Tra mille polemiche, al via domenica il Mondiale maschile in Qatar. Ecco cosa ne pensano le calciatrici della competizione qatariota.

L’avvicinarsi della Coppa del Mondo in Qatar ha portato con sé tantissime polemiche per diverse ragioni:

  • La corruzione per l’assegnazione del mondiale al paese qatariota. L’ex presidente FIFA Sepp Blatter è stato condannato per corruzione e per aver influenzato e compromesso le votazioni per l’assegnazione della competizione. Altri membri della FIFA vicini a Blatter sono successivamente stati arrestati e condannati;
  • I lavoratori morti per costruire gli stadi. Si stima che durante la costruzione degli impianti siano morti 6.500 lavoratori stranieri provenienti da India Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka. Il Qatar nega che i morti siano stati così tanti, parlando di meno di 50 vittime;
  • La censura. A denunciare le forti restrizioni nei confronti dei giornalisti è stato il quotidiano inglese The Guardian, che da anni si occupa di denunciare il costo umano di questi mondiali e ha pubblicato diverse inchieste. Un esempio della censura sono gli arresti dei giornalisti della BBC nel 2015 mentre si occupavano dei lavoratori migranti a Doha e di quello di alcuni giornalisti norvegesi lo scorso anno (in entrambi i casi sono stati successivamente rilasciati);
  • La condizione delle donne. Nel report “Tutto quello che faccio è legato ad un uomo: le donne e le regole della tutela maschile in Qatar”, Human Rights Watch (HRW) in 94 pagine ha analizzato regole, leggi e pratiche della tutela maschile e raccolto numerose testimonianze. Secondo Rothna Begum, ricercatrice esperta di diritti delle donne presso HRW, il “sistema di tutela maschile” è un “sistema oppressivo che impedisce loro di vivere vite indipendenti, piene” e “incoraggia violenza e soprusi e lascia alle donne pochissime occasioni per sfuggire a una famiglia o a un marito oppressivi”;
  • L’illegalità dell’omosessualità. In Qatar l’omosessualità maschile è punita con pene fino a 5 anni di carcere, mentre le leggi non parlano dell’omosessualità femminile. Pochi giorni fa Khalid Salman, ex calciatore e oggi ambasciatore della Coppa del Mondo 2022, intervistato dalla tv tedesca ZDF ha dichiarato che “l’omosessualità è un danno mentale”.
https://www.lfootball.it/2022/11/dove-vedere-le-partite-dei-mondiali-in-qatar-in-diretta-tv-e-in-streaming-gratis/amp

L’OPINIONE DELLE CALCIATRICI SU QATAR 2022

A intervenire nel dibattito su questo mondiale sono state anche alcune calciatrici. Tra queste Beth Mead, campionessa d’Europa con l’Inghilterra e premiata miglior calciatrice e miglior marcatrice di Euro 2022.

Parlando al BBC Radio 4’s Woman’s Hour, Mead ha detto che fin dall’assegnazione del mondiale al Qatar ha pensato che non fosse “la miglior idea”.

“Ovviamente il modo in cui pensano e come si comportano [in Qatar] è completamente opposto a ciò in cui credo e che rispetto e anche se tiferò per i ragazzi [della nazionale inglese] che vanno lì a giocare a calcio, penso ancora che non sia il posto giusto [per disputare un mondiale]” ha dichiarato.

Per l’attaccante inglese “sfortunatamente parlano i soldi” e giocare una Coppa del Mondo in un paese dove “non c’è rispetto a molti livelli” per lei “non è una situazione ideale”. Quindi “non è affatto qualcosa che sosterrò o promuoverò”.

Sulla stessa lunghezza d’onda di Mead anche la compagna di club e nazionale Lotte Wubben-Moy. “È difficile. Come nazionale inglese abbiamo tutte dei valori forti” ha detto la calciatrice dell’Arsenal al The Guardian. “Molti di questi valori non vengono riflessi dal modo che vediamo in Qatar”.

