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La Nazionale femminile è un’opera d’arte

Nazionale femminile

Sono passati 194 giorni dall’apocalittica “chiusura dei cieli” portoghesi che ha costretto le Azzurre al rimpatrio, senza possibilità di giocarsi la finale di Algarve Cup.

Da quel momento, il 2020 ha alzato ogni mese l’asticella. Tuttavia, dopo il picco di prostatiti, il peggio sembrava essere passato e il sole stava tornando a splendere. Ma era solo la calma prima di un’altra tempesta, che ha chiuso stavolta i cieli di Israele, lasciando a terra sia le avversarie delle Azzurre che il morale di tutti i tifosi che dal 7 marzo aspettavano questo momento.

Ed è proprio nel cercare sul dizionario la definizione di “gioia”, ormai per tutti fumosa come la West Coast negli ultimi tempi, che la definizione di arte si è fatta avanti. L’arte viene definita come “l’attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme di creatività e di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate o acquisite […]. Pertanto l’arte è un linguaggio, ossia la capacità di trasmettere emozioni […]”

Questo rumore che sentite mentre proseguite nella lettura, sono i più scettici di voi che puntualizzano brontolando che il calcio non è arte. Carissimi, oggi siamo qui per smentirvi.

La Creazione di Adamo/La Creazione della Nazionale: Inutile girarci intorno, in una settimana Milena potrebbe creare il mondo, ma Dio non potrebbe creare la Nazionale. Nell’affresco di Michelangelo, grande quasi quanto una porta da calcio, sono rappresentate le trattative tra la CT della Nazionale e il Dio del calcio al momento della decisione dell’11 titolare. Nella fascia superiore dell’affresco, grande assente la Madonna, ma sono presenti in compenso gli angeli in colonna, rappresentazione allegorica della società che giudica l’operato di Bertolini e delle Azzurre. Il primo angelo infatti si gratta il capo perplesso e distoglie lo sguardo dalla scena della convocazione, non credendo il calcio femminile all’altezza della sua visione del mondo. Il secondo angelo, al contrario, è seduto comodamente su un cuscino per godersi lo spettacolo.

L’Urlo di Munch/L’Urlo di CG10: come il celebre quadro del pittore norvegese, anche Cristiana Girelli è un capolavoro di arte contemporanea. Tecnica pittorica e tecnica calcistica corrono in parallelo in questo caso, con i colpi pennellati della numero 10 che infiammano i tifosi, si sposano alla perfezione con le morbide e incendiate pennellate del cielo nel dipinto. Il vero protagonista del quadro è però lo straziante urlo, da rintracciare, secondo i critici, nel pessimismo dell’Ottocento, ma che si adatta benissimo al mood predominante di questo 2020. Non sarà un caso d’altra parte che il quadro sia esposto alla Galleria Nazionale di Oslo, città che nell’anno in cui il quadro veniva dipinto, non a caso si chiamava Christiania.

La libertà che guida il popolo/Bonansea che guida il popolo: la celebre tela di Delacroix è fiero rappresentante del Romanticismo e, francamente, una cosa più romantica del gol della vittoria in rimonta al 95′ nel calcio è difficile da trovare. Nel dipinto il popolo in rivolta che avanza guidato da una giovane donna che sventola il tricolore è un’allegoria chiara come l’alba e fresca come l’aria. Inoltre un gran movimento di folla si sposta verso il primo piano, dove le figure sono disposte in modo teatrale, cercando invano di richiamare l’attenzione dell’arbitro, rappresentato con papillon e cappello, che però ormai è già passato dalla parte dei rivoltosi.

I giocatori di carte/La giocatrice di carte: il celebre pittore Paul Cézanne era solito frequentare, come gli altri artisti, i bistrot di Parigi, centro nevralgico della vita sociale e culturale della città. Durante un soggiorno in Italia, Cézanne ritrovò lo stesso clima da belle epoque nella provincia abruzzese. Nel quadro sono rappresentati l’aplomb dei bistrot francesi in netto contrasto con l’agonismo dei peggiori bar di Castelguidone, nel momento della mossa finale che consegnò la vittoria nelle mani di Sabatino, poi portata in processione per tutto il paese.

La Danza: come nel dipinto di Matisse, i corpi rappresentati sono sbilanciati e in torsione e rappresentano, secondo i critici dell’arte ma anche secondo molte altre persone, la gioia di vivere e la felicità. Inizialmente la rappresentazione fu considerata dal pubblico troppo semplicistica, come d’altro canto era troppo semplicistica anche la visione di “quattro lesbiche” del calcio femminile prima del Mondiale. Col tempo però il nome di Matisse divenne sempre più popolare e la composizione che realizzo nel 1910 fu fondamentale per confermare il suo nuovo status di celebrità. Cos’altro aggiungere se non: Macarena, motherfukers.

Qualcuno potrà ancora continuare a mettere in dubbio il fatto che la Nazionale sia un’opera d’arte. Ma su una cosa critici e tifosi concordano all’unanimità: dopo aver imparato l’arte, tenerla sette mesi da parte di sicuro non è saggezza popolare.

Giulia Beghini
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