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Le donne che seguono il calcio? Lo fanno da sempre

Qualche settimana fa, in occasione di Iran – Cambogia, partita valida per la qualificazione ai Mondiali in Quatar del 2022, a Teheran per la prima volta in 40 anni le donne hanno potuto assistere ad una partita di calcio dagli spalti di uno stadio. La decisione del governo iraniano è stata presa in seguito a pressioni della FIFA in seguito alle vicende di Sahar Khodavari, la giovane tifosa deceduta dopo essersi data fuoco davanti al tribunale che l’aveva processata per essersi vestita da uomo per vedere la partita della sua squadra allo stadio.

Il coinvolgimento così passionale delle donne al mondo del pallone, non deve però sorprendere, perchè non è un fenomeno emergente. Lo spiega in modo eccellente Marta Elena Casanova in Tifose. Le donne del calcio.

Il libro inizia con le parole del più amato presidente della Sampdoria, squadra di cui la giornalista è tifosa fin da bambina, riguardo la sua decisione, da romano e simpatizzante della Lazio, di acquistare la squadra genovese: “Perché proprio la Sampdoria? Nessuno mi ha mai chiesto perché ho chiesto mia moglie tra le tante”. Questa frase esprime in modo semplice e diretto il senso vero del tifo per una squadra di calcio, un vero e proprio amore incondizionato, sentimento sul quale, è risaputo, le donne vanno fortissimo.

Tifose. Le donne del calcio, è un racconto che parte osservando il calcio dalle sue origini, da un punto di vista fino ad ora trascurato, ovvero quello delle donne. Dai primi club femminili di ultras delle squadre della nostra serie A, come le Galline Padovane o le Zebre di Udine, a tutti i movimenti di tifose in giro per il mondo: dagli Stati Uniti alla Germania, dalla Turchia alla Spagna.

L’opera, con prefazione di Simonetta Sciandivasci, si conclude con una serie di interviste a donne che hanno fatto del calcio la loro professione, con competenza, preparazione e passione. Arbitri come l’italiana Carmen Gaudieri, presidenti, giocatrici, commentatrici come Katia Serra e giornaliste sportive come Monica Vanali.

Con questo racconto molto scorrevole e appassionante, pubblicato da Odoya Library, la scrittrice fa da apripista verso un calcio che non vuole saperne di pregiudizi di genere né sul terreno di gioco né sulle tribune, ma che vuole solo essere consegnato a tifosi appassionati, a direttori di gara preparati, a dirigenti in grado di valorizzarlo e a narratori che lo sappiano raccontare in tutta la sua bellezza.

Giulia Beghini

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