Eccoci qui, arrivati all’inizio della fine di questa entusiasmante avventura tra gli avanposti delle nuove frontiere del calcio femminile da talent show. Ogni serie che si rispetti, giunta al capolinea di una stagione, ha due strade da poter percorrere. La prima è quella scelta ad esempio da Game of Thrones, ovvero la distruzione della trama, la seconda è invece quella intrapresa nella restante parte dei casi: la malinconia. Questa ultima puntata si apre con le giocatrici che a testa bassa fanno il loro ultimo ingresso sul campo di allenamento, mentre il cielo d’Inghilterra piange consapevole del loro prossimo addio.

Nei dieci giorni di camp, le ragazze hanno imparato tuttavia come si comportano i professionisti, quindi lasciano la saudade ai suonatori di fado lisboneti e passano alla prima masterclass della puntata. Il Birmingham City è una squadra ben organizzata, quindi chi meglio di Faye White, difensore ed ex capitano dell’Inghilterra, può dare due dritte al reparto difensivo della formazione di Ultimate Goal.

Il bravo difensore, secondo la descrizione che ne fa White, è una via di mezzo tra un cartomante e un politico onesto, ma onesto intellettualmente, l’onestà che ti impedisce di rubare dovrebbe essere un requisito minimo per i cittadini di qualsiasi società. Chi sta sulla linea di difesa deve avere sotto controllo gli spazi intorno a sé, perché è lì che l’attaccante si muoverà. Il difensore che non tenta di indovinare il futuro è un mediocre distruttore di menischi, se poi conosce i propri punti deboli, riconosce i propri errori e ascolta i consigli di chi ha più esperienza, allora emergerà dal mare magnum della mediocrità.

La palla passa poi fuori campo alle allenatrici che devono decidere chi schierare in campo. Decisioni complicate soprattutto per Eniola Aluko, consigliata dalle gemelle Kmita, versione calcistica di angeli e demoni. Partendo dalla porta, l’ex giocatrice della Juventus Women sceglie Emily Mackler per avere una “big vocal presence on the back”, come se dovesse mettere in campo il coro dell’Antoniano.

Tre le personalità di spicco di questo show, scelte per la linea di difesa ci sono Erin Smith la valley girl, Ellen Parris la cabarettista e Sue Kumaning, la cui consapevolezza tattica si percepisce dall’occhietto vispo. Anche le quattro di centrocampo in quanto a carisma e talento non scherzano.

Col numero 10 la maltese Maria Farrugia, affiancata da Alice Curr e con la plurilaureata Haley Nolan a supporto. Sull’ala invece si piazza Ronnell Hums, molto tecnica e veloce. Per l’attacco invece la scelta ricade su Sharadonna ‘E Kekere – Ekun, e non perchè ha il nome con una forte assonanza con Maradona, e quel pioppo di un metro e ottanta che porta il nome di Georgia Stevens.

Il secondo ospite di questa ultima puntata viene chiamato con un nome che sembra quello di istituto di credito svizzero, stiamo parlando di RVP, all’anagrafe Robin Van Persie. La leggenda del calcio olandese esordisce dicendo “Mi riconoscete? Sono grigio adesso”, come se fosse un Gandalf qualunque. Le ragazze guardano incredule il loro idolo nel maxischermo sulla parete della sala in cui sono e della quale è impossibile capire la temperatura giudicando da quello che indossano le giocatrici.

Van Persie rassicura con la sua esperienza il suo pubblico in vista della partita del giorno seguente contro il Birmingham. Essere nervosi il giorno prima di una partita è normale, basta parlare con le compagne di reparto la sera prima e cercare di rimanere lucidi con i piedi. Robin confida poi alle ragazze di Ultimate Goal che, arrivato a fine carriera, è riuscito a stilare una lista di obiettivi da raggiungere in ogni partita: 5 tiri in porta, 20 inserimenti, 10 sovrapposizioni, 8 recuperi palla, 1 gol e 2 assist. Completare metà di questa lista, dice RVP, vuol dire essere buoni giocatori, avvicinarsi al 100% vuol dire essere top player.

Le coach della FA Rebecca Sawiuk sulla sinistra e Zoey Shaw sulla destra

Il giorno del giudizio è finalmente arrivato. Le gemelle Kmita si svegliano più agitate del solito e le due coach della FA, Rebecca Sawiuk e Zoey Shaw, descrivono questa giornata come “la mattina di Natale”. Sawiuk e Shaw entrano nello spogliatoio ancora vuoto iniziando a discutere sul fatto che ogni squadra abbia bisogno di una Ellie Parris, di come Nolan sia indiscutibilmente la più forte del camp e continuando a tessere le lodi di tutto il gruppo, descrivendo le giocatrici come se fossero loro nipoti e non le avessero viste per la prima volta solo dieci giorni prima.

