Lo spazio di Copa90 a Parigi

A Parigi e Lione Copa90 ha allestito degli spazi tra arte e calcio dove vivere l’esperienza della Coppa del Mondo a 360° con i tifosi di tutto il mondo

Siamo a Le Marais, uno dei quartieri più alla moda di Parigi, proprio davanti al Centre Pompidou. È qui che Copa90, dal 7 al 29 giugno, ha aperto un Clubhouse in occasione di Francia2019. Riproponendo l’iniziativa già di grande successo al Mondiale di Russia 2018 e agli Europei di Francia 2016.

Copa90 ha trasformato i due piani di una piccola galleria d’arte parigina in un luogo in cui i tifosi, provenienti da tutto il mondo, possono godersi a 360 gradi la Coppa del Mondo.

Al primo piano si trovano gradinate, maxischermo e dj-set per godersi i due tempi di gioco e il terzo tempo con musica e birre offerte dalla casa. Il piano sotterraneo invece è occupato dalla postazione in cui sono stati registrati i podcast a cui hanno preso parte anche Ada Hegerberg e Abby Wambach, l’immancabile angolo playstation e una collezione dei migliori articoli di riviste e siti di tutto il mondo riguardo Francia2019.

A rappresentare l’Italia anche L Football con un articolo di Paolo Di Padua sulle nostre Azzurre e Undici con il reportage su Cristiana Girelli.

Sulle pareti inoltre un’esposizione d’arte che vede rappresentate le icone di questo mondiale suddivise in tre categorie. Le Wonderkids, ovvero 10 giovani in lizza per mostrare il loro talento sul suolo francese, tra cui la francese Cascarino; le Trailblazer, giocatrici nel momento migliore della loro carriera che in Francia vengono per scrivere la storia, come la nostra Laura Giuliani e, infine, le Legends, ovvero le pioniere di questo sport che hanno ispirato intere generazioni di calciatrici come Mia Hamm.

La direttrice esecutiva di Copa90 Rebecca Smith spiega in questi termini a SportsPro il motivo per cui, per la prima volta, sia stato aperto un Clubhouse anche in occasione in una competizione femminile: “Se pensiamo al calcio maschile, una delle ragioni per cui si guardano le partite è perché si conoscono i giocatori, si conoscono le loro storie e ci si sente personalmente coinvolti, è come fare quel viaggio con loro finchè giocano. Nel calcio femminile invece la gente non conosce le giocatrici, quindi il primo motivo che volevamo dare ai tifosi per farsi coinvolgere dal gioco era presentare loro le giocatrici. In Russia tutti volevano andare ad assistere alla Coppa del Mondo, ma il 99% delle persone non poteva. Quest’estate invece il 99% delle persone non sapeva nemmeno che questa Coppa del Mondo esistesse. Era una questione di creare consapevolezza riguardo questo evento, raffigurando il gioco nel modo in cui noi lo vediamo. Le storie che girano attorno a questo Mondiale sono fenomenali. Queste giocatrici sono incredibili, quando ti siedi e parli con loro, è incredibile quanto facciano fuori dal campo”.

Al Clubhouse di Copa90 a Parigi abbiamo parlato con Jack Whelan, responsabile di NUTMEG, l’agenzia che per Copa90 ha allestito il Clubhouse. Jack è inglese ma vive in Francia da sei anni e racconta che durante le partite della Francia, c’erano un centinaio di persone riunite al Clubhouse per vedere la partita. Per rendere l’idea dice: “C’erano così tante persone che non riuscivano nemmeno a venirsi a prendere le birre”, ne sono state offerte 250 in occasione di Francia – Norvegia. L’affluenza spiega, dipende dalle partite: “Per Cina – Sudafrica le gradinate erano vuote, ma lo sarebbero state anche per il Campionato maschile”.

Circa trenta i tifosi in occasione di Italia – Australia, molti di più invece hanno seguito le Lionesses, come testimoniano le 300 birre di quella sera. Che il Clubhouse sia realmente un punto di aggregazione per i tifosi, lo testimonia il post partita di Stati Uniti – Cile. Un amico di Jack, inglese di madre cilena, si è innamorato della squadra cilena come è successo tra le Azzurre e molti italiani. Da Londra le ha seguite a Rennes e a Parigi, dove ha guidato dal Parco dei Prinicipi a Le Marais moltissimi tifosi cileni e la loro mascotte.

A Jack abbiamo chiesto anche perché pensa che nessuno gli abbia chiesto prima di organizzare un evento simile. Ci dice che probabilmente è perché questo è un periodo storico di grande cambiamento per le donne, anche nello sport, e poi perchè “the game is awesome”.

Giulia Beghini

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