North Carolina Courage – Kansas City Current 1-0

È di Mille Gejl il primo gol della stagione 2023 di NWSL.

Un tiro chirurgico dalla distanza dopo un breve taglio all’interno dalla sinistra, rapido e definito come l’incisione millimetrica di un bisturi. Una decisione strategica e immediata al tempo stesso, presa con la lucidità di chi prosegue palla al piede come un’autista che trasporta un carico prezioso e potenzialmente esplosivo, che sorprende Adrianna Franch (e purtroppo anche una difesa poco reattiva sebbene tempo e spazio fossero dalla sua parte) nell’angolino basso.

Si tratta di uno di quei tiri che nascono un po’ come una scommessa e che hanno il sapore della vittoria. Perché proprio quell’unica rete è bastata al North Carolina Courage per inaugurare nel migliore dei modi il campionato, con un successo su una delle formazioni più entusiasmanti di questa stagione, il Kansas City Current.

San Diego Wave – Chicago Red Stars 3-2

Il risultato della sfida allo Snapdragon Stadium di San Diego in realtà aleggiava nell’aria come un buon karma tra i sospiri e le speranze di 30.854 spettatori presenti. Perché di fronte a un nuovo record di presenze per una partita inaugurale della stagione, non si poteva far altro che vincere.

Eppure certamente le condizioni non erano tra le più favorevoli. Davanti a sé, il Chicago Red Stars, una di quelle squadre che in partenza di gara sembra quasi scomparire dagli specchietti retrovisori e ti fa credere di essere ormai un ricordo ma non appena è certa di averti rassicurato, rispunta fuori proprio davanti a te dopo aver intrapreso un sentiero scorciatoia che neanche sapevi esistesse.

E di questa attitudine è simbolica la rete di Yuki Nagasato in avvio del primo tempo, dopo una mischia in area di rigore da sviluppi di un corner in cui nessuna sembra riuscire davvero a occuparsi del pallone. Allora la risolve l’attaccante giapponese con un tap-in che non lascia spazi a interpretazioni.

Ma quella presenza puntuale e vigile come un falco davanti al portiere viene emulata pochi minuti dopo da Amirah Ali. Anche un pilastro della porta come Alyssa Naeher a volte perde contatto con quella realtà sferica che stringe tra i guanti, il pallone le sfugge dopo una respinta per due volte, e Ali in fondo non aspettava altro per avvisare l’arena: abbiamo appena cominciato.

È sera a San Diego ma mai troppo tardi per salire sulla tavola da surf e cavalcare le onde. Viaggia così un magnifico tiro dalla distanza di Jaedyn Shaw, che controlla il pallone mentre si posiziona in piedi sulla tavola e poi affronta morbida e inarrestabile l’onda del tiro che attraversa la marea in area e anticipa Naeher che questa volta può ben poco di fronte a una forza della natura.

Quella delle Red Stars allora diventa una risalita insidiosa, massiccia, strategica. Affollano l’area, costringono Colaprico all’errore, agguantano una chance imperdibile al termine della prima frazione. Dal dischetto non ci sono dubbi, non ci sono timori. Mallory Swanson resetta il risultato prima ancora di calciare, è il suo momento.

Nella ripresa le ospiti aggrediscono incondizionatamente ma sembra quasi che l’intero Snapdragon Stadium guardi le spalle a Kailen Sheridan. Ma la verità è che non puoi commettere l’errore di toccare il pallone con la mano in area contro una formazione che schiera ancora in campo Alex Morgan. Non è più un errore, è una condanna.

11 metri separano due eccellenze della Nazionale USA, due protagoniste del dischetto. Ma la storia era già scritta. È la sua dimora, il suo palcoscenico, il suo pubblico. E lei, da protagonista, trionfa, si inchina e lascia la scena.

Washington Spirit – OL Reign 1-0

È ormai una verità universalmente riconosciuta, avrebbe scritto Jane Austen: questo è il mondo di Trinity Rodman e noi ci stiamo solo vivendo.

Ma la realtà racconta anche la storia di un Washington Spirit che gioca da squadra, da collettività in cui le parti si cercano e si trovano morbidamente, da società che abbraccia ora una nuova era.

Trinity Rodman ad ogni modo è una minaccia globale.

