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Gli obiettivi dell’Inter tra, budget, professionismo, diritti tv e sponsor. Intervista esclusiva a Ilaria Pasqui

Inter femminile

Nel 2018 l’Inter Women ha strutturato un progetto triennale per che prevede come obiettivo principale la crescita delle proprie giovani, la loro formazione e maturazione in modo tale da avere negli anni successivi una base solida di calciatrici italiane di talento a cui affiancare stagione dopo stagione calciatrici – italiane e straniere – già di livello internazionale e, nel contempo, continuare a investire nel Settore Giovanile mantenendo così uno sguardo verso il futuro.

È un progetto che dimostra coraggio e lungimiranza da parte del Club e richiede tempo per le atlete per consentirne la crescita in un ambiente ideale. L’Inter è quindi in linea con questi obiettivi anche se, dopo la prima stagione sportiva in cui si è ottenuta la promozione in serie A, sono sopraggiunte alcune difficoltà legate alla pandemia che ha interrotto la stagione 2019/2020, privando così le calciatrici di quasi un intero girone di ritorno in cui continuare a crescere.

Il percorso è quindi ripreso in questa stagione e la rosa è stata potenziata, ma purtroppo la squadra ha avuto numerosi e gravi infortuni di giocatrici importanti sia da un punto di vista tecnico che esperienziale per le più giovani.
L’Inter ha fatto il suo ingresso in serie A dopo che altri importanti sodalizi erano già presenti da anni, le strade potevano essere due: andare a prendere numerose giocatrici dall’estero o valorizzare il proprio vivaio, il Club ha scelto la seconda con l’idea di creare basi solide e poi di dare continuità con innesti di qualità.
Oggi su 24 atlete a disposizione della prima squadra ben 12 provengono dal settore giovanile.

Di questo e tanto altro ancora ne abbiamo parlato con Ilaria Pasqui Head of Women Football di FC Internazionale Milano

La qualificazione alle semifinali di Coppa Italia è stata una sorpresa o un obiettivo raggiunto?
“È la conseguenza del lavoro svolto dalle calciatrici e dallo staff in questi mesi e della crescita umana e sportiva, sia nelle individualità che come gruppo; le ragazze e lo staff sono sempre rimaste compatte anche quando i risultati faticavano ad arrivare. Più che un obiettivo o una sorpresa è quindi un punto di partenza per tutti noi per continuare a lavorare con determinazione nella giusta direzione e provare a toglierci soddisfazioni maggiori”.

Quali sono state le maggiori criticità da affrontare per un campionato in era Covid?
“Le difficoltà sono legate alle restrizioni quotidiane a cui staff e calciatrici devono adeguarsi, agli isolamenti in caso di positività, al non poter vivere i momenti di aggregazione come tutti noi siamo abituati a fare, e lo sport è soprattutto condivisione. Per il Club la pandemia ha comportato un ulteriore impiego di risorse per rispettare, in maniera ottimale, i protocolli approntati dalla Federazione e garantire la salute di atlete e staff, una maggiore attenzione nell’organizzazione delle trasferte, delle gare e della quotidianità della squadra. Da un punto di vista sportivo il Covid condiziona le possibilità di scelta a disposizione degli allenatori. Noi come altre squadre abbiamo avuto diverse assenze per periodi prolungati durante la stagione, le ultime in ordine di tempo sono Flaminia Simonetti ed Eva Bartonova. Ma più che alle difficoltà preferisco pensare che avere l’opportunità di giocare in periodo così difficile è un successo e un grande stimolo per tutti”.

Quali sono gli obiettivi futuri dell’Inter? È ipotizzabile un aumento del budget a disposizione per ridurre il gap con le migliori squadre italiane?
“L’obiettivo dell’Inter non può che essere quello di vincere, ne siamo perfettamente consapevoli. Oggi la nostra vittoria è legata al raggiungimento degli obiettivi citati. Noi tutti pensiamo e speriamo che queste siano le fondamenta per “altre” vittorie e in futuro occorrerà fare ulteriori passi in avanti. Per quanto riguarda gli investimenti da parte del Club, credo che saranno proporzionali agli obiettivi che lo stesso Club intenderà prefiggersi per i prossimi anni”.

