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Disciplinare il professionismo sportivo senza distinzioni di genere

Marta Pandini

Brave, campionesse olimpiche e nelle gare internazionali, osannate negli stadi di calcio e protagoniste ai “mondiali”; professioniste mai. Solo dilettanti. Nel faticoso cammino per la parità di genere in Italia sembra esserci un grande assente, l’ordinamento sportivo.

La legge di riferimento, la 91/1981 sui “Rapporti tra società e sportivi professionisti”, prossima ai 40 anni ma pure aggiornata in più occasioni, affida in bianco al Coni e alle Federazioni sportive affiliate «la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica», sulla base «delle direttive stabilite dal Coni».

La discrezionalità riguarda in effetti anche il settore maschile, perché di fatto il professionismo è riconosciuto solo nel calcio, nel basket e nel ciclismo, oltre al golf. E, comunque, solo per gli sportivi di genere maschile! Nel mondo sportivo il tema è ormai molto dibattito, e un emendamento alla legge di Bilancio propone un esonero contributivo per le società che assumono atlete professioniste.

Per l’opinione pubblica la questione è quasi ignota, sembra tuttavia maturo il tempo per disciplinare il professionismo sportivo senza distinzioni di genere, e per l’ingresso del diritto del lavoro nel mondo dello sport.

Se ne parlerà

Lunedì 2 dicembre, dalle ore 10, a Milano, al convegno “L’importante è pareggiare. Diritto del lavoro e parità di genere nello sport” (Salone Valente della Palazzina Anmig, in via San Barnaba 29).

Con il capo dell’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, Giuseppe Pierro, designato dal ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora, parteciperanno molte protagoniste e protagonisti dell’ordinamento sportivo e dell’agonismo, soprattutto calcistico: la rappresentante Uefa nel consiglio della Fifa (la federazione calcistica internazionale) Evelina Christillin, il vicepresidente Uefa Michele Uva, il vicepresidente della Figc, già presidente della Lega Calcio, Gaetano Miccichè, la capitana della Juventus Women e della nazionale di calcio, nonché consigliera Figc, Sara Gama, la direttrice Affari legali della neo costituita Coni – Sport e salute, avvocata Valeria Panzironi, la responsabile del settore femminile dell’Inter, nonché avvocata, Ilaria Pasqui, l’avvocata giuslavorista Maddalena Boffoli, promotrice dell’incontro.

La relazione di Tiziana Vettor, ordinaria di Diritto del lavoro all’Università di Milano Bicocca e direttrice del master in “Diritto sportivo e rapporti di lavoro nello sport”, introdurrà il tema sul piano giuridico: descriverà le conseguenze negative del mancato riconoscimento di importanti tutele lavoristiche e previdenziali, inclusi i profili retributivi e la conciliazione lavoro-famiglia. Basti dire – osserva la professoressa Vettor – «che spesso, negli accordi sottoscritti dalle atlete, compaiono clausole anti-maternità, con l’espulsione dalla società». La relazione indicherà le soluzioni possibili per migliorare la condizione giuridica delle atlete.

Il convegno è organizzato da Agi – Avvocati giuslavoristi italiani, presieduta da Aldo Bottini, in collaborazione con il Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Milano, presieduto dall’avvocata giuslavorista Tatiana Biagioni, e con il patrocinio dello stesso Ordine forense, il cui presidente, Vinicio Nardo, aprirà i lavori con le assessore allo Sport e giovani della Regione Lombardia, Martina Cambiaghi, e al Turismo, Sport e qualità della vita del Comune di Milano, l’avvocata Roberta Guaineri. I lavori saranno coordinati da Paola Severini Melograni, direttrice dell’agenzia Angelipress

Media sponsor dell’evento è L Football, web magazine del calcio femminile diretto da Tiziana Pikler, la quale, anche sulla scia del successo mediatico della nazionale azzurra durante il Campionato del Mondo 2019 in Francia, ritiene «necessario spostare l’impegno sullo status e le tutele delle calciatrici. Questo garantirebbe pure le società che stanno investendo sulle ragazze, non solo quelle di vertice. Occorre un’attenzione particolare verso la base e le esigenze di un movimento che deve recuperare un gap numerico e culturale nei confronti degli altri paesi europei».

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