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Calcio femminile a 360°: intervista a Martina Angelini. Europei, Serie A, i colpi del mercato, calcio internazionale, ma anche sviluppo e crescita del movimento italiano


Sono passati pochi giorni dalla fine dei Campionati Europei di calcio femminile che ha visto il trionfo dell’Olanda padrone di casa. 


L Football ha intervistato Martina Angelini, giornalista di Eurosport, che da circa 20 anni si occupa di calcio femminile. La giornalista toscana è una delle massime esperte in Italia per quanto concerne il calcio in rosa.  Noi di L Football conosciamo Martina da diversi anni e vi possiamo assicurare che nessun talento è passato inosservato ai suoi occhi. Sempre puntuale e precisa nel commentare i grandi eventi, ma anche nel conoscere dettagli e curiosità sulle calciatrici.  
Nella sua carriera non c’è solo il giornalismo e la comunicazione, la Angelini ricopre anche il ruolo di Responsabile Tecnico del settore giovanile femminile del Livorno Calcio

Si è concluso da poco l’Europeo che ti ha vista protagonista su Eurosport. Un campionato pieno di sorprese. Qual è la squadra che ti ha maggiormente sorpreso e quella che ha giocato il calcio più bello? 
Mi ha sorpreso molto l’Austria, non tanto per il gioco espresso, quanto per la crescita incredibilmente rapida che ha avuto il loro movimento: hanno investito tanto sul calcio femminile e, come succede anche in altri Paesi, hanno confermato come la creazione di Centri Federali gestiti nel modo giusto rappresenti il modo ideale per migliorare la qualità delle giocatrici. Per quanto riguarda il gioco, credo che l’Inghilterra abbia fatto passi da gigante rispetto alla qualità del proprio calcio e rispetto al Mondiale di due anni fa.Invece mi hanno sorpreso in negativo Norvegia e Francia: per la qualità delle loro giocatrici avrebbero potuto e dovuto fare molto meglio. 
Quali sono state le migliori calciatrici del torneo? 
Ovviamente l’Olanda ha messo in mostra il maggior numero di giocatrici di qualità. Martens la conoscevamo già, Van De Sanden è stata più una scoperta. Ho apprezzato anche la crescita di Pernille Harder, che gioca sempre per la squadra ed è una vera leader. Per quanto riguarda la Svezia penso che con la coppia Blacksternius-Rolfö la loro Nazionale sarà a posto per un bel po’ di tempo! 


Chi sono invece i talenti più promettenti? 
E’ difficile definire Miedema un talento promettente, dato che nonostante abbia solo 21 anni ormai è una campionessa già affermata. In una spedizione deludente come quella della Francia, salvo Grace Geyoro, che ha tenuto in mano il centrocampo francese con grande personalità. E poi mi è piaciuta molto il portiere dell’Austria e del Bayern Monaco Manuela Zinsberger, secondo me la numero 1 migliore del torneo. 

C’è del rammarico per la mancata qualificazione ai quarti dell’Italia, traguardo difficile, ma per come sono andate alcune gare poteva essere alla portate delle azzurre. Come valuti il torneo della nostra nazionale? 
Ho commentato il sorteggio dei gironi in diretta su Eurosport, già allora sapevamo che l’impresa sarebbe stata al limite dell’impossibile. Non per la mancanza di qualità delle nostre ragazze, ma perchè sapevamo di doverci confrontare con due movimenti (quello tedesco e quello svedese) superiori a noi per numeri, programmazione e professionalità. Forse se avessimo vinto la prima gara con la Russia avremmo in qualche modo fatto “il nostro dovere”, ma credo anche che le due gare successive sarebbero state difficilissime. Poi la sfortuna non ci ha aiutato visti gli infortuni. Ma resta il fatto che fare di più sarebbe stato davvero complicato e con i “se” non si va lontano. 

Al posto del CT Cabrini avresti fatto altre scelte? 
Credo che sia facile con il senno di poi direi “avrei agito diversamente”. E’ ovvio che alla luce di come sono andate le cose forse qualche giocatrice avrebbe meritato più spazio fin dall’inizio, mi riferisco ovviamente a Barbara Bonansea ad esempio, visto lo stato di forma in cui ha dimostrato di essere. Ma so che fare delle scelte non è facile e quando vedi le ragazze tutti i giorni per un mese in teoria hai le idee più chiare rispetto a chi sta a casa. Forse l’unica critica che posso fare è stata quella di avere sottovalutato la Russia e non avere curato abbastanza l’approccio mentale alla partita. 

