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La nazionale colombiana dice basta alle discriminazioni

Sembra che i dirigenti della Federazione colombiana si siano dimenticati dell’esistenza di una nazionale femminile. Le calciatrici hanno deciso di rinfrescar loro la memoria

Le discriminazioni che le ragazze della nazionale colombiana devono subire fanno rabbrividire. La Federazione calcistica della Colombia non paga neanche la somma minima di 18 euro e i viaggi internazionali devono pagarli le calciatrici di tasca propria. Dicono di essere rimaste più volte e per lunghi periodi senza alcun allenatore o allenatrice. Alcune volte sono addirittura rimaste un anno senza poter fare nessun ritiro o allenamento e ormai non giocano una partita internazionale dallo scorso giugno.

“Il calcio femminile è una nostra priorità”, afferma la Federazione. Eppure dimostra il contrario. È ironico pensare che stia anche cercando di guadagnarsi i Mondiali in Colombia nel 2023, quando si dimentica persino di avere una squadra nazionale femminile.

È logico che le ragazze si sentano prese in giro e discriminate.
“Pretendo che ci rispettino e riconoscano il nostro valore, non solo come persone, ma come calciatrici. Indipendentemente dal genere”, dice Melissa Ortiz, ex calciatrice delle Boston Breakers. “Ci trattano come se fossimo cittadine di seconda classe e non ci rispettano come invece meriteremmo. Hanno una mentalità sessista.”

Per non parlare poi di qualcosa di ancora più grave, di cui in realtà bisogna parlare, ovvero le accuse di abusi sessuali nei confronti di una o più ragazze della nazionale under 17. In questo caso ci sono delle indagini in corso, o almeno dovrebbero esserci, ma la questione rimane aperta. Al momento la FIFA si è limitata a condannare ogni forma di discriminazione di genere in modo molto generale.

Fortunatamente, però, le ragazze iniziano a parlare. Gli esempi di Ortiz e la collega Echeverri sono stati fondamentali per aprire la strada a una rivendicazione da parte delle altre. Ortiz confessa di aver finora evitato di denunciare apertamente le varie discriminazioni subite per paura di essere esclusa dalla nazionale. E, a suo dire, lo stesso valeva per le sue compagne. Adesso però si rendono conto di avere ormai ben poco da perdere e hanno deciso di farsi sentire:
“Ora siamo consapevoli delle conseguenze, ma portiamo avanti una battaglia per aiutare il movimento del calcio femminile, pretendendo rispetto e sostegno.”

Una prima manifestazione di sostegno arriva dai colleghi della nazionale maggiore maschile, che hanno firmato un comunicato in cui esprimono la loro solidarietà e condannano qualsiasi atto che possa discriminare le calciatrici.

 Martina Cappai

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