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Mister Alessandro Recenti: “Il Tavagnacco ha grande storia. Il Napoli è la favorita”

Elisa Donda Tavagnacco

Alessandro Recenti è il nuovo volto alla guida tecnica del Tavagnacco per il prossimo campionato di Serie B. Dopo avere maturato esperienze In Italia e all’estero tra Svizzera, Ungheria e Albania, l’allenatore bergamasco riparte dal Friuli e da un campionato equilibrato e di difficile pronostico – anche se mister Recenti ha già le sue favorite.

Il Tavagnacco esordirà in questa stagione nella sfida di domenica in Coppa Italia contro il Napoli e avrà poi un inizio di Serie B non semplice tra Genoa, Lazio, Cittadella e Chievo Verona. Recenti ha però grande fiducia in un gruppo, quasi tutto nuovo e molto giovane, che sta imparando a conoscere. Non esiste un segreto sempre valido per allenare una squadra, perché ogni squadra ha una storia. Queste le dichiarazioni, in esclusiva su L Football, di mister Alessandro Recenti.

Mister Recenti, inizierà a brevissimo la stagione del Tavagnacco. Come è andata questa prima fase di preparazione?

“Sta andando bene, l’abbiamo “terminata” visto che il lavoro di preparazione è sempre un continuo e la preaprazione deve essere atta secondo me già per la prima giornata. Si è lavorato tanto, anche in relazione al fatto che ci sono tante giocatrici nuove, tante di queste molte giovani, ognuna con una sua storia e un suo background. Il primo passo è quello di unire tante persone che non si conoscono per farle diventare un gruppo e poi una squadra”.

Quanto è stata importante la chiamata di un club blasonato come il Tavagnacco?

“Molto, molto. Sono arrivato in una società che conoscevo per la sua storia, per quello che ha fatto nel calcio femminile. Soprattutto, ho avuto questa sensazione di grande serietà, ho parlato con il vice presidente Bonanni e subito mi sono trovato davanti una persona molto seria, che sa perfettamente cosa vuole il Tavagnacco e con cui posso ritrovarmi nel mio modo di lavorare”.

Domenica si torna subito in campo per la prima giornata del girone di Coppa Italia contro il Napoli. Che significato assume per voi questa competizione?

“Partiamo da un fatto molto importante. Abbiamo il girone più difficile della Coppa Italia con due squadre praticamente di Serie A, perché il Napoli sarà pure retrocesso ma per me è la prima favorita per risalire in A. Abbiamo due squadre fortissime quindi. Dobbiamo curare al 100% tutti i dettagli, sappiamo cosa dobbiamo fare e quale sarà il nostro percorso. Questa è la prima partita e giochiamo subito contro una squadra di livello. Cercheremo di andare a giocare rispettando la partita e provando a mettere in campo la nostra qualità”.

In campionato, invece, il Tavagnacco arriva da un nono posto al di sotto delle aspettative. Adesso, però, c’è una squadra completamente nuova.

“Ti dirò, non possiamo confrontare i due campionati. Considera che è rimasta Elisa Donda, che è il nostro capitano e qualche giovane come Silvia Girardi, Francesca Moroso e alcune ragazze arrivate dalla Primavera. Quindi non possiamo parlare dello scorso anno, perché salvo queste ragazze nessun’altra è rimasta. Dobbiamo pensare solo a questa stagione, che sarà impegnativa. Lo scorso anno siamo arrivate none, ma adesso è cambiato tutto, abbiamo cambiato tante calciatrici, lo staff e l’allenatore. Ripartiamo da qui”.

La Serie B sa essere un campionato tremendamente equilibrato. Chi parte però un passo avanti rispetto alle altre?

“Napoli sicuramente è la numero 1, a mio modo di vedere, guardando un po’ la campagna acquisti e tutta la squadra, poi metto sicuramente Lazio, Hellas Verona, Brescia, Ternana, Cittadella e Chievo: queste sono le squadre che possono giocarsi i playoff. Verona, Lazio e Brescia probabilmente hanno qualcosa in più, ma anche Cittadella e Chievo hanno costruito una squadra importante. Sono squadre costruite con calciatrici di Serie A, queste sono un po’ le squadre”.

E il Tavagnacco dove lo mettiamo?

