delle voci di ogni ragazzina che crede nel sogno di diventare una calciatrice e che tutti i giorni cammina con decisione verso ciò che sarà.

Ne ha ricevuti tanti, di premi e riconoscimenti, ma ancora si stupisce e commuove. Al momento dei ringraziamenti, impugna un biglietto precedentemente preparato per paura di dimenticare qualcosa e, con la voce che trema, inizia a leggere: “Ho sempre considerato la Hall of Fame un riconoscimento straordinario e vedere il mio nome in questa prestigiosa lista mi riempie d’orgoglio. È un riconoscimento per me, ma anche per tutte le persone che in questi anni mi sono state accanto, a partire dalla mia famiglia – presente qui oggi -, che ringrazio per l’amore incondizionato.

Ringrazio mio padre, da sempre il mio primo tifoso e quindi, come tutti i tifosi, anche il primo critico, mia sorella, non esattamente un’appassionata di calcio, che però non mi ha fatto mai mancare il suo sostegno, e mia madre, con la speranza che le mie gioie possano lenire un po’ del suo dolore. Grazie anche alle amiche che il calcio mi ha regalato, le compagne di un viaggio bellissimo”.

Le sue parole sono il perfetto ritratto della persona e della calciatrice che ha sempre dimostrato di essere, grata per quanto il calcio le ha donato e decisa a rendergli altrettanto: “Se sono qui – prosegue – è perché esiste uno spazio dove vivono e crescono le storie femminili di successo. Successo che può ispirare le generazioni future. Grazie, quindi, alla Federazione per averlo creato”.

Per poi concludere: “Ed è proprio alle future generazioni che dedico il mio ultimo pensiero: l’eccezionalità può essere coltivata e raggiunta attraverso il duro lavoro, la dedizione e la determinazione costante, senza dimenticare di metterci la cosa più preziosa che abbiamo: il cuore. Metteteci sempre cuore. Credo fortemente che nello sport, nella vita e nell’amore, persistere e sentire siano le chiavi di ogni successo”.

Nell’Auditorium c’è anche Andrea Soncin, commissario tecnico dell’Italia Femminile, che spende parole di stima e affetto nei confronti della sua numero 10 e ne elogia l’operato in campo e fuori: “Spero che questo le dia grande forza perché ha ancora la possibilità di scrivere pagine importanti per il club e la Nazionale, ma soprattutto che possa essere fonte d’ispirazione, d’insegnamento e guida per le nuove generazioni per capire cosa serve per costruire questo progetto nuovo e prepararsi a vincere”.

Le future generazioni stanno seguendo la diretta dalla tv di casa e oggi sanno chi indicare quando si chiede loro il nome del proprio idolo. Sanno come chi esultare, quale maglia chiedere come regalo di compleanno, da chi imparare il peso dei desideri.

Lo sanno perché esistono giocatrici così.

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