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Moda e calcio femminile: mondi diversi, stesse disuguaglianze

Tutto era nato un po’ come un esperimento, un omaggio forse, un trend di moda. Una sfilata di una collezione pensata interamente su tema calcistico, in particolar modo sul calcio femminile.

La protagonista è Jezabelle Cormio, stilista e fondatrice dell’omonimo brand che aveva interpretato la sua partecipazione alla recente Fashion Week di Milano in chiave sportiva, puntando sul bel gioco universale.

La passerella stessa è un campetto da calcio, la linea d’abbigliamento è costruita intorno a riferimenti sportivi, da scarpini e calzettoni ad accessori a forma di pallone, per un’iniziativa che voleva sì essere un tributo a una componente così importante del lifestyle quotidiano ma intendeva anche esplorarlo in tutte le sue sfaccettature.

La visione di Cormio comprendeva quindi una partitella di presentazione della collezione disputata tra 20 ragazze della squadra juniores della società ASD Riozzese 1964, un’idea che già al principio aveva portato alla stilista un carico di critiche e derisioni, che paradossalmente confermavano la tesi della sfilata.

Volendo proprio fare luce sulla disuguaglianza di genere nel mondo dello sport e del calcio in particolare, Cormio aveva ideato una linea che potesse rivelare quanto ancora le donne occupassero un ruolo marginale in una realtà sportiva prettamente di monopolio maschile, nonostante la grande crescita del calcio femminile anche in Italia.

Con il calcio considerato un po’ metafora e specchio della quotidianità sociale, la stilista aveva portato avanti la sua missione forse anche con un barlume di speranza di trovare un maggiore supporto alla sua visione.

La realtà ha però poi confermato ancora una volta il pensiero di partenza della designer.

Di fronte infatti alla sfida amichevole delle ragazze chiamate a fare da apripista per la sfilata, alcuni degli ospiti presenti all’evento tra cui giornalisti e buyers hanno autonomamente preso parte al gioco, occupando uno spazio dedicato in quel momento al calcio femminile e divenendone protagonisti senza autorizzazione.

Un gesto che nel contesto del momento aveva causato particolare perplessità tra gli organizzatori dello spettacolo ma che col senno di poi è apparso alla stilista come una triste conferma di ciò che la sua sfilata voleva rappresentare. Jezabelle Cormio è diventata infatti testimone di una società in cui l’uomo si sente ancora in diritto di affermare il proprio predominio in un campo che vede di sua proprietà, rivelandosi incapace di restare da parte come spettatore.

Lo specchio sociale che il calcio dovrebbe riflettere ha mostrato alla designer una realtà che ha ancora troppa strada da compiere per poter anche solo menzionare l’uguaglianza di genere.

Una realizzazione amara che ha poi spinto Cormio a protestare contro la vuota apparenza degli elogi in occasione della Giornata Internazionale della Donna, promemoria invece di quanto le donne debbano ancora oggi lavorare doppiamente per poter emergere in un mondo governato da uomini.

La rivelazione di Cormio in realtà non arriva come una sorpresa nel mondo del calcio femminile ma diventa ora una voce differente che si unisce alla costante battaglia per sgretolare le disuguaglianze sociali tra i generi.

Foto: instagram.com/cormio_fanpage/

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