“Noi prima di tutto ci dobbiam salvare e prima ci salviamo prima pensiamo all’obiettivo successivo. Dico sempre: testa bassa e pedalare, ma pedalare tanto. Dobbiamo lavorare come stiamo facendo, perché le ragazze sono bravissime. Primo pensiero, salviamoci. Poi, chissà, pensiamo ad altri obiettivi”.

Avrete un inizio di calendario particolarmente ostico con subito il Genoa, poi la Lazio. Cosa dovrà fare il Tavagnacco per regalarsi un avvio di stagione importante?

“Non sono un allenatore che dice “Tanto dobbiamo incontrarle tutte”, perché non è proprio così. Le devi incontrare sì tutte ma dipende quando e come le incontri. Avremo a inizio campionato quattro squadre forti, partiamo con il Genoa che ha preso il titolo del Cortefranca, ma è una squadra molto buona con un allenatore bravo come Oneto; abbiamo poi Lazio, Cittadella e Chievo che si presentano da sole. Dobbiamo affrontare queste partite come fossero già quelle decisive. L’obiettivo, soprattutto per una squadra che è nuova, è questo: prendere punti e giocare con grande cattiveria agonistica”.

Cosa puoi dirci più in generale di questa nuova squadra? Che sensazioni ti sta dando con il passare degli allenamenti?

“Oltre a essere una squadra nuova e giovane, posso dirti che in questi tanti allenamenti abbiamo potuto vedere le differenze: quando hai tutte ragazze nuove e giovani, le differenze di background, in quello che hanno vissuto si notano e sono totalmente differenti. Pensiamo all’adattabilità del ruolo, a cosa chiede l’allenatore, a tutte queste cose, e il mese che abbiamo fatto è servito esattamente a questo. Dobbiamo fare attenzione questi aspetti, abbiamo diversi individualità buone che possono sicuramente crescere. C’è anche da dire una cosa: il mercato che abbiamo fatto è stato in perfetta sinergia con il vicepresidente, le ragazze che ho a disposizione sono quelle che abbiamo voluto. Questo è un aspetto molto importante, perché le ragazze che abbiamo sono quelle di cui abbiamo discusso a lungo e che volevamo”.

Provando a riallacciare un po’ il nastro, potresti raccontarci alcune delle tue esperienze passate? Hai viaggiato tanto e collezionato tante avventure diverse, anche all’estero.

“Sono stato essenzialmente un allenatore un po’ globetrotter. Mi è piaciuto spesso allenare all’estero, in Svizzera come vice di Tramezzani al Lugano e al Sion, poi ho allenato in Ungheria all’Honved Budapest come vice di Sannino. La mia storia nel femminile inizia nell’U19 della Nazionale albanese come vice di Saimir Keci – oggi direttore generale del Como – dove abbiamo fatto due qualificazioni ai Campionati Europei 2013 e 2014. Poi ho fatto una stagione al Ravenna come allenatore con un terzo posto bello e importante, una breve esperienza al San Marino e alla fine sono tornato in Svizzera al Sion. Quest’anno, però, volevo tornare ad allenare nel calcio femminile, perché l’esperienza mi era piaciuta tantissimo. Questo è un mondo che mi piace, a cui sento di potere dare tanto e che mi ha dato tantissimo”.

Quali caratteristiche non devono mai mancare a una delle tue squadre? Poi si parla tanto di allenatori e della questione “gioco”. Che tipo di calcio devono prediligere le tue calciatrici?

“Dipende sempre dalla squadra che alleni, perché una modalità non va mai bene per un’altra. Credo che una qualità di un allenatore sia quello di conoscere le ragazze, lo spogliatoio e tanti aspetti. Una premessa doverosa: non c’è un modo unico per tutti, le annate sono differenti, abbiamo calciatrici e persone differenti. Bisogna sapere conoscere le proprie ragazze, capire come sono e in linea generale quello che voglio io da loro: la prima cosa che chiedo, sicuramente, è essere propositivi. Significa questo: curare i dettagli in entrambe le fasi e riuscire a proporre un calcio offensivo quando possiamo esserlo, ma di gestione quando dobbiamo lottare. Bisogna sapere leggere la partita, perché non puoi pensare di attaccare o difenderti per 90 minuti: l’unico modo per capire i momenti della partita è lavorare tanto, anche per permettere alle calciatrici di acquisire quella maturità tale da sapere gestire i momenti della gara”.

Manfredi Maria Tuttoilmondo

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