Siete soddisfatti dei numeri in termini di audience su Inter Tv e sui social con il profilo Twitter dedicato alle Women?
“Nonostante la squadra femminile militi nella massima serie da solo un anno e mezzo, siamo molto contenti del numero di tifosi che ci seguono assiduamente sui canali social. Merita una particolare attenzione il profilo Twitter Inter Women, l’unico nostro canale dedicato esclusivamente alla compagine femminile. Secondo il report IQUII, che evidenzia tutte le variazioni percentuali dei profili delle squadre di Serie A Femminile, nel mese di febbraio il canale Twitter di Inter Women ha avuto una crescita del +4.43% posizionandoci al primo posto nella classifica delle squadre più cresciute nel panorama italiano. Da notare che il report tiene conto della somma di tutti gli account social (TW, FB, IG e YT), e per l’Inter femminile si parla quindi del solo canale Twitter. Gran parte del merito è dovuto alla quantità e alla qualità dei contenuti deliverati durante questo periodo. Abbiamo avuto un grande riscontro sulle nostre piattaforme anche durante i match di andata e ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia giocati contro la Fiorentina: sommando tutti i contenuti postati la reach è stata di 3.9 milioni di utenti. Ciò significa che c’è grande richiesta di calcio femminile da parte del nostro pubblico e dai dati in nostro possesso abbiamo notato che si stanno avvicinando a questo sport moltissimi giovani. Per quanto riguarda Inter TV, per il mese di gennaio, i match di campionato disputati contro Juventus e Fiorentina sono risultati rispettivamente il terzo e il quinto contenuto più visto sul canale lineare, che non è mai sceso sotto le 25mila visualizzazioni di share, con picchi di 70mila. Anche “In Her Shoes”, format di Inter TV disponibile sul VoD (Video On Demand) di DAZN, ha fatto registrare un buon riscontro in termini di views.
La capacità di attrarre un numero sempre crescente di spettatori sia negli stadi, quando potremo riaprirli, che sulle varie piattaforme di comunicazione è un passaggio fondamentale per la crescita dell’intero sistema.
Anche in questo campo l’Inter ha adottato una strategia ben precisa, che ha iniziato a dare i suoi frutti ma che è solo l’inizio di un percorso che speriamo possa continuare a crescere”.

Può tracciare un bilancio della sua esperienza come consigliere della Divisione Calcio femminile?
“Il mio è un bilancio certamente positivo che non può essere circoscritto a questi due anni e mezzo come consigliere della Divisione Calcio Femminile, ma deve essere esteso al rapporto di collaborazione che ho avuto con la FIGC prima di iniziare la mia esperienza con l’Inter. Mi riferisco in particolare al periodo dal 2015 al 2018 in cui sono state introdotte le norme che hanno obbligato i club professionistici ad avviare il Settore Giovanile femminile e hanno consentito loro di acquisire il titolo sportivo di club femminili, sono state fatte alcune modifiche normative che hanno migliorato la disciplina dei rapporti tra società e calciatrici, è avvenuta la riforma dei Campionati di Serie A e Serie B e si è adottata la delibera che ha previsto l’inquadramento della Divisione calcio Femminile sotto l’egida della FIGC. L’aver dato il mio contributo in questi passaggi decisivi è motivo di grande soddisfazione. La svolta definitiva si è avuta però con il Mondiale del 2019 e per questo va dato grande merito alle ragazze della Nazionale che con le loro prestazioni sono davvero riuscite a cambiare la cultura di un intero paese. Con la Divisione Calcio Femminile sono arrivati gli accordi di sponsorship con TIMVISION e Esselunga, la cessione dei diritti audiovisivi del campionato di Serie A a Sky e si è iniziato un percorso di revisione del sistema di licenze nazionali per la partecipazione ai campionati
di Serie A e B, finalizzato ad aumentare il livello della competizione sia sotto il profilo tecnico, che organizzativo e infrastrutturale e a coinvolgere persone sempre più qualificate all’interno del sistema. Gli ultimi due sono stati anche anni molto difficili, perché proprio nel momento di maggiore esplosione, è arrivata la pandemia che ha rallentato il processo di crescita del movimento. È stata molto sofferta la decisione di terminare in anticipo la stagione 2019/20. In quel momento è purtroppo venuta
alla luce la dicotomia tra l’idea che si voleva dare del calcio femminile italiano e quelle che invece sono le distanze ancora da colmare. Ci si è resi conto che il sistema non era ancora pronto, sia da un punto di vista economico che organizzativo, a sostenere tutte le difficoltà la pandemia avrebbe comportato. La scelta è stata quindi quella di creare le basi per una ripartenza più solida. A distanza di molti mesi, grazie anche all’esperienza maturata in questa stagione di convivenza con il Covid, in molti hanno riconosciuto che si è trattato di una decisione giusta che ha consentito di ripartire con uno slancio ancora maggiore di continuare a lavorare per la crescita. Non è un caso che proprio in questo periodo così complicato abbia trovato un nuovo scatto e nuove potenziali risorse anche il tema del professionismo”.