“Personalmente tiferò per la squadra maschile, ma non guarderò [le partite del mondiale]. Penso sia difficile parlarne” ha aggiunto Wubben-Moy. La calciatrice delle Gunners non ha voluto giudicare i giocatori che hanno risposto alla convocazione in quanto molti potrebbero non giocare altri mondiali e “perché molte persone farebbero la stessa scelta”.

Secondo la classe ’99, “lo sport è un forte veicolo per il cambiamento” e “sarebbe ingenuo sottovalutarlo”. Quindi si augura che questo mondiale possa aiutare, appunto, ad apportare un cambiamento.

Mead e Wubben-Moy non sono le uniche giocatrici dell’Arsenal ad aver espresso la propria opinione sulla Coppa del Mondo in Qatar. Ha parlato di questo mondiale, infatti, anche Katie McCabe, terzina delle Gunners e capitana della nazionale irlandese.

Dal ritiro dell’Irlanda, ha detto che non guarderà il mondiale, a cui la nazionale maschile irlandese ha mancato la qualificazione. Le hanno chiesto se sarebbe andata in Qatar se ne avesse avuto la possibilità e la risposta è stata un ecco “No, non sarei andata”.

Anche se non guarderà la Coppa del Mondo, McCabe sostiene i giocatori che hanno deciso di mettere in atto iniziative a favore dell’uguaglianza. Tra queste, c’è quella dell’inglese Harry Kane, che ha scelto di indossare la fascia da capitano arcobaleno. “Ovviamente Harry Kane che indosserà la fascia da capitano arcobaleno sarà un fatto enorme e penso che aumenterà la visibilità tra le questioni importanti che ci sono in questo momento in Qatar. E spero che altre nazionali lo facciano e prendano posizione durante le partite”.

La capitana della Danimarca Pernille Harder, invece, ha detto che è “estremamente triste” il fatto che si giochi un mondiale “in un paese del genere”. L’attaccante del Chelsea spera che “l’attenzione possa significare che almeno una squadra nazionale femminile possa essere creata” dato che al momento non esiste.

Anche Maren Mjelde, calciatrice del Chelsea e capitana della Norvegia, si augura che la Coppa del Mondo possa portare dei cambiamenti. “Spero che a lungo termine sia i diritti umani sia il rispetto reciproco possono migliorare sempre di più” ha dichiarato. “E spero a lungo temine che le donne vengano rispettate allo stesso modo [degli uomini in Qatar] è abbiano la possibilità di giocare per la loro nazionale”.

Ha parlato del mondiale in Qatar anche Magdalena Eriksson, calciatrice della nazionale svedese e capitana del Chelsea. Parlando a SVT Sport, la classe ’91 ha detto che “prima del mondiale ti viene un po’ l’amaro in bocca. Non è la stessa sensazione che hai di altri mondiali precedenti dove di solito sei molto molto entusiasta e pensi che sarà divertente seguirli e guardarli”.

L’ex Linkoping spera che il mondiale nel paese degli emiri “sia qualcosa da cui impareremo tutti, e che in futuro non si assegnino mondiali a paesi come questo a meno che non facciano meglio e migliorino le loro leggi”.

Eriksson aveva già criticato l’assegnazione del mondiale al Qatar in uno degli articoli della sua rubrica sul sito di Inews nel novembre 2021. In quell’occasione si era detta “un po’ delusa” per il fatto che i calciatori della nazionale svedese non prendessero posizioni sui temi riguardanti la Coppa del Mondo qatariota. Inoltre, aveva scritto che aveva pensato a come sarebbe stato andare in Qatar come donna, affermando di aver avuto “sentimenti a dir poco contrastanti a riguardo”. Ha poi aggiunto che “come donna lesbica, non avrei mai scelto di andare in vacanza in Qatar, dove l’omosessualità è illegale”.

Sempre in quell’articolo, la capitana delle Blues aveva detto che secondo lei le strade da percorrere erano due: “o boicottare completamente [il mondiale in Qatar] o andare lì ed essere chiari su ciò che rappresenti”.

