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Senza nome e identità. La calciatrice Giorgia Bracelli ci racconta la storia del Leyton Orient

Quando affermiamo che il calcio femminile ha recuperato alcuni dei valori più genuini e originali di questo sport, non intendiamo abbondare di retorica. Quando riconosciamo in questa realtà il puro e semplice amore per lo sport prima di qualsiasi altra forma di interesse, esprimiamo ammirazione, certo, ma anche una conseguente denuncia. Perché fin dall’alba dei tempi, questa motivazione è stata utilizzata come maggiore limitazione del calcio femminile, approfittando della passione di queste atlete per relegarle alla più bassa forma di dilettantismo. La calciatrice ancora oggi non viene riconosciuta come degna professionista, rispettata come tale e di conseguenza retribuita come meriterebbe.

Ci troviamo in Inghilterra, sul quarto gradino della piramide della Federazione Calcio Inglese (FA), la FA Women’s National League. Nella Divisione 1 Sud-Est milita il Leyton Orient Women’s Football Club, una squadra dilettantistica nata nel 2015 esclusivamente come espressione di un sogno, di un progetto che è diventato sempre più concreto. Associandosi solo in maniera nominale all’omonimo club di calcio maschile, il team femminile è completamente indipendente e finanziato in maniera autonoma dalla leadership interna del gruppo e da investitori volontari.

Fin dal principio però, la rosa del Leyton Orient WFC non ha fatto altro che dimostrare impegno, lealtà e dedizione. Gli obiettivi realizzati, i traguardi raggiunti, le vittorie conquistate (come l’Isthmian Cup nella stagione 2018/19), ogni singolo passo compiuto dal gruppo femminile del Leyton Orient WFC era stato reso possibile esclusivamente dalla passione di atlete che continuavano a dare tutto senza mai pretendere nulla in cambio.

Ma per quanto questa storia possa apparire genuina e pura nella sua essenza, è in realtà una testimonianza reiterata della totale mancanza di attenzione e riconoscimento che il calcio femminile affronta ancora oggi. Ignorate per tutta la durata della loro esistenza dal 2015 fino ai giorni nostri, le calciatrici del Leyton Orient WFC hanno ricevuto nelle ultime settimane il primo e unico contatto da parte del club ma non si trattava di un ringraziamento o di un attestato di stima.

Il Leyton Orient FC ha infatti deciso con effetto immediato di creare e gestire personalmente una divisione femminile del club, a partire da un’accademia di sviluppo per tutte le età comprese dai 9 ai 18 anni fino ad arrivare a una nuova squadra femminile che comincerebbe il suo percorso dal sesto gradino della piramide della Federazione. E in questo piano apparentemente così innovativo e fondamentale per l’evoluzione del calcio femminile non rientra più il Leyton Orient Women’s FC.

Abbiamo parlato con Giorgia Bracelli, calciatrice italiana della squadra, che ci ha raccontato in esclusiva la sua esperienza nel Leyton Orient e ci ha offerto una testimonianza concreta delle ingiustizie e delle disuguaglianze perpetrate nei confronti del calcio femminile e in particolar modo del suo team.

Partiamo dal principio se ti va: mi racconti un po’ delle origini della squadra?

“La squadra è stata fondata nel 2004 da due ragazze svedesi, Andrea Berg e Karin Revelj, ed è nata come KIKK, che significa Kick In Kulan i Krysset (espressione svedese che si traduce con “fare goal all’angolino”). La squadra è poi diventata Leyton Orient nella stagione 2015-16, quando Chris Brayford (tuttora manager/allenatore della prima squadra) ha approcciato Leyton Orient FC e chiesto a loro la possibilità di giocare con lo stesso nome.

Da allora abbiamo due squadre: la prima squadra, che disputa il campionato FA Women’s National League Div 1 South East (quarta divisione) e la seconda squadra, che partecipa all’omonimo campionato per le “Reserves” team.”

Tu hai disputato la tua prima partita nel 2020, nel match contro AFC Basildon, in cui il LOWFC ha subito una difficile sconfitta per 2-0. Com’è stata la tua esperienza durante questo periodo?

“Io ho iniziato a giocare per LOWFC nel gennaio 2020, appena trasferita a Londra. Nonostante non abbia disputato molte partite ufficiali, a causa della pandemia e dei ripetuti lockdown, mi sono ambientata facilmente nel gruppo, e mi sono subito sentita a casa nel club. Un aspetto che mi piace particolarmente del club è la sua diversità: siamo ragazze di tantissime nazionalità diversi, che hanno avuto percorsi di vita completamente diversi, unite dalla stessa passione. Durante i difficili mesi di lockdown abbiamo continuato ad allenarci in modo virtuale, svolgendo allenamenti di forza e resistenza due volte a settimana su Zoom. Continuare ad allenarsi insieme alle compagne durante questo periodo è stato incredibilmente importante, ed è stato fondamentale per rafforzare lo spirito di squadra.”

Essendo il LOWFC una squadra indipendente, che tipo di risorse e strutture erano messe a disposizione del team?

“È il nostro manager, Chris Brayford, ad occuparsi dell’organizzazione delle risorse, della prenotazione dei campi di allenamento, e della gestione del club. Un ruolo sicuramente non facile, visto l’elevato numero di squadre che esistono a Londra, tutte in cerca di strutture e impianti sportivi. Non condividiamo nessuna struttura sportiva, né campi di allenamento, con il club maschile – l’unica cosa che accomuna noi e i nostri colleghi uomini è la maglia che indossiamo, e la passione che mettiamo in campo.”

In questi giorni, il Leyton Orient FC ha comunicato ufficialmente l’intenzione di fondare una nuova sezione femminile sotto la loro gestione, dotata di un’accademia giovanile e di un programma di sviluppo. Ma quali sono le conseguenze per la tua squadra?

“La decisione presa da Leyton Orient FC ci ha colto di sorpresa – non siamo stati consultati prima della scelta, la quale ci è stata comunicata senza preavviso martedì 20 aprile. Le conseguenze per la nostra squadra sono notevoli: LOFC ci ha di fatto privato dell’abilità di poter rappresentare il club, di poter utilizzare il suo nome e di condividere la sua identità. E non è tutto – ora ci troviamo costrette a dover lottare per la nostra esistenza stessa. Entro il primo maggio, dobbiamo preparare tutti i documenti necessari per fare richiesta alla FA (Football Association) di iscriverci con un nuovo nome, per fare in modo che possiamo partecipare alla prossima stagione di National League.

Abbiamo offerto a LOFC la possibilità di prendere in mano il nostro titolo sportivo, così da incorporare il club femminile all’interno della loro struttura. LOFC ha rifiutato categoricamente di considerare questa offerta, e ora ci ritroviamo ad essere un club senza nome.”

Il LOWFC aveva appena raggiunto per la prima volta il terzo turno di Vitality’s FA Cup, il round immediatamente precedente all’entrata delle squadre professioniste di WSL e Championship. Cosa succederà adesso al team?

“Al momento, a causa dell’annullamento del campionato e della recente eliminazione dalla Vitality FA Cup, continueremo ad allenarci, e a disputare amichevoli. Cosa più importante, però, sarà assicurarci che il nostro club continuerà ad avere un futuro, e che potremo disputare il campionato di National League 2021-22. Uno degli aspetti positivi di questa situazione è senza dubbio che il nostro spirito di squadra è più forte che mai: ci sentiamo molto unite, e vogliamo continuare a combattere affinché altre squadre non debbano subire ciò che stiamo vivendo noi ora.”

Personalmente, come hai vissuto questo cambiamento così improvviso? Il calcio femminile europeo ha compiuto tanti passi avanti negli ultimi anni ma nei primi livelli del circuito il movimento è ancora fortemente arretrato, cosa deve cambiare?

