Se l’incontro tra Houston Dash e Chicago Red Stars aveva fatto presagire un avvio blando del torneo, la conseguente seconda partita ha ribaltato la situazione. Dopo un pacato 0-0 inaugurale infatti, il match tra Portland Thorns e Kansas City si è rivelato più inaspettato e acceso del previsto.
Per quanto infatti il team dell’Oregon porti sempre con sé spettacolo e divertimento, l’esito della gara ha sorpreso tutti e non per il risultato. Ma in fin dei conti, la NWSL non è mai entrata in scena senza far rumore e anziché introdurre con calma la nuova stagione, ha deciso di travolgerla direttamente.
Quando il Providence Park ha riaperto le sue porte alla lealtà e al supporto infaticabile dei Riveters, l’obiettivo era quello di tornare a casa e colmare le distanze del 2020. Sostenuto dalla tifoseria forse più corposa e appassionata dell’NWSL, nata in una delle città statunitensi che presentano una cultura calcistica profonda, il Portland Thorns è oggi un club veterano della lega nonché una delle teste di serie del campionato.
Ma primo ospite del celebre stadio era il Kansas City NWSL, una squadra che si presenta come un ricordo, di ciò che era lo Utah Royals e di ciò che aveva significato il Kansas stesso durante i primi anni della lega, un team vincente che aveva vantato tra le sue fila colonne della Nazionale Statunitense Femminile.
Entrambe le squadre sono scese in campo con uno standard 4-3-3. L’organico del team di casa è apparso certamente più solido e ricco di risorse di quello a disposizione degli ospiti, nonostante le pesanti assenze impegnate con le rispettive nazionali.
Considerato il tecnico più esperto e capace dell’NWSL, Mark Parsons ha ritrovato tra i pali Adrianna Franch, reduce da un grave infortunio al ginocchio, mentre la backline a quattro difensori ha visto schierate Kelly Hubly e Natalia Kuikka come centrali e Madison Pogarch e Christen Westphal come terzini rispettivamente destro e sinistro. È a centrocampo però che il Portland ha presentato immediatamente una minaccia già in partenza difficile da superare, con Rocky Rodriguez perno centrale in stile Lindsey Horan e Celeste Boureille e Meghan Klingenberg come laterali esterni, quest’ultima in una posizione più avanzata rispetto al passato che lasciava presagire un pericolo offensivo maggiore. Il tridente d’attacco spinge in avanti le punte Simone Charley e Tyler Lussi mentre Marissa Everett resta un passo indietro, come “finto” 9, nel ruolo di solito occupato dal capitano Christine Sinclair.
Il Kansas City si è affidato invece ad Abby Smith come estremo difensore, alle spalle di una backline di stampo Utah, con l’esperienza di Rachel Corsie e Kate Del Fava come coppia centrale e l’intraprendenza di Kristen Edmonds e Michelle Maemone come terzini. Il centrocampo è retto da Gaby Vincent, Victoria Pickett e Maddie Nolf mentre l’offensiva è affidata alle ali Michele Vasconcelos e Brittany Ratcliffe ma soprattutto alla leadership indispensabile di Amy Rodriguez.
Le prime battute della gara non sono illusorie. La squadra di Parsons possiede il campo, è precisa, tecnica, organizzata ma soprattutto offre una serie di possibilità offensive grazie proprio a un baricentro alto sostenuto sia al centro che sulle fasce. La velocità di Simone Charley garantisce una progressione interessante al secondo minuto mentre Everett tenta una battuta dal limite dell’area che supera di poco la traversa.
Il Portland sta solo riscaldando i motori ma la preparazione della squadra di Parsons è fin troppo evidente. E la prova arriva proprio all’ottavo minuto, quando grazie a una punizione laterale a circa 10 metri dal limite dell’area, Klingenberg mette al centro una palla dalla traiettoria perfetta che trova il colpo di testa puntuale di Rocky Rodriguez e porta le padrone di casa in vantaggio. Il calcio piazzato è un marchio di fabbrica dell’allenamento delle Thorns, Klingenberg è un’artista impeccabile nell’architettura del cross al centro dell’area, solitamente raccolto da Horan, questa volta sostituita proprio dalla centrocampista costaricana.
Il Kansas prova a reagire, il centrocampo è propositivo ma deve agire sulle fasce di Edmonds e Nolf o con lanci lunghi volti a trovare Rodriguez o Ratcliffe, poiché le maglie del Portland si stringono bene e rendono impossibile una costruzione centrale e con palla a terra.
Le ospiti del Providence appaiono mancanti di quelle opzioni offensive di cui il Portland invece è colmo. Nolf e Rodriguez spingono la squadra e provano ad alzare il baricentro ma i tentativi, quando superano la backline rivale, non preoccupano particolarmente Franch, che quando viene chiamata in causa risponde ad ogni modo con solita attenzione.
Klingenberg e Rodriguez dominano nel mezzo del campo, sono loro a definire con straordinaria sintonia tutte le azioni d’attacco costruite dalle Thorns. Il numero 24 del team di casa è una minaccia costante nella sua posizione laterale avanzata, lavorando da ala e tagliando facilmente la difesa per immettersi in area.
Anche Christen Westphal sfrutta la sua fascia come supporto offensivo, trovando un paio di volte Simone Charley che viene ostacolata proprio in dirittura d’arrivo.