A quel punto entrano nello spogliatoio anche le ragazze, con Parris che non crede ai propri occhi vedendo il suo nome sul retro di una maglietta preparata in bella mostra per lei. L’ultima trovata strappalacrime dei burattinai di questo show è far trovare, insieme alle divise, dei bigliettini con su scritta la miglior caratteristica di ciascuna giocatrice secondo le sue compagne di squadra, secondo la nota strategia televisiva “ciò che non ti fa diventare diabetico di fortifica l’autostima”.

Dopo aver appurato che in tutto il mondo la gente si rovina i calzettoni fissandosi i parastinchi con il nastro adesivo, viene affidata a Haley Nolan tra gli applausi la fascia di capitano. Nolan sorride, felice e forse consapevole di meritarlo, si alza in piedi dirigendosi verso l’uscita dello spogliatoio e con tono fermo pronuncia un elegantissimo ma convincente “Let’s go ladies”, accorciando in un act le distanze tra il campo da calcio e un salotto nobiliare dell’epoca vittoriana.

Oltre alle pecore, presenza fissa nei verdi pascoli circostanti Saint George Park, sono molti gli scout ad assistere al match alla ricerca di diamanti grezzi per le loro squadre. Formazioni scandinave e inglesi, come Stoke City e Bristol hanno mandato dei loro osservatori per questa partita, anche se più di tutti a sorprendere è il Nottingham Forest, che ha inviato niente meno che Daniel Radcliffe da vecchio.

Ma le ragazze di rosso vestite non hanno paura dell’opinione altrui e all’urlo di “UGFC” entrano in campo concentrate e caricate da un discorso degno del remake di “Ogni maledetta domenica”. La strategia dei primi minuti di gioco di pressare alto porta da subito ottimi risultati. Dopo una traversa, ci pensa Maria Farrugia a zittire tutti con il primo gol dell’incontro. E’ poi il turno di Humes che scende come un treno sulla fascia sinistra e spara un pallone a giro che si infila proprio sotto il sette. In gol anche il capitano Nolan e Sharadonna, portando così il risultato a 4 a 0 dopo i primi venti minuti.

Al primo giro di cambi, a motivare la squadra è l’intramontabile motto di chi sta vincendo ma sa che il tracollo fisico e mentale nel calcio è sempre dietro l’angolo, quello in Italia sarebbe: “Siamo zero a zero raga”. Anche gli scout sono sorpresi dai talenti individuali, di Farrugia e Humes in particolare, ma anche dell’assenza di egoismo in un gruppo che si conosce da così poco tempo. Sono incredule per questo motivo anche le avversarie che infatti iniziano a non andare troppo sul leggero.

A fine partita molte sono le ragazze che si fermano a fare due chiacchiere sul proprio futuro con gli scout presenti. Infondata la preoccupazioni di Georgia Stevens di non essere contattata da nessuno a causa dell’assenza del suo nome sul tabellino dei marcatori. Neanche il tempo di disfare il borsone che è il momento di rifare la valigia per l’Islanda, con pile, giubbotto da Artico e scarpe da calcio. Sue Kumaning ha ritrovato la sua passione per il gioco e deciso di voler andare all’estero in cerca di fortuna. La capitana Nolan invece è entrata nella rosa delle London City Lionesses e nella Nazionale Irlandese.

Termina a lieto fine questa avventura calcistica nel mondo dei talent show. Ultimate Goal è privo della drammaticità esagerata di Pomeriggio Cinque, ma comunque capace di far stare lo spettatore con la lacrimuccia perennemente in agguato come una puntata qualsiasi di Grey’s Anatomy. In fin dei conti è un tentativo riuscito sicuramente meglio di Campioni, ma ci vorrà del tempo per vedere se Aluko, Brown-Finnis e le gemelle del gol hanno fatto veramente un bel lavoro. Alla fine la differenza tra giocatrici di qualità o stelle cadenti è molto semplice.

Ricordatevi i nomi scritti in questi articoli. Se tra un paio d’anni li leggerete su una lista di convocate di un top club le coach avranno fatto un buon lavoro, in caso contrario saranno sulla lista dei partecipanti al GF Vip.

Giulia Beghini
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