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Le tante lotte di Megan Rapinoe fuori dal campo

Rapinoe politica

L’abbiamo vista tutti: Megan Rapinoe lotta con le unghie e con i denti per strappare la vittoria in ogni partita. Ma usa la stessa grinta per portare avanti le cause sociali in cui crede e dare il suo contributo per un mondo più giusto

Durante la Coppa del mondo in Francia, l’attaccante della nazionale statunitense continua a far parlare di sé. E non solo per le prestazioni in campo (anche se già le sue doppiette sarebbero sufficienti a renderla degna di nota) e per il suo appariscente colore di capelli, ma anche e forse soprattutto per le sue dichiarazioni fuori dal campo.

Sono ormai anni che Rapinoe usa la sua visibilità per battersi per ciò in cui crede e mandare messaggi impegnati socialmente e politicamente. Insieme a Morgan, Lloyd, Solo e Sauerbrunn è fra le principali promotrici della lotta per la parità di genere nel calcio statunitense. Con Heath, Press e Klingerberg ha da poco creato Rə-Inc, un brand che sfida lo status quo per promuovere la parità, la creatività e il progresso.

Inoltre si è sempre esposta in prima persona per i diritti delle persone LGBTQ+. Il suo coming out nel 2012 ha fatto sì che, con il tempo, sempre più calciatrici trovassero la forza di fare altrettanto. Bisogna ringraziare soprattutto lei per il clima di estrema inclusione che caratterizza il calcio statunitense (per ora solo quello femminile).

L’ultima sua dichiarazione al riguardo risale proprio a pochi giorni fa. In seguito alla partita Francia – USA le è stato chiesto di commentare l’importanza del mese del pride e questa è stata la sua risposta:

“Senza calciatori e calciatrici queer, i tornei non li vinci. Non è mai successo. È matematico.”

Si riferiva ovviamente al fatto che escludere le persone LGBTQ+ dalle squadre significherebbe decimarle. Negli attimi successivi al triplice fischio pare avesse anche urlato un euforico “Go gays!” (Viva le persone LGBTQ+).

Ma a generare scalpore negli ultimi giorni sono state soprattutto le sue posizioni anti-Trump. Niente di nuovo, peraltro: Rapinoe non ha mai fatto mistero della sua antipatia nei confronti della linea politica del Presidente. E allo stesso modo, a Trump non è mai andata a genio lei.

Ultimamente è saltato fuori un video in cui Rapinoe dichiara ai microfoni che non ha intenzione di andare “a quella c***o di Casa Bianca”, al che il presidente Trump ha risposto con una serie di tweet:

“Megan dovrebbe VINCERE prima di PARLARE! […] Non dovrebbe mancare di rispetto alla Nazione, alla Casa Bianca o alla nostra bandiera, soprattutto dopo tutto quello che è stato fatto per lei e per la squadra.”

A scatenare la reazione di Trump è stato anche l’attivismo di Rapinoe, che già da qualche anno aveva deciso di inginocchiarsi durante l’inno nazionale per supportare la lotta di Kaepernick, giocatore di football americano che ha dato il via a questa forma di protesta contro il razzismo istituzionalizzato.

Dopo la legge arrivata a vietare ufficialmente agli atleti di inginocchiarsi, Rapinoe ha deciso di protestare semplicemente astenendosi dal cantare l’inno e dal tenere la mano sul cuore. E così ha fatto prima di ogni partita del Mondiale.

Questo gesto simbolico le ha portato lodi ma anche tante critiche, dividendo l’opinione pubblica statunitense. Quel che però è certo è che l’obiettivo di far nascere una discussione sull’argomento è centrato in pieno.

Sicuramente Rapinoe non si fermerà qua, ma guardandosi indietro può già dirsi orgogliosa delle sue tante battaglie. Alcune le ha vinte, per altre sta ancora lottando e forse i risultati si vedranno quando lei avrà ormai abbandonato le scarpette da calcio. Senza dubbio, però, lascerà un’eredità che va ben oltre lo sport.

Si è creata tanti nemici (fra questi la persona più potente degli Stati Uniti), ma sta ispirando una nazione.

Sta lottando per quello in cui crede ed è diventata quasi un’eroina per molte persone. Primo fra tutti il fratello maggiore Brian, che fra consumo di droghe e molti anni in detenzione ha avuto battaglie di natura molto diversa da quelle della sorella. Anche lui però sembra averle vinte, lasciandosi alle spalle le difficoltà del passato.

Adesso le parti si sono invertite: se prima era lui l’eroe di Megan e della gemella Rachel, ora afferma di avere Megan come punto di riferimento. “Voglio essere come lei”, dice. E anche se in pochi lo sanno, il mondo deve ringraziarlo, perché è stato lui a insegnare a Pinoe a giocare a calcio.

Martina Cappai

(Crediti immagine: FRANCK FIFE/AFP/Getty Images)

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