Il Kansas tenta timide costruzioni ma al 40’ un passaggio debole nella propria metà campo viene intercettato da Marissa Everett. Charley raccoglie il recupero e apre per Lussi, che serve con precisione Klingenberg, scattata in avanti con puntualità e visione di gioco. Il pallonetto in area per Everett è disegnato e dopo un rimbalzo, l’attaccante tira a volo vincendo le resistenze del difensore e superando Abby Smith. Ma se la rete non viene convalidata per fuorigioco, resta impressa l’attenta e immediata controffensiva delle Thorns, che con un fraseggio preciso confezionano un’azione ideale.
Rientrate dagli spogliatoi per la seconda frazione di gioco, il Kansas prova a farsi vedere in attacco ma con poca incisività. Un evento però preannuncia la debacle successiva. Simone Charley, raccogliendo un passaggio filtrante troppo lungo, prova ad arrivarci con il piede troppo alto e la gamba eccessivamente tesa, colpendo inevitabilmente Smith in uscita. Il fallo è pericoloso e Charley viene punita con il cartellino giallo.
Ad ogni modo l’ammonizione non sembra scuotere troppo la concentrazione delle Thorns. Sette minuti dopo infatti, in seguito a un possesso palla costante, al 58’, Westphal lascia partire un cross definito in area, su cui Tyler Lussi arriva di testa sfuggendo a due difensori. È l’eroina della partita contro l’Orlando Pride del 2019, della vittoria per 4-3 agguantata all’ultimo minuto di recupero. Lussi si ripete, facendo esplodere il Providence Park seppure colmo solo in parte per sicurezza.
Ma il gol del raddoppio scompone per un momento l’ordine difensivo del Portland e mentre la backline lascia giocare troppo il tridente d’attacco del Kansas, Brittany Ratcliffe, esterna, riesce a servire un pallone al centro nonostante la doppia copertura. Amy Rodriguez è intenibile e approfitta di una debolezza difensiva per raccogliere un rimbalzo e ribattere a rete.
L’apporto di Rodriguez alla gara e al movimento dell’intera squadra è assoluto. Esperta e infaticabile, l’ex attaccante della Uswnt è una conferma reiterata, leader morale e concreto del gruppo fin dai tempi dello Utah.
Di fronte alla crescita del team ospite, Parsons inizia a cambiare l’undici in campo. Inserendo Morgan Weaver per Everett, Lussi diventa il 9 e Weaver prende il suo posto come striker. Anche Klingenberg, gladiatrice, lascia il posto all’esperienza di Angela Salem.
Morgan Weaver è uno dei talenti più giovani del Portland, reclutata durante le College Draft del 2020. Veloce e intuitiva, Weaver risulta spesso imprendibile ma per ben tre volte è mancante della determinazione necessaria per la finalizzazione.
Ma al 90’ le dinamiche della gara cambiano improvvisamente e anche ingenuamente. Nonostante il possesso palla del Kansas City sia al limite della loro stessa area di rigore, in un tentativo esagerato di pressing in attacco, Simone Charley prova a riprendere palla con un tackle non necessario alle spalle, leggero ma impreciso ed evitabile. Il secondo cartellino giallo è scontato e le Thorns restano in 10. Ma dopo deboli proteste, anche Mark Parsons viene allontanato da bordocampo.
Il peggio non è superato però. Al 92’ infatti la gara precipita. A soli due minuti dalla fine, una punizione porta l’azione all’altezza della bandierina, dove la palla viene contesa da quattro calciatrici. Kansas City libera ma restano indietro Edmonds e Weaver che si scontrano sulla linea laterale. Quando si rialzano, Weaver ostacola col corpo, e con una spinta non troppo celata, la ripresa della corsa di Edmonds, che in quel momento perde lucidità e calma. Reagendo in maniera spropositata, Edmonds spinge vigorosamente Weaver mettendole le mani al volto e dando inizio a un alterco che l’arbitro non sa tenere sotto controllo.
La debolezza e l’incertezza della direzione arbitrale peggiorano gli equilibri finali della partita. In una situazione di evidente insicurezza, l’arbitro decide per una doppia espulsione prima del triplice fischio.
Le Thorns portano a casa i primi tre punti del torneo ma alla gioia di una vittoria vissuta sotto gli occhi e le esultanze dei Riveters si accompagna un’inevitabile polemica. Il club è pronto ad appellarsi per chiedere una revisione dell’espulsione di Weaver ma se il fallo di reazione di Edmonds è evidente, lo è anche il contrasto della giovane Thorn, punibile forse con un giallo più che con un rosso.
La seconda partita della Challenge Cup sembra compensare in emozioni lo 0-0 tra Houston e Chicago. La prestazione del Portland Thorns è quasi impeccabile ma alla presenza sul campo organizzata e altamente tecnica corrisponde anche una mentalità a tratti precaria. Il Kansas City dovrà affrontare una necessaria fase di rodaggio e ricostruzione ma i segnali sono positivi, anche se Amy Rodriguez non può restare l’unico perno a supporto di tutta la formazione. Eppure, se queste sono le premesse di questa Challenge Cup, mettiamoci comodi e prendiamo i pop corn perché lo spettacolo è appena cominciato.
Rita Ricchiuti