A Washington basta solo un gol per vincere perché dopo la rete di Rodman tutto il resto è diventato superfluo. L’attaccante raccoglie palla dietro la linea di centrocampo, l’aggancia, si gira e la porta avanti, e sulla destra, a pochi passi dai confini laterali, si invola.

È inesorabile, taglia all’interno, brucia metri, terreno e avversarie, non sanno come affrontarla, come gestirla, ha troppo spazio e non esiste un piano per provare a fermarla, placcarla, incatenarla. Si accentra, incrocia, punisce. Non schiocca le dita eppure è ineluttabile.

Portland Thorns – Orlando Pride 4-0

Entrano in campo in 11 ma sotto l’incantesimo di un’antica stregoneria, si moltiplicano con l’avanzare dei minuti.

Le Portland Thorns sono ovunque, ti circondano, irretiscono i sensi, attaccano su più lati contemporaneamente. Respingi un diagonale di Christine Sinclair ma c’è Morgan Weaver pronta a ribattere in rete. Ancora Sinclair sfonda a spallate il muro difensivo, per provare a contenere lei, ci si dimentica di Sophia Smith a centro area, le conseguenze sono irreversibili.

E quando si prova anche a respingere un tiro predestinato di Smith, Hina Sugita considera la ribattuta una chiamata all’appello e risponde presente. Non c’è partita, non c’è contrasto, l’Orlando Pride è ammutolito, raggelato. Non esiste più contrasto ma solo un’omogeneità cromatica di rosso e nero e la firma sulla tela è Vasconcelos dopo le ultime pennellate di Sugita e Smith. Se sono le campionesse in carica di questa lega c’è una ragione. O in questo caso ce ne sono 4.

Houston Dash – Racing Louisville 0-0

In Texas va in scena invece un incontro di boxe. Un autentico combattimento durato 90 minuti, pugno su pugno, 15 tiri contro 17, si lotta per tutto il ring, si va a terra e ci si rialza, non esiste la sconfitta per KO.

Jane Campbell evita numerosi colpi che avrebbero minato l’equilibrio di Houston ma è Katie Lund tra i pali del Racing Louisville a parare quel singolo gancio in grado di mettere al tappeto un’intera squadra.

Non ci sono vincitrici al termine dell’incontro ma il torneo è appena cominciato.

Angel City FC – NJ/NY Gotham FC 1-2

Per la sua prima di campionato, Angel City scende in campo con Natalie Portman, America Ferrera e Sophia Bush mentre restano a bordo campo Christen Press, Sydney Leroux e Merritt Mathias. NJ/NY Gotham FC gioca invece con Lynn Williams con un braccio steccato e Ali Krieger ma solo per 10 minuti. Arbitro della gara: esordio inglorioso del VAR.

C’è qualcosa che non quadra in quel di Los Angeles eppure è tutto terribilmente entusiasmante.

Entusiasmante perché a soli 18 anni e alla sua prima partita ufficiale con Angel City, Alyssa Thompson sblocca il risultato e le bastano solo 10 minuti per farlo. Supera la marcatura, non perde tempi di gioco, decide in fretta, accende la miccia di un missile a mezz’aria impossibile da intuire, figurarsi da fermare.

Sfumature thriller colorano l’atmosfera quando un crimine viene commesso dal VAR dopo l’annullamento del raddoppio ad opera di Jun Endo con un pallonetto partito a pochi metri dal cerchio di centrocampo. La causa è un presunto fallo a inizio azione, la probabile realtà è che il VAR è un multiverso di cui sappiamo spaventosamente poco.

E il multiverso colpisce ancora quando un rigore viene assegnato a Gotham per presunto fallo di DiDi Haracic su Svava Gudmundsdóttir in area. Il dubbio resta, ma Midge Purce dal dischetto è certezza, spuntando tutte le caselle di un rigore imprendibile.

Sull’1-1 quindi la squadra del New Jersey si affida alla sua supereroina personale. E dopo l’iconico assist in Nazionale senza una scarpa, Lynn Williams inaugura la prima con Gotham con una stecca al braccio improvvisata e il gol della vittoria. Una calciatrice in grado di continuare a giocare in qualsiasi condizione, senza scusanti, senza interruzioni.

La fortuna non accompagna la meritevole città degli angeli ma questa squadra dimostra ancora di essere più della sua dirigenza.

Lo spettacolo dell’NWSL è solo al suo primo atto, prendete i pop-corn e allacciate le cinture, ci sarà da divertirsi.

Leggi anche