Il presidente Gravina ha presentato il piano per il professionismo delle calciatrici. Cosa ne pensa?
“La Federazione sta dimostrando grande attenzione per il calcio femminile. Il Consiglio Federale ha già approvato il cambiamento di status a partire dalla stagione 2022/2023, adesso occorre individuare strumenti concreti e strategie per reperire risorse, attrarre interesse, aumentare la partecipazione e il livello. Il professionismo è un obiettivo ambizioso e, nel contempo, necessario per consentire all’intero sistema di fare un ulteriore grande passo in avanti. Professionismo, infatti, significa non solo avere maggiori e legittime tutele per le atlete, ma anche nuove possibilità di crescita per i Club, attraverso la valorizzazione e la possibilità di tutelare il patrimonio costituito dalle proprie tesserate, l’attuazione di nuove strategie commerciali, di marketing, di ticketing e in generale di potenziamento del prodotto calcio femminile.
Il passaggio al professionismo è poi l’occasione di ripensare un intero sistema anche dal punto di vista normativo, attraverso una disciplina federale pensata su misura per questo mondo e che tenga conto delle sue peculiarità. Anche sul piano esterno si può fare molto, il calcio femminile dovrebbe accedere a una quota del contributo derivato dalla ripartizione dei ricavi provenienti dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi disciplinato dalla Legge Melandri e il passaggio al professionismo dovrebbe porta re con sé una spinta in questo senso. Anche la Riforma dello Sport, una volta approvata nella sua versione definitiva, potrebbe offrire spunti interessanti da applicare al nostro mondo, penso ad esempio all’apprendistato. I club dovrebbero poi pensare alla creazione di un soggetto di riferimento della categoria che partecipi attivamente alla creazione di un professionismo sostenibile e suggerisca l’adozione di strategie di maggiore valorizzazione non solo in ambito tecnico ma anche commerciale, normativo ecc. Insomma, la strada imboccata è quella giusta ma ce n’è ancora molta da percorrere”.

Ipotizziamo il giorno successivo all’introduzione del professionismo, Cosa cambierebbe per voi?
“Dal punto di vista dei costi quasi nulla, nel senso che nell’ambito del progetto che il Club ha strutturato, ha già optato a partire dal 2018 per il riconoscimento anche
formale delle atlete come professioniste, facendosi carico dei maggiori costi conseguenti. Da un punto di vista delle opportunità, moltissimo perché non c’è vera crescita per i singoli se l’intero sistema non va nella stessa direzione”.

Tiziana Pikler
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L’intervista a Ilaria Pasqui è stata pubblicata su L Football Magazine, rivista interamente dedicata al calcio femminile

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