Il successo delle Azzurre sull’Australia all’esordio mondiale raccontato attraverso le pagelle esilaranti e mai banali di Giulia Beghini

Per capire a fondo questa partita è necessario scomodare la fisica quantistica. Come insegna il paradosso di Shröedinger, se voi avete una scatola con dentro un gatto, finchè non aprite la scatola non potete sapere per certo se il gatto sia vivo o morto. Allo stesso modo, se avete una partita di calcio, non potete sapere con certezza chi vince fino a quando l’arbitro non fischia tre volte. D’altra parte non è poi così difficile, lo diceva sempre anche Trapattoni, anche se lui, invece della scatola, usava un sacco: “Don’t say cat, if you don’t have the cat in the sac”. Quindi, per tutti gli australiani in ascolto, il gatto è vivo. E il nostro sogno con lui.

Giuliani, voto: 90s bitch. Compie 26 anni la settimana prima della partita d’esordio, ricordando a tutti di essere figlia degli anni ’90. Novanta come i minuti durante i quali fa cosi tanti miracoli, da rendere il rigore segnato da Kerr, che quasi para, utile come la birra analcolica venduta allo stadio. Dopo una partita del genere, per passare da Icona Pop a icona del calcio non c’è neanche bisogno di un controllo al VAR. Ai tifosi italiani non resta che dire: “I love it”. #IdontKerr

Gama, voto: 130 Martin/Garrix. Le australiane iniziano a tutto gas e, nei primi minuti, Gama avverte solo lo spostamento d’aria creato da Sam Kerr, che si infila continuamente nel corridoio tra lei e Linari. Ma il capitano viene da Trieste e, con le raffiche di vento a 130 km/h, ci si faceva la permanente prima di andare all’asilo. Ingiusti sia il cartellino giallo che il rigore: la Kerr era evidentemente inciampata su un paraspifferi messo da Giuliani sulla riga di porta. Per fortuna un cambio di serramenti nell’intervallo chiude del tutto la porta e toglie qualsiasi pretesto alle australiane. #haicapellipiùbelli

Linari, voto: 10 € + mancia. Nel primo tempo, la velocità delle australiane la mette più in difficoltà di un cameriere francese a cui viene fatta un’ordinazione in inglese. Nell’intervallo intavola una discussione con il capitano, per capire come gestire il servizio con un cliente così esigente. Pare che Gama, maître d’esperienza, abbia rassicurato la compagna di reparto dicendole: “Tu sparecchia, che ad offrire la cena ci pensa Barbara”. #garçon

Bonansea, voto: 2.7 milioni. Doppietta, vittoria in rimonta e secondo gol al 95′ contro l’Australia con la stessa esultanza di Totti. Potrebbe bastare così. Ma la battaglia più grande, BB non la doveva giocare contro la difesa delle Matildas e nemmeno contro la VAR. La sua più grande avversaria è nota all’anagrafe con il nome di Barbara Carmelita D’Urso, ed è contro di lei che l’azzurra lotta per il titolo di Barbara Nazionale. Ora, all’esordio del programma “Live-Non è la D’Urso”, lo share è stato del 17.5%. La partita d’esordio delle azzurre di domenica invece, solo su Rai 2, ha raggiunto uno share del 20%. #BBQueen

Galli, voto: canale 31. Bertolini si diverte a farla giocare in talmente tanti ruoli diversi, da spingere la disperata Yaya a chiedere alla FIFA di far arbitrare l’incontro a Paola Marella. La nota presentatrice di Real Time, condurrà per tutto il mese di giugno il programma “Cerco ruolo disperatamente”. Nella prima puntata Galli prova a giocare esterno di centrocampo, aiutando molto la fase difensiva della retroguardia azzurra in difficoltà. Ma a Paola, Yaya in questo ruolo non piace e, più inflessibile di Enzo Miccio nel giudicare una donna con le ballerine al posto dei tacchi, decide di sostituire la numero 4 con Bartoli. #zapping

