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Concacaf: Alex Morgan porta gli USA alle Olimpiadi di Parigi

Alex Morgan è sul dischetto dagli 11 metri al 78’ minuto. Lo sguardo è gelido sul pallone, il respiro sotto controllo. Rilassa brevemente il collo, inclinandolo appena da entrambi i lati prima di tornare a visualizzare il momento davanti a sé. Inspira ed espira profondamente un’ultima volta, una breve rincorsa e poi il suo sinistro libera un tiro pulito, chirurgico, senza dubbi. Il pallone è nell’angolino basso a sinistra, Kailen Sheridan dalla parte opposta.

Un po’ come tutto ciò che riguarda la Nazionale statunitense femminile, la finale di Concacaf 2022 ha un sapore familiare, di una storia ciclica, di una rivincita che riprende gli stessi colori dell’ultima volta che USA e Canada si erano affrontate.

Era il 2 Agosto 2021 e le due squadre si contendevano la semifinale ai Giochi Olimpici di Tokyo. In quell’occasione il rigore arrivò al 74’ minuto ma a parti invertite. Sul dischetto c’era Jessie Fleming, tra i pali statunitensi Adrianna Franch. Fu l’evento determinante, fu ciò che bastò alla Nazionale canadese per raggiungere la finale e ciò che condannò la Uswnt a un epilogo diverso da quello sperato.

Anche questa volta quindi è un rigore a decidere le sorti di una partita e anche questa volta in fondo ci sono delle Olimpiadi in palio. Perché con il nono trionfo nel torneo Concacaf, la Nazionale USA strappa con due anni di anticipo il suo biglietto per i Giochi Olimpici di Parigi nel 2024.

La vittoria della Uswnt sul Canada per 1-0 chiude così una competizione imperfetta per la squadra americana ma ad ogni modo positiva almeno nel risultato.

La prestazione finale degli USA rispecchia fedelmente la condizione attuale della squadra e il suo percorso in Concacaf. Si tratta infatti di una squadra che forse troppo rapidamente ha effettuato un ricambio generazionale che non ha davvero concesso alle nuove leve il tempo di costruire una nuova identità sulle basi costruite dalle veterane. Infortuni, maternità e scelte tecniche hanno inevitabilmente “azzerato” il contatore della Uswnt dopo le Olimpiadi di Tokyo e la rosa che ha disputato il primo torneo ufficiale della nuova era ha bisogno di riconoscere il suo gioco e infondergli personalità.

Individualmente, la nuova generazione di giocatrici statunitensi appare assolutamente brillante. Alana Cook, Emily Fox e Naomi Girma sono finora promesse mantenute per il futuro della backline statunitense mentre il ritorno in Nazionale di Sofia Huerta dona alla difesa esperienza e talento anche in fase di costruzione offensiva.

Il reparto d’attacco pullula letteralmente di nuove forze che stanno già dominando la scena in NWSL. Da Sophia Smith a Trinity Rodman, da Mal Pugh ad Ashley Hatch, passando per Ashley Sanchez e Midge Purce, le possibilità offerte dalla trequarti sono variegate ed entusiasmanti ma esigono ancora un percorso di crescita affinché possano raffinare accuratamente la loro presenza in campo.

Senza dimenticare infine l’assenza di Catarina Macario, bloccata dalla rottura del legamento crociato anteriore ma indiscutibile chiave per il futuro della Nazionale statunitense.

Eppure però, a conferma della necessità di una fase di transizione più lineare tra le diverse generazioni, è proprio Alex Morgan ad affermarsi nuovamente perno principale della Uswnt.

Vincitrice del Golden Ball della competizione in quanto Miglior Giocatrice, con tre gol in cinque gare, Alex Morgan ha trascinato la Nazionale USA al successo, garantendole l’accesso prima ai Mondiali 2023 e poi alle Olimpiadi 2024. In una partita come la finale contro il Canada in cui la porta sembrava stregata per la Uswnt nonostante i numerosi attacchi, a volte anche ottimamente costruiti, da parte dell’offensiva statunitense, è stato un rigore di Morgan a sbloccare un’impasse che ricordava forse troppo la semifinale olimpica.

E non va assolutamente sottovalutata l’importanza della presenza gelida di Morgan dagli 11 metri, dal momento che i due rigori sbagliati nel corso della prima amichevole contro la Colombia disputata a Giugno 2022 aveva rivelato effettivamente una lacuna nel ruolo in assenza di Megan Rapinoe.

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A un anno dall’inizio dei Mondiali di Australia e Nuova Zelanda, quindi, la Nazionale statunitense rivela l’esigenza di riportare il suo livello allo standard del 2019, considerata l’incredibile crescita di potenze europee come Germania, Spagna, Francia e Svezia.

Ma ad ogni modo c’è ancora una scintilla di eccezionalità nella Uswnt, una fiamma che va alimentata con il corretto equilibrio tra storia e futuro e che, con il giusto vento a favore, potrebbe riportare il fuoco degli Stati Uniti nuovamente sul tetto del mondo.

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