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Il campo da calcio è troppo grande per le donne? Vediamo cosa dice la scienza

Per una nuova puntata della serie “I pareri di cui non sentivamo il bisogno”, la scorsa settimana Fabio Capello ha dichiarato: “Le ragazze dovrebbero giocare con porte più piccole e campi di dimensione ridotta, come succede per la rete di pallavolo ed i canestri del basket, che sono più bassi. Lo dico perchè ogni volta che c’è un tiro da lontano il portiere, nel calcio femminile, va in difficoltà, per questo si tira moltissimo dalla lunga distanza”.

Ora, visto che i temi della dubbia utilità delle porte più piccole e della frequenza dei tiri dalla lunga distanza sono già stati affrontati, dopo aver ricordato al mister che i canestri nel basket sono alti per tutti 3.05 m, passiamo a parlare delle dimensioni del campo.

Le dimensioni di un campo da calcio per le competizioni internazionali sono: 105 x 68 m. La scelta di queste esatte misure deriva sia dalla necessità commerciale di raccogliere un notevole numero di spettatori intorno al terreno di gioco, garantendo a ciascuno una buona visione su tutto il campo, sia dal fatto che gli inglesi, inventori ufficiali di questo sport, si ostinano a non utilizzare il Sistema Internazionale e che quindi nella conversione tra yards e metri non si ottengono dei numeri tondi.

Una volta fissata dalla FIFA l’area A del campo, il numero ottimale N di giocatori all’interno del campo dipende dalla velocità v dei portatori di palla e dal tempo t di un’azione, intesa come recezione e controllo della palla da parte di un giocatore e successivo scarico ad un compagno. Supponendo che il calciatore si muova a velocità costante, lo spazio s che percorre durante un’azione sarà pari a: s=v*t. Questo spostamento può avvenire in qualsiasi direzione, quindi, da un punto del campo, il giocatore può spostarsi nell’area del cerchio di raggio r = v*t, approssimabile con l’area di un quadrato di lato 2 r = 2 v*t.

Nel complesso, la formula per calcolare il numero ottimale N di giocatori è quindi la seguente:

Considerando la velocità media di un portatore di palla di 14 km/h (ovvero 3.9 m/s), un tempo medio di azione pari a 2.4 secondi e l’area definita dalla FIFA di 7140 m2, il numero di giocatori in campo, portieri esclusi, è di 20 giocatori totali, cioè 10 per squadra.

Ricerche accademiche hanno dimostrato che le differenze tecniche tra uomini e donne non sono apprezzabili in termini di durata dell’azione, per come è stata definita in precedenza. Cambia invece notevolmente la velocità. Dall’analisi dei risultati di gare di atletica leggera, emerge che la velocità delle donne è circa il 15% inferiore rispetto a quella degli uomini, e può arrivare fino a picchi del 50% se si considera la velocità per prepararsi ad uscire.

Escludendo i casi particolari come le svendite da Prada, in cui questa differenza si riduce, i motivi di questa limitazione motoria sono svariati. Da un punto di vista antropometrico, le donne hanno un maggiore sviluppo di cosce e bacino, a discapito di torso e spalle. Questo fa in modo che il centro di gravità nel corpo femminile sia più basso, e ciò comporta un miglior equilibrio, fisico e probabilmente anche mentale, ma uno svantaggio in termini di potenza e resistenza. Benché nelle donne il peso corporeo sia mediamente minore, come se dover partorire non fosse sufficiente, le donne hanno il 10% di massa grassa in più e questo, a meno che il campo non sia coperto da un metro d’acqua e richieda qualità di galleggiamento, ha effetti peggiorativi sulle prestazioni sportive. Per non parlare poi della massa muscolare, che gioca a favore delle donne come i monologhi di Diletta Leotta a Sanremo. Sia la massa muscolare che la Leotta hanno tuttavia in comune la stretta correlazione con la produzione di testosterone, un ormone androgeno i cui livelli sono decisamente diversi nei due sessi (negli uomini adulti arriva al valore massimo di 8,5 ng/ml, mentre nell’intera vita della donna non supera i 0,47 ng/ml). Il testosterone è inoltre responsabile di una concentrazione di emoglobina superiore del 10-14% negli uomini, rendendo quindi il loro sistema circolatorio più efficiente nel trasporto di ossigeno e quindi con maggiore capacità aerobica. L’efficienza dell’apparato cardiocircolatorio maschile aumenta anche in quanto il volume del cuore maschile è di 800 cc contro i 650 cc di quello femminile. Per le donzelle le dirette conseguenze di questo sono: una gittata cardiaca massima inferiore del 25%, con conseguente capacità di trasporto di ossigeno da parte del sangue ridotta, e la scarsissima credibilità della trama di molte commedie romantiche di Hollywood che hanno protagoniste donne con un cuore grande.

A questo punto, considerando quindi la velocità del portatore di palla inferiore del 15%, e utilizzando la formula precedente con area e tempo invariati, emerge che il numero di calciatrici in un campo da calcio dovrebbe essere, sempre portieri esclusi, di 14 persone a squadra. Praticamente, per mantenere gli equilibri di gioco senza sembrare signorine, le donne dovrebbero giocare a rugby.

L’alternativa è cambiare le dimensioni del campo, come suggerisce Fabio Capello. Quindi, giocando in 11 per squadra ma con una velocità ridotta del 15% rispetto agli uomini e con un tempo di reazione invariato, le dimensioni di un campo da calcio femminile, mantenendo costante le proporzioni tra i lati, sarebbero pari a: 57 x 88 m. In pratica un po’ più del doppio di un campo da calcio a cinque regolamentare, diciamo un campo da calcio a 10,40.

Per cui, seguendo i consigli del buon Capello e mantenendo allo stesso tempo intatta la natura del gioco, 11 donne equivalgono a 10 uomini e un paio di gambe. Questa soluzione, oltre ad essere un po’ riduttiva visto che siamo donne, oltre alle gambe c’è di più, lascia delle perplessità legate al fatto che, per le partite non internazionali, le minime dimensioni regolamentari dei campi di calcio a 11 sono di 45 x 90 m, quindi non dissimili dal risultato ottenuto.

Per concludere, è vero, le donne vanno più lente. Ma questo, oltre a non essere un problema in nessun altro sport, non è di sicuro un problema per le donne stesse, visto che chi va piano va sano e va lontano, come dimostrano i 4 anni di aspettativa di vita in più delle donne rispetto agli uomini. Quattro anni che nessuna vorrebbe impiegare per ridipingere le linee dei campi.

Giulia Beghini

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