Sabatino, voto: Mambo n. 5. È più il tempo che Sabatino passa in fuorigioco, che non quello che il sole passa a risplendere su Valenciennes in pieno giugno. Ma non fate l’errore di pensare che non conosca le regole. Il fatto è che, insieme a Tucceri, fa parte del clan abruzzese con il ruolo fondamentale di animare il ritiro azzurro, portando quella dose di sana ignoranza che un italiano all’estero deve avere, come recita l’articolo 140 della Costituzione. Le due, giustamente, hanno pensato che gli sbandieratori fossero la cornice migliore per la coreografia finale della macarena. #capracotta

Cernoia, voto: 3vs1. Va bene il fairplay e il volemose bene ma, oltre alla hall dell’albergo, l’azzurra non ha intenzione di condividere altro con le australiane. Si prende randellate per tutti i novanta minuti, finendo a terra dolorante un paio di volte. Nell’intervallo, la mamma ha chiamato preoccupata, chiedendo alla numero 21 se fosse ancora intera. Voci di spogliatoio dicono che Cernoia abbia risposto:”Io sono messa male, ma vedrai loro a fine partita”. Ormai è quasi inutile dire che proprio dal suo mancino, venerabile gratuitamente ogni prima domenica del mese, è partito l’assist per il gol di Bonansea al 95′. A fine partita, l’esito negativo della lastra al piede, evita alla baby gang composta da Cernoia, Girelli e Rosucci di far partire una rissa al Royal Hainaut Hotel di Valenciennes. #duesberle

Bergamaschi, voto: un’ottava sopra. Parte come terzino e, nei primi minuti di gioco, Kerr la sorprende di continuo alle spalle, inattesa e malvoluta come Pitbull coi Rayban e la pelata nei video dei cantanti di mezzo mondo. Bergamaschi però a intonazione se la cava bene, e riesce ad arginare gli acuti dell’australiana. Nel secondo tempo viene spostata più avanti, dando un contributo fondamentale in termini di dinamismo alla manovra offensiva azzurra. #missworldwide

Giacinti, voto: 7.5. Bertolini si gioca un cambio sicuro al ’77, Cip per Ciop. Seguendo il trend lanciato da Linari e Tarenzi, lo schiarimento dei capelli prima dell’esordio mondiale le chiarisce anche le idee e le fa acquisire i poteri di entrambe. Entra infatti in campo aiutando con grande spirito di sacrificio le compagne in fase difensiva e lottando in fase offensiva su ogni pallone fino all’ultimo minuto. Infatti è proprio al 95’ che, cercando di tenere ben tre avversarie lontane dal pallone come ai peggiori all you can eat di Caracas, si guadagna la punzione da cui nasce il gol vittoria di Bonansea. #supersayan

Giugliano, voto: +7%. Escludendo un filtrante commovente sul primo gol annullato a Bonansea, gioca un primo tempo positivo come le stime sulla crescita economica del nostro Paese. Nel secondo tempo invece, dopo la “Manovra salva Italia” proposta da Bertolini, il rendimento di Giugliano cresce in modo esponenziale. Immediata la chiamata di Mario Draghi all’allenatrice azzurra, per chiederle se dal 7 luglio è libera e vuole diventare il Commissario Tecnico della BCE. #spreadthelove

Mauro, voto: 20 € taglio e piega. Non una delle sue migliori partite, ma non poteva essere altrimenti. Quando entri in uno stadio e vedi così tanti francesi che tifano Italia sventolando felici bandiere verdi, bianche e rosse, un po’ di sasso ci rimani per forza. La verità è che l’azzurra si trova molto meglio a giocare con il tridente d’attacco, perché si sa, alle donne le doppie punte non piacciono. #spuntatina

Guagni, voto: 33 cl di Nastro Azzurro. Rinuncia alle sue discese a tutta birra verso la porta avversaria perché c’è bisogno di lei nelle retrovie. La numero 7, però, capisce veramente che sarà una partita di grande sacrificio, appena realizza di dover sopportare per tutta la partita la visione dell’australiana Raso con i capelli legati all’indietro con un fiocco di raso giallo. Ma Alia non perde tempo a chiedersi se quel fiocco fosse una tradizione di famiglia o un modo per farsi invitare come bomboniera al matrimonio di Salvai e chiude, con delle diagonali da manuale del calcio, ogni tentativo australiano di bucare la difesa azzurra. #c’èpiùgustoadessereitaliani

Bartoli, voto: 13 lame. Entra in campo con la stessa rabbia che ti viene quando trovi una multa dopo che il parchimetro ti era scaduto da 5 minuti. Padroneggia la nobile arte della scivolata come Pamela Prati padroneggia quella delle uscite di scena. Aiutata dalla schiuma da barba spruzzata per terra dall’arbitro, esegue delle rasoiate così precise che la Gillette sta pensando di chiamarla per girare lo spot insieme a Bobo Vieri. #shavelikeabomber

Girelli, voto: 8 e un + di incoraggiamento. Parte un po’ demotivata, ma come darle torto. Dopo che vedi anni di sacrifici per diventare la migliore sul campo, spazzati via dalla popolarità di tua nipote di tre anni, ripresa e intervistata dalle televisioni di mezzo mondo, la tua autostima un po’ ne risente. Ma se Cristiana Girelli ha il numero 10 sulla schiena, un motivo ci sarà. Lo si capisce chiaramente dalle giocate con cui fa capire alle australiane che ok la terra dei canguri, ma in campo, i saltelli sono di sua competenza. Nel secondo tempo arretra di qualche metro, risultando più incisiva per la manovra azzurra. Appena la palla è tra i suoi piedi, le australiane le si fiondano addosso a stormi, che neanche i piccioni in piazza San Marco quando vedono un cinese con un panino in mano. Fondamentale il suo contributo anche in fase offensiva, pressando e limitando le opzioni della difesa australiana, che si trova obbligata a regalare il pallone ai piedi di Bonansea per il vantaggio azzurro. #justcavallikangaroo

Bertolini, voto: 10. Tutti le dicevano che la probabilità di vincere questa partita erano basse come quelle di fare una buona carbonara usando la panna. Ma i bookmakers non hanno considerato un piccolo dettaglio. Sul suolo francese, le probabilità che soluzioni culinarie strane vedano la luce del sole, si alzano sensibilmente. Ora il problema del CT non è più l’Australia, ma nemmeno il Brasile. Il problema vero è che per farsi perdonare una carbonara con la panna, come minimo bisogna ritornare con la Coppa. #silenzipercena

Ultras, voto: menzione d’onore. Quando le due squadre sono entrate in campo, lo stadio era così giallo che nemmeno un daltonico avrebbe potuto confondersi. Solo una persona poteva salvare la situazione, ovvero la regina delle riprese allo stadio, non la capo ultras che l’Italia si meritava, ma quella di cui aveva bisogno: Eleonora Goldoni. Su 15380 persone presenti, erano una trentina gli italiani venuti dall’Italia per tifare veramente le azzurre, in pratica lo 0.2 % dei presenti. Roba da far vergognare la particella di sodio dell’acqua Lete. Ma, dall’Inno di Mameli in poi, tutti quelli che avevano voglia di perdere dignità e corde vocali si sono riuniti vicino alla giocatrice ferrarese, cantando per tutta la partita. Dopo la vittoria in rimonta, la folla in delirio ha continuato fuori dallo stadio, esaurendo il repertorio delle canzoni da trasferta in pullman, ed esibendosi in trenini davanti a tutte le televisioni internazionali presenti. Dopo la risposta negativa degli inviati Rai circa la possibilità di pagare le trasferte al gruppo come official supporters club delle azzurre, l’appello è di scollinare le Alpi e andare numerosi allo stadio contro Giamaica e Brasile, armati di maglie blu e corde vocali. #lorolesuonanosevoilecantate

Giulia Beghini

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