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Mia Hamm compie 50 anni: mezzo secolo di storia del calcio femminile

Compie 50 anni Mia Hamm, una delle più grandi calciatrici della storia e prima vera e propria icona del calcio femminile.

Mariel Margaret Hamm, o più semplicemente Mia Hamm, è nata a Selma, Alabama, il 17 marzo 1972. Quarta di sei figli di Bill e Stephanie Hamm, forse nessuno avrebbe mai immaginato che quella bambina, nata con una malformazione chiamata piede equino-varo-supinato, che durante l’infanzia l’aveva costretta a indossare adeguate scarpe correttive, sarebbe diventata una delle calciatrici più forti e famose di sempre.

Durante la sua infanzia ha vissuto in diverse parti del mondo nelle basi della United Stats Air Force per via del lavoro del padre. Mentre la famiglia si trovava in Italia, a Firenze, la piccola Hamm ha iniziato a giocare a calcio. Tornata negli Usa, in Texas, all’età di cinque anni ha iniziato a giocare in una squadra maschile allenata dal padre, insieme a Garrett, il fratello maggiore da poco adottato.

Il talento di Hamm è talmente evidente che a soli 15 anni e 139 giorni diventa la più giovane calciatrice di sempre ad indossare la maglia della nazionale maggiore degli Usa: il 3 agosto 1987 quando gli Stati Uniti si impongono 2-0 sulla Cina a Tianjin.

Per il suo primo gol bisogna aspettare la diciassettesima presenza: il 25 luglio 1990 quando gli Usa vincono 4-0 contro la Norvegia. Si tratta solo del primo dei 158 gol messi a segno da Hamm nel corso della sua carriera in nazionale, iniziata nel 1987 e conclusasi nel 2004.

Il 18 settembre 1998 in Usa-Russia 4-0, Hamm raggiunge e supera la quota dei 100 gol in nazionale diventatando la prima statunitense (donna o uomo) a riuscirci. È stata la calciatrice più giovane in assoluto a raggiungere questo traguardo mettendo a segno una doppietta e fornendo due assist contro la Russia, con i suoi 26 anni e 185 giorni.

Il 22 maggio 1999, invece, in Usa-Brasile 3-0 l’attaccante classe ‘72 segna il suo gol numero 108 in nazionale che le permette di superare il record di gol internazionali detenuto all’epoca dall’italiana Betty Vignotto. Hamm è rimasta la miglior marcatrice di sempre a livello internazionale fino al 20 giugno 2013, quando è stata superata da Abby Wambach. Oggi è terza in classifica, alle spalle della canadese Christine Sinclair e di Wambach.

Il suo ultimo gol con la maglia a stelle e strisce lo segna il 21 luglio 2004 in una partita contro l’Australia. L’8 dicembre 2004, Hamm gioca invece la sua ultima partita in nazionale davanti ai 15 mila spettatori presenti a Carson. In quel caso gli Usa si vincono 5-0 contro il Messico.

Al momento del suo ritiro Hamm non solo aveva segnato 158 gol in nazionale, ma raggiunto anche 144 assist. E, con 274 presenze, era la seconda calciatrice per numero di presenze nella Uswnt.

Nonostante fosse un’attaccante, soprattutto i primi anni in nazionale ha giocato anche a centrocampo e in difesa. Una volta addirittura anche in porta. L’8 giugno 1995 gli Usa stanno vincendo 2-0 contro la Danimarca nella fase a gironi del Mondiale 1995, a pochi minuti dal termine Briana Scurry viene espulsa e Hamm si infila i guantoni per quelli che ha definito “i più lunghi undici minuti della mia carriera”. Su Youtube si può trovare il video di quei minuti finali.

Mentre è a bordo campo per indossare i guanti e prepararsi ad andare in porta chiede al ct Tony DiCicco: “Non vuoi mettere una vera portiera?”. Il ct avrebbe voluto farlo, ma le fa presente un problema: “Certo che vorrei, ma abbiamo finito le sostituzioni” risponde. Alla fine Hamm riesce a mantenere la porta inviolata e la partita finisce 2-0 per gli Usa.

Con la nazionale statunitense l’ex attaccante ha vinto due mondiali (1991, 1999) e due ori olimpici (1996, 2004). A questi si aggiungono due bronzi mondiali (1995, 2003) e un argento olimpico (2000).