Milena Bertolini è la nuova allenatrice dell’Italia, cosa ne pensi? 
La Federazione 5 anni fa ha puntato su Cabrini soprattutto per dare visibilità, ma senza contare la difficoltà di un ct che si trovava a fare i conti con un mondo sconosciuto. Lo stesso Pietro Ghedin nel 2005 si trovò a iniziare da capo, a dover imparare tutto sul calcio femminile e per farsi un’idea del valore delle giocatrici, rispetto al calcio internazionale, il percorso è lungo. Adesso ci aspetta un girone di qualificazione ai Mondiali complicato ma abbordabile e non possiamo più perdere tempo. Sono felice che la scelta della FIGC sia ricaduta su un’allenatrice come Milena che garantisce già in partenza la giusta conoscenza del calcio femminile italiano. Avevamo bisogno di questo. 

La prossima stagione in Serie A si annuncia essere per certi versi diversa dalle precedenti. Che idea ti sei fatta dell’ingresso della Juventus? 

Credo in generale che l’ingresso delle società professionistiche nel calcio femminile italiano possa rappresentare la svolta per il movimento italiano, così come è avvenuto all’estero. Non è facile cambiare la mentalità maschilista del nostro Paese, in cui ancora ci sono sport (ma anche lavori) considerati “da maschi o da femmine”, ma dare la possibilità anche alle bambine di vestire la maglia della propria squadra del cuore potrebbe convincere anche i genitori più scettici. Io stessa lavoro per una società professionistica piccola come il Livorno, ma stiamo lavorando molto bene e posso toccare con mano tutti giorni come le cose stiano cambiando. E’ fondamentale però che le società maschili coinvolgano nel progetto anche figure che conoscono l’ambiente, perchè per creare un settore femminile di qualità è fondamentale affidarsi a persone competenti ma che devono anche conoscere le caratteristiche specifiche del mondo del calcio femminile, italiano e estero. 

Team bianconero a parte come valuti la campagna acquisti delle altre società? 
Credo che stiamo crescendo giovani interessanti, ma per alzare il livello del nostro campionato è ottimo vedere che stanno arrivando in Italia anche molte straniere di alto livello. In questo senso il Brescia si sta muovendo bene, ma vorrei fare anche i complimenti alla Fiorentina, che fra le altre giocatrici ingaggiate ha portato in Italia quella che secondo me è una delle calciatrici più talentuose che io abbia visto negli ultimi anni. Parlo di Antonia Goransson, che abbiamo commentato spesso su Eurosport. Purtroppo ha avuto alcuni problemi di salute che hanno condizionato la carriera, ma ora che si è ripresa sono davvero felice di poterla vedere in Italia. 

All’estero qual è il campionato femminile che più ti appassiona? 
Negli ultimi anni, mentre ad esempio in Francia sono sempre Lione e Psg a contendersi il titolo (anche se poi sono le prime a vincere!), la Bundesliga è stata più combattuta. Però la qualità più alta si trova ovviamente negli Usa, un campionato spettacolare in cui non si cura molto l’aspetto tattico del gioco, ma che che permette di vedere giocate spettacolari e in cui non a caso giocano gran parte delle migliori calciatrici del mondo. 

Nel calcio maschile la Serie A fa parte delle cosiddette “big five”. Come si posizione invece il campionato femminile italiano in una Europa dove, in diversi paesi, le calciatrici sono delle professioniste? 
Noi siamo ancora indietro, ma come dicevo l’arrivo delle società professionistiche renderà il nostro campionato sempre più “appetibile” per le giocatrici straniere. Ovviamente non voglio che ci sia “un’invasione”, è importante far crescere le nostre giovani, ma se vogliamo aumentare la qualità tecnica della nostra Serie A è positivo coinvolgere anche giocatrici estere. 

Per concludere, hai visto i festeggiamenti in Olanda per la conquista del titolo Europeo? C’è veramente così tanta differenza culturale tra l’Italia e gli altri paesi oppure qualche vittoria potrebbe bastare per far appassionare la gente al calcio femminile?
L’Olanda è partita molto prima di noi ad investire sul calcio femminile e la vittoria dell’Europeo ha confermato che se si semina nel modo giusto prima o poi i frutti si raccolgono. Come ho detto spesso anche in tv, per la prima volta da quando seguo il calcio femminile (dal lontano 1998!) sono ottimista per il nostro futuro. Con il Livorno abbiamo partecipato alla Danone Cup (che di fatto è un torneo nazionale Under 12) dove abbiamo ottenuto un sorprendente quarto posto, e ho visto con i miei occhi bambine molto forti. Parlano i numeri: si sono iscritte più di 60 squadre, quindi quasi 1000 bambine di 11-12 anni… se le affideremo a tecnici preparati e a società serie fra qualche anno avremo delle Nazionali di alto livello! Ovviamente il calcio non è una scienza esatta ma credo che il nostro percorso di crescita sia a buon punto.

Intervista di 

Giuseppe Berardi
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