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Ladies Football Club: la storia di quando le donne si presero il calcio

Il binomio tra donne che giocano a calcio e il desiderio di essere prese sul serio, è sempre una formula esplosiva. Forse è proprio per questo che Stefano Massini ha deciso di far iniziare il racconto facendo calciare alle inconsapevoli operaie della fabbrica d’armi Doyle & Walker Munizioni una bomba, vera.

Ladies Football Club è un romanzo ambientato nel 1917, nel pieno della prima guerra mondiale, e racconta, ispirandosi alla vera storia delle prime squadre di calcio femminile inglesi, la storia del Ladies Football Club.

Di questa squadra fanno parte undici donne, mogli e madri per amore, operaie per dovere, vista l’assenza dei mariti impegnati sul fronte, e calciatrici per necessità. La necessità di trovare un modo per esprimere i propri desideri, sogni e capacità, per poter finalmente giocarsela ed essere protagoniste sia nella propria vita che nella società.

Nel libro, edito da Mondadori, Massini rende vive queste donne creando dei personaggi che, nonostante difetti e stranezze, acquistano consapevolezza nei propri mezzi pagina dopo pagina, in un modo reso poetico dal modo in cui il racconto viene disposto quasi in versi sulla pagina.

Ladies Football Club non parla di calcio femminile, ma utilizza questo sport come caso emblematico per descrivere le donne in una società che difficilmente le prende sul serio. Il primo a non credere in loro è il proprietario della fabbrica, il quale organizza incontri tra le sue operaie e squadre di anziani e ragazzini, solo per il gusto di poterle metterle in ridicolo davanti ad un pubblico accorso numeroso.

Durante un incontro tra le donne della Doyle & Walker Munizioni e un’altra squadra femminile, diventa evidente anche come spesso, il peggior nemico di una donna, non sia un’avversaria ma sé stessa. A completare il quadro, gli uomini importanti, quelli che comandano, e che con garbo si riprendono le redini della società e del football. Quelli che chiedono alle donne di tornare a vivere con la testa bassa e possibilmente adorna di una cuffia rosa, perché non è buon costume sfidare i campioni del calcio inglese davanti a Stamford Bridge gremito con la testa libera.

Nonostante la storia abbia realmente impedito alle donne di giocare a calcio nel corso del Novecento, Haylie Owen, Abigail Clarke, Penelope Anderson, Violet Chapman e tutte le altre, sarebbero contente di vedere che oggi le donne si stanno riprendendo gli stadi, e non solo quelli.

Giulia Beghini

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