Hamm non è stata solo una leggenda della nazionale statunitense. Tra il 1989 e il 1993 ha giocato con la maglia del college North Carolina con cui ha collezionato 103 (record nella ACC) e 72 assist (record nella ACC), per un totale di 278 (record nella ACC) in 95 partite. Nel suo periodo al college ha perso solo una partita. La numero 19 delle Tar Heels ha vinto per tre volte consecutive l’ACC Player of the Year e anche l’ACC Female Athlete of the Year nel 1993 e 1994. Con la squadra ha vinto quattro volte il campionato NCAA (1989, 1990, 1992 e 1993).

All’epoca in cui Hamm giocava non esisteva un campionato professionistico femminile negli Usa. Per questa ragione lei stessa è stata tra le fondatrici della Women’s United Soccer Association (WUSA), nata nel 2001 e fallita nel 2003. Nel corso delle tre stagioni in cui si è giocato il campionato, Hamm ha infossato la maglia del Washington Freedom segnando 25 gol in 49 presenze e conquistando il titolo nel 2003 (vincendo 2-1 la finale contro l’Atlanta Beat).

Oltre ai trofei di squadra, l’ex calciatrice del Washington Freedom nella sua carriera ha collezionato numerosi premi e riconoscimenti individuali. È stata la prima calciatrice ad entrare nella World Football Hall of Fame (2013). È stata la prima vincitrice in assoluto del Fifa World Player of the Year nel 2001 (e poi nuovamente nel 2002). Insieme a Michelle Akers, è stata l’unica calciatrice nominata da Pelé nella lista dei 135 più forti calciatori viventi stilata nel 2004. Nel 2014 ha ricevuto il Golden Foot Legend Award.

Vincitrice del premio Us Soccer Female Athlete of the Year per cinque volte, è stata inserita nell’Alabama Sports Hall of Fame (2006), nella National Soccer Hall of Fame nel 2007 e nella Texas Hall of Fame (2008), nella National Soccer Hall of Fame (2007) e nella National Women’s Hall of Fame statunitense (2021). Nel 2008 l’immagine della silhouette di Hamm è stata usata come logo del nuovo campionato statunitense, la Women’s Professional Soccer.

I questi premi e riconoscimenti non bastano a far capire l’impatto che Hamm ha avuto fuori dal campo. L’ex numero 9 degli Usa è stata la prima vera e propria icona del calcio femminile. A dimostrazione di ciò ci sono anche le tante pubblicità in cui è apparsa per marchi importanti, tra i quali Nike, Gatorade (con la leggenda del basket Michael Jordan) e Pepsi. Nel 1998 la Mattel ha dedicato la prima soccer barbie proprio a lei. Il primo video gioco per Gameboy Color e Nintendo 64 dedicato al calcio femminile si chiamava Mia Hamm Soccer 64. Secondo ESPN, il titolo del film “Bend it like Beckham” per il mercato statunitense doveva essere cambiato in “Move it like Mia” in onore di Hamm.

La Nike ha nominato il più grande edificio del proprio quartier generale in onore di Hamm. La stessa Hamm ha raccontato al Wall Street Journal di quando un addetto alla sicurezza dell’edificio l’ha fermata per chiederle la carta d’identità. Non avendo con sé il portafoglio ha risposto: “C’è una foto di me sul muro e il nome sulla facciata dell’edificio”.

Hamm è stata l’idolo e il modello di riferimento di un’intera generazione di calciatrici, comprese le giocatrici degli Usa che hanno vinto il mondiale nel 2015 e nel 2019. Tra queste Tobin Heath, che ha raccontato che da piccola aveva proprio una maglia di Hamm. Sam Mewis nel marzo 2019, quando le calciatrici a stelle e strisce sono state chiamate a scendere in campo indossando sulla maglia il nome di una donna per loro d’ispirazione, ha scelto proprio Hamm, suo idolo fin da piccola. Un altro esempio è Rose Lavelle, che, quando aveva otto anni si è presentata a scuola indossando la maglia numero 9 degli Usa per un progetto scolastico: scegliere la biografia del proprio eroe e presentare il libro davanti alla classe vestendosi come l’eroe in questione.

Oggi Hamm è co-fondatrice dell’Angel City FC, co-proprietaria del Los Angeles FC, ambasciatrice globale del Barcellona e siede nel consiglio di amministrazione della AS Roma.

Martina Pozzoli

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