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Italia-Russia: cosa non ha funzionato nell’inattesa sconfitta azzurra

Poco più di sei mesi fa al Torneo di Manaus la Nazionale Italiana superò di tre reti la Russia. Ieri i pronostici del match erano a favore delle Azzurre, che erano costrette a vincere per sperare di qualificarsi ai quarti di finale, in un girone complicato contro Germania e Svezia. Quando si entra in campo in una posizione di “superiorità” le possibilità sono due: si affronta la partita con sicurezza o si soccombe sotto il peso della pressione. A Rotterdam, le Azzurre sono scese in campo timorose, contratte e hanno subito dopo soli 25 minuti un doppio svantaggio. Cabrini ha deciso di posizionare la squadra con un 1-4-3-3, con Stracchi in mediana, Carissimi e Giugliano mezz’ali, Guagni larga a destra, Gabbiadini a sinistra e Mauro riferimento centrale. La Russia ha sfruttato l’inizio della gara per mettere in difficoltà le Azzurre, posizionate con un baricentro basso e con distanze troppo elevate tra i reparti. Le reti di Danilova e Morozova evidenziano lacune nella fase difensiva italiana, troppo passiva e imprecisa in entrambe le occasioni. L’uscita dal campo di Sara Gama ha complicato ulteriormente la fluidità dei movimenti difensivi e la fase di impostazione, vera croce della partita. La parte centrale a cavallo dei due tempi è stata caratterizzata da gravi errori tecnici, spesso elementari, eseguiti dalla maggior parte delle giocatrici azzurre in campo. Tatyana Shcherbak, portiere russo, ha salvato più volte il risultato grazie ad ottime respinte. L’Italia ha attaccato prevalentemente attraverso verticalizzazioni lunghe, tuttavia le azioni migliori sono state create sulle catene laterali, