Pernille Harder

Bertie Charles Forbes era un giornalista scozzese emigrato a New York  dove si è creato il suo sogno americano. Nel 1917 infatti, dopo essersi occupato delle parole dell’economia in giro per il mondo, ha fondato quella che oggi tutti conosciamo come Forbes. Dire Forbes nel mondo della finanza a quei tempi era come dire Gertrude Stein nei salotti degli artisti. Per questo, dopo oltre cento anni, se Forbes dice che Harder è nella lista degli sportivi U30 più influenti e rivoluzionari, ci possiamo fidare. 

In realtà che Pernille Harder fosse un fiore all’occhiello del calcio femminile europeo e mondiale lo avevamo già capito, noi italiani anche a nostre spese. Quella scritta da Forbes è una grande verità ma non era del tutto scontato leggerla. Le controversie  intorno alle liste nel tempo son state tante. Hanno tendenzialmente riflesso la realtà del quotidiano riservando alle donne e alle minoranze pochi posti a sedere nelle classifiche stilate, sia sedie che divani. Uno sguardo più attento negli ultimi periodi ha fatto sì che la rivista inaugurasse classifiche specifiche. Nel 2020 cento donne sono state citate “Power Rising: These Are The Women To Watch” e, quest’anno, si è pubblicato “Black Futures Month: 8 Black Entrepreneurs to Watch”. Buone idee ma forse l’impatto della semplice presenza di una o più donne meritevoli nel più classico dei format è maggiore.

La presenza di Harder è importante per un gran numero di ragioni, forse non circa trecentomila, come le sterline che ha usato il Chelsea per strapparla al Wolfsburg l’estate scorsa, ma tante. B. C. Forbes, analizzando i dati del calciomercato maschile e femminile, avrebbe saputo restituire con le giuste proporzioni l’affaire epocale. In generale però, è chiaro che il trasferimento della danese in Premier è come la mattonella di banconote della pensione della nonna il giorno della laurea: si vede una o due volte nella vita, se tutto va bene. Quindi Harder è li per un pugno di dollari?

Nient’affatto, anche perché sono davvero molti meno di quelli che possiede chi finisce nella classifica delle personalità più ricche, cavallo di battaglia della rivista. Harder è lì perché, con lei, per la prima volta le prestazioni di una calciatrice sono state valutate con più zeri e meno chiacchiere. Se fosse un fatto di soldi Pernille e socie si sarebbero estinte da tempo come i dinosauri. C’è dell’altro. Le qualità in campo, che le son valse il record di due premi UEFA Women’s Player of the Year, sono indiscutibili ma la giovane blues gioca e segna anche nel sociale, a tutto tondo. Qualche mese fa sul suo profilo Twitter si è fatta promotrice di una significativa iniziativa a sostegno di quanti convivono giornalmente con l’ostilità altrui che circonda il loro bisogno di esprimere liberamente la propria sessualità. Ha twittato: 

“I’m lucky to have a family who was nothing but happy for me when I came out 7 years ago. I know a lot of people are struggling to tell their friends and families they are gay, which must be the worst feeling I can imagine. To come out should feel natural to anybody and likewise be accepted by everyone. For the next hours, Magda Ericsson and I will open our dm’s for anyone who struggles to come out, want to know about our experiences or just look for a good advice on Valentine’s Day.’’

Se il prezzo del suo cartellino era una novità per le donne e più che usuale per gli uomini, in questo caso è esattamente il contrario. Appena un anno fa, un anonimo calciatore militante in premier league, in una lettera dichiarava:

”Solo i membri della mia famiglia e un ristretto gruppo di amici è al corrente della mia sessualità. E’ un incubo, giorno dopo giorno. Ho il terrore che dire la verità renda le cose ancora peggiori. E il mio cuore ogni tanto mi dice che dovrei fare coming – out, ma la testa mi dice ” perché rischiare?” La verità è che credo che il calcio sia ancora pronto per i coming – out. Ci sono ancora troppi pregiudizi.”

Non è una gara di coraggio, è una questione di contesto, di ecosistemi direbbe la biologia. Nessuno all’interno del proprio ecosistema vive totalmente isolato e avulso dal circostante, ma c’è una differenza tra l’essere passivi e il reagire. Ed è per questo, ad esempio, che nella stessa lista è presente uno come Marcus Rashford. Il giovanissimo calciatore del Manchester United infatti, è in prima linea nella raccolta fondi per la beneficenza alimentare e in procinto di scrivere una serie di libri per bambini.

Perché i temi sociali e culturali sono praticamente inesauribili, sotto gli occhi di tutti eppure sono in pochi quelli che riescono davvero a sporcarsi le mani coerentemente. Tra questi, appunto, la stella del Chelsea, membro del Common Goal, di cui la UEFA qualche giorno fa scrive: “How brilliant is Chelsea’s Pernille Harder?” 

Sono quelle domande senza risposta, a tratti retoriche, su cui però è bene riflettere, non fosse altro per capire che l’importante non è finire su Forbes ma il perchè ci si finisce. Ma soprattutto c’è da chiedersi perché stupisce oltremodo una qualsiasi impresa se a compierla è un giovane. Alessandro Magno a sedici anni ha avuto la reggenza della Macedonia e Michelangelo a ventitré ha scolpito la Pietà. Sarà pur vero che non tutti abbiamo Aristotele come precettore e che i tempi sono cambiati, ma gli anni passano con la stessa cadenza e il fatto che in media ne viviamo di più non ci rende inadatti o meno pronti.

Marialaura Scatena
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