“Personalmente, ho vissuto questo cambiamento come l’ennesima mancanza di rispetto nei confronti dello sport femminile. L’aspetto che mi rattrista di più è che non sono nemmeno così sorpresa: nonostante il calcio femminile, in Inghilterra come nel resto dell’Europa, abbia compiuto dei grandi passi avanti negli ultimi anni, continua ad essere considerato uno sport di seconda classe. E questo non succede solo nei livelli inferiori della piramide, ma anche sulla cima. Le calciatrici del Birmingham City FC, squadra di massima serie, hanno recentemente inviato una lettera aperta al loro consiglio d’amministrazione, nel quale hanno denunciato le condizioni di lavoro che sono costrette a sopportare, e la mancanza di professionalità nel modo in cui vengono trattate. C’è tanto che deve cambiare, nel calcio come nella società: un primo passo in avanti sarebbe riconoscere le atlete con il rispetto che meritano. Perché in fondo non è una questione di soldi, ma semplicemente una questione di rispetto.  Il calcio femminile merita di meglio, le future generazioni meritano di meglio. È per questo che non staremo in silenzio di fronte a questa ingiustizia, e continueremo a raccontare la nostra storia – per fare in modo che club come LOFC non la facciano franca.”

Quali erano i progetti della squadra prima di questo capovolgimento di fronte?

“Come squadra avevamo (e continuiamo ad avere) grandi ambizioni: vogliamo vincere il campionato di National League, salire di categoria, e competere il più a lungo possibile in competizioni come la Vitality FA Cup. Questo capovolgimento di fronte non ha fatto altro che rafforzare il nostro desiderio di dare il massimo nella prossima stagione, per mandare un segnale ancora più forte a tutti coloro che non credevano in noi e nel nostro club.”

Cosa si può fare concretamente per agevolare il re-brand della squadra e mantenere il posto nella FA Women’s National League?

“Fortunatamente la nostra squadra e il nostro staff si sono dati subito da fare per agevolare questo re-brand, e iniziare discussioni con la FA riguardo il nostro futuro. Ovviamente non sarà una transizione semplice, ma il caloroso sostegno che abbiamo ricevuto da parte comunità del calcio femminile in questi giorni è un buon punto di partenza per assicurare la sopravvivenza del nostro club.”

Vedi ancora il tuo futuro in Inghilterra o non escludi altre opzioni?

“Per ora, il mio futuro lo vedo ancora in Inghilterra. Il lavoro e la mia vita sono qui, e mi trovo molto bene a Londra. Questo non esclude però altre opzioni – con lo smart-working, e le possibilità di lavorare ovunque nel mondo, apre un sacco di nuove strade. Chissà!”

Le parole di Giorgia Bracelli non hanno fatto altro che confermare gli aspetti migliori e peggiori del calcio femminile. C’è una visione incredibilmente lucida e consapevole di questo sport nelle sue affermazioni ma al tempo stesso c’è ancora speranza, ci sono esattamente quel trasporto emotivo e quella volontà di continuare a vivere il calcio che diventano contagiosi, che rendono squadra e tifosi parti complementari di una stessa realtà.

Giorgia ha inoltre correttamente puntualizzato quanto anche nella serie maggiore della Football Association la condizione di molte squadre sia ben lontana dal raggiungimento di una distribuzione equa delle risorse. Non dimentichiamo che il Tottenham Hotspur Ladies Football Club ha avuto “bisogno” dell’arrivo e dell’intervento attivo di Alex Morgan per concedere alla squadra di condividere il centro di allenamento con il team maschile. Ma in una lega che si vanta di essere diventata una delle migliori al mondo, non si può attendere l’arrivo salvifico di una campionessa mondiale per migliorare le condizioni di lavoro delle calciatrici, così come non si può continuare a posticipare una buona parte della stagione invernale per l’impossibilità dei campi di reggere le temperature inglesi.

Raccontare la storia dell’ormai ex Leyton Orient Women Football Club e farlo grazie al coraggio e alle conoscenze di Giorgia Bracelli è necessario per chiunque sia innamorato di questo sport, per testimoniare in prima persona quanta strada ci sia ancora da compiere prima di poter davvero utilizzare termini come “professionismo” e “uguaglianza”.

Rita Ricchiuti
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