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La storia della calciatrice Nadia Nadim, stella danese, scappata dai talebani

Nadia Nadim è una calciatrice afghana naturalizzata danese classe 1988. La sua storia ha fatto il giro d’Europa per la sua attualità, nonostante la distanza temporale. Nel 1996 l’Afghanistan venne trasformato dai talebani nello stato islamico, in cui alle donne non era consentito lavorare e praticare sport. Quattro anni dopo, il padre di Nadia venne ucciso dai talebani nel deserto, obbligando la madre a fuggire in Europa con le cinque figlie. Passarono dal Pakistan e dall’Italia, prima di giungere in Danimarca, dove si stabilirono in un campo profughi. Nel campo inizia a giocare a calcio con alcune ragazze e nel 2004 venne ingaggiata dall’Aalborg. Dopo alcune stagioni in squadre minori, nel 2012 si trasferì al Fortuna Hjorring, con cui vinse un Eliteserien, il campionato danese, e partecipò alla UEFA Women’s Champions League. Dal 2014 gioca nel campionato statunitense, con lo Sky Blue FC prima ed ora con il Portland Thorns FC. 


Con la maglia danese ha siglato 19 gol in 66 gare dal suo esordio nel 2009. A 18 anni richiese la cittadinanza danese, tuttavia non potette entrare a far parte della Nazionale a causa di una regola della FIFA, che richiedeva almeno cinque anni di residenza dopo il compimento dei 18 anni. La federazione danese decise di far ricorso e la FIFA decise di fare un’eccezione per Nadia, permettendo alla giovane stella di vestire la maglia della nazione che pochi anni prima la accolse.



Laura Brambilla

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