Ha parlato a SVT Sport della Coppa del Mondo di quest’anno anche Zecira Musovic, compagna di nazionale e club di Eriksson. Musovic ha dichiarato che “si può mettere in discussione il paese che ospiterà un mondiale così importante e l’intero processo che si è svolto dietro le quinte”, affermando che in molti “avrebbero preferito vedere un simile gran e bel mondiale tenuto in un paese che ha valori miglior in materia di diritti umani”.

Mentre Musovic, Eriksson e l’attaccante dell’Arsenal Stina Blackstenius non hanno ancora deciso se guarderanno o meno le partite del mondiale, a cui la Svezia non parteciperà, altre loro connazionali hanno già scelto. Nathalie Bjorn e Julia Zigiotti Olme hanno preso la decisione di non guardare i match della Coppa del Mondo.

Non sono solo le calciatrici svedesi ad aver preso posizione. Lo ha fatto, infatti, anche la stessa Federcalcio gialloblù. Tobias Tibell, consulente legale della federazione svedese, ha infatti dichiarato a SVT Sport: “La Federcalcio svedese ritiene che dovrebbe essere un requisito obbligatorio avere una nazionale maschile e una femminile e un campionato consolidato per poter organizzare un mondiale”.

CALCIO FEMMINILE IN QATAR

Proprio dalla Svezia e da altri paesi nordeuropei è partita un’indagine per avere risposte sullo stato del calcio femminile in Qatar. Il gruppo radiotelevisivo norvegese NRK, quello danese DR, quello tedesco ARD e quello svedese SVT Sport per 6 mesi hanno cercato risposta a quanto accaduto al calcio femminile nel paese qatariota tentando di contattate le FIFA, la Federcalcio del Qatar, dirigenti e calciatrici, ma nessuno ha voluto rispondere alle loro domande.

Oggi in Qatar non esiste un vero campionato femminile. C’è una sorta di miniserie composta da 6 squadre che giocano 5 partite ciascuna per un periodo di meno di un mese.

La nazionale femminile qatariota è nata solamente nel 2010, proprio dopo l’assegnazione del mondiale maschile al Qatar. Il 18 ottobre 2010 la nazionale femminile ha debuttato perdendo 17-0 contro il Bahrain. Il 20 ottobre seguente ha subito la peggior sconfitta della sua brevissima storia con un 18-0 contro la Palestina.

Dopo 4 sconfitte consecutive, il 31 marzo 2012 la nazionale femminile ha vinto la sua prima partita: 4-1 contro le Maldive. Il 26 maggio 2012 ha battuto anche il Kuwait, per 2-0. Da lì in poi il Qatar ha messo in fila 9 sconfitte, fino alla scomparsa della nazionale femminile stessa. Il 19 aprile 2014, infatti, ha disputato la sua ultima partita perdendo 8-2 contro il Bahrain.

A partire da quella data, la nazionale femminile ha giocato solo due match in occasioni particolari:

  • Un’amichevole del dicembre 2020 contro il Washington Spirit
  • un’amichevole non ufficiale disputata il 10 novembre 2021 e vinta 5-0 contro l’Afghanistan

Tra il 2013 e il 2014, ad allenare la nazionale femminile del Qatar è stata l’ex calciatrice tedesca Monika Staab. Intervistata da ARD (in collaborazione con NRK, DR e SVT Sport), ha affermato che “è un peccato che la federazione non dia al calcio femminile l’attenzione che le donne vogliono”.

Durante il suo periodo in Qatar, Staab ha dovuto cercare di costruire il calcio femminile partendo praticamente da zero. “Siamo stati nelle scuole e abbiamo cercato di creare un’ampia base, come facciamo ancora in Arabia Saudita [dove allena la nazionale femminile]” ha dichiarato. “Vogliamo dare alle ragazze l’opportunità di giocare a calcio a scuola. È importante che venga promosso lo sport in modo ampio così da poter poi trovare i talenti e sostenerli”.

Quel lavoro che lei aveva iniziato, però, “è crollato e oggi non esiste in Qatar”. Per Staab, dunque, “è un peccato che il lavoro di sviluppo che ho iniziato non sia continuato”.

Martina Pozzoli
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