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Il lancio delle nuove maglie dimostra che Nike fa sul serio nel calcio femminile

Grandissimo evento a Parigi organizzato da Nike con calciatrici di primo livello di 14 nazionali diverse.

Più di 40 atlete da tutto il mondo si sono riunite a Parigi per l’esclusivo evento durante il quale Nike ha reso note molte nuove iniziative per lo sport femminile, oltre a rivelare le maglie che 14 nazionali indosseranno al Mondiale di calcio femminile in Francia.

Fra le nuove collaborazioni non solo la UEFA, ma anche Sport dans la Ville, associazione non profit di Parigi che dà sostegno a bambini e bambine attraverso lo sport, e Women Win and Gurls Talk, che supporta allenatrici emergenti.

Ma l’approccio innovativo di Nike è dimostrato anche e soprattutto dal modo in cui ha creato le 14 divise per il Mondiale. Ha davvero ascoltato le atlete, mettendo le loro richieste e necessità al primo posto.

Oltre a tecnologie avanzate quali scansioni 4D e motion capture delle atlete, l’apporto realmente fondamentale è arrivato dai feedback e dalle aspettative delle calciatrici.

Hanno così scoperto che, ad esempio, secondo loro cordini o cuciture ai lati nei pantaloncini possono diventare fonte di distrazione e le maniche delle magliette non devono essere troppo corte, come invece venivano spesso disegnate in nome di una futile ricerca di “femminilità”.

Nike ha fatto ancora di più: è riuscita a dare personalità ad ogni uniforme. Basandosi sulla storia e sul carattere di ogni nazionale ha creato uniformi uniche e perfettamente rappresentative.

Così le ragazze della Norvegia avranno magliette che richiamano sia il tipico rosso e blu, sia le stampe dei pullover tradizionali; le Matildas avranno la scritta “Never Say Die” (“Mai dire morire”), frase che usano spesso per incitarsi a vicenda, stampata nell’interno della maglietta.

La Cina avrà una splendida maglietta grigia con il disegno della fenice, simbolo di rinascita.

Le campionesse in carica degli Stati Uniti avranno invece un’uniforme più semplice, con uno stile che vuole omaggiare le divise delle “’99ers”, la generazione di calciatrici (fra le altre Mia Hamm e Brandi Chastain) che ha vinto il Mondiale nel 1999 e che è stata una fondamentale fonte d’ispirazione per la squadra attuale.

All’evento di lancio delle nuove uniformi le rappresentanti di ogni nazionale hanno sfilato in uno scenario estremamente suggestivo, quasi surreale, per poi riunirsi tutte in posa su quella che pareva essere un’enorme torta nuziale, se non fosse che al posto della coppia di sposi le figure in cima sembravano piuttosto delle divinità dell’Antica Grecia in maglietta e pantaloncini.

All’evento Nike era presente anche Bebe Vio, testimonial ideale per lo slogan “Nulla può fermarci” del colosso dello sportswear. L’atleta italiana ha rilasciato un‘intervista alla Gazzetta dello Sport dove in merito al calcio femminile ha detto: “Mi sto interessando a questo sport anche perché mi alleno dove ci sono le ragazze della Roma, con cui parlo spesso. Se un colosso come Nike alza la voce, finisce che prima o poi tutti iniziano a sentire l’eco del cambiamento. Per arrivare un giorno all’eguaglianza con il calcio maschile”.

Sull’Italia che dopo vent’anni partecipa al Mondiale Bebe ha le idee chiare: “È la dimostrazione che bisogna crederci per imporsi e raggiungere i risultati. L’Italia ci arriva anche con una grande capitana come Sara Gama, una che parla poco ma sa fare squadra. E mi ha detto che le ragazze sono cariche e pronte a spaccare tutto. Io ci credo tanto. Verrò a tifare per loro”.

Martina Cappai

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