È il 15 dicembre 2019, si gioca l’ultima gara dell’anno al Bozzi di Firenze, e le viola di Cincotta liquidano con un netto 4-0 l’Inter di Attilio Sorbi. Sul tabellino un autogol e la tripletta di una Tatiana Bonetti che viene acclamata dagli spalti e festeggiata per il suo compleanno, con tanto di palloncini a forma di 28. Da qui a poco, il mondo sarà sconvolto dalla pandemia e lo scenario in Serie A cambierà. 

A due anni da quel giorno, Bonetti è la 10 dell’Inter e segna il primo dei tre gol nerazzurri nella vittoria, in extremis, contro la Fiorentina. In mezzo, un travagliato addio a Firenze e una breve parentesi all’Atletico Madrid, tutto alla ricerca di una sola cosa: il gol. 

La vocazione dell’attaccante lombarda è ben chiara fin dagli inizi della carriera. La sua predisposizione a trovare la porta, pur non essendo propriamente una prima punta, quanto una seconda con i piedi buoni, le ha fatto guadagnare il soprannome di ‘‘Veleno’’. Per i latini il veleno era un filtro, amoroso nella maggior parte dei casi, e per indicarne la letalità era necessario corredare il termine dell’aggettivo ‘’malus’’. Ora non serve più: un cross velenoso è quello che fa correre rischi alla difesa che deve spazzarlo, è un quello che ha molte probabilità di diventare fatale, di diventare gol. Può succedere quindi che un’attaccante che ha l’appellativo di Veleno sia un ‘‘malus’’ per chi la affronta e un ‘‘bonus’’ per chi la può avere in squadra. 

Squadre come la Riozzese, dove ha esordito a 16 anni; il Tavagnacco, dove è diventata maggiorenne e ha alzato due Coppe Italia; l’AGSM Verona, dove ha vinto il campionato per la prima volta; la Fiorentina, dove ha fatto il bis scudetto, sollevato per la prima volta la Supercoppa Italiana e allargato la mensola delle coppe nazionali; e l’Inter, dove sta vivendo la sua seconda giovinezza. 

Proprio con la maglia dell’Inter, Tatiana Bonetti, nella scorsa gara contro l’Empoli, ha timbrato il trecentesimo cartellino nella massima serie. Il suo è stato come il ritorno di un profeta in patria. Prima di approdare a Milano, infatti , per alcuni mesi ha giocato con l’Atletico Madrid, senza riuscire però ad avvelenare abbastanza il piede. Dopo neanche dieci apparizioni, e nessuna rete, il suo destino l’ha riportata in Italia, in una squadra che in avanti è chiamata a fare a meno di una sua ex compagna, la stessa che aveva superato per numero di gol il primo anno in viola. L’uscita di scena di Ilaria Mauro mette tutto il peso offensivo sulle spalle, di fattezze mingherline e di esperienza giganti, di Tatiana Bonetti.  

Il percorso di maturità della fantasista nerazzurra è infatti iniziato molto presto. Nel 2008, a 17 anni non ancora compiuti, si è laureata campionessa d’Europa Under 19, in Francia, segnando la prima rete azzurra nella competizione, al novantesimo, nella prima gara del girone contro la Norvegia, poi finalista. 

Un brivido, quello della zona cesarini, che corre sulle schiene sia giovani che navigate. È l’11 dicembre del 2021, l’Inter ospita il Sassuolo di Piovani, seconda forza del campionato, e, dopo l’iniziale vantaggio, pare essere condannato alla sconfitta da una prodezza da 10 di Dubcova. Al 90’ però, il dente avvelenato di Bonetti scalda il piede da fuori, un po’ con la forza della disperazione e un po’ con la rabbia, e trova il gol che vale un punto, e il morale, per una stagione da locomotiva del suo gruppo. Quattro giorni dopo compie 30 anni, praticamente metà dei quali sui campi da calcio della Serie A, e prima ancora di arrivare ai 31, festeggia le 300 presenze, dieci volte i suoi anni. 

Marialaura Scatena
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Photo LiveMedia/Francesco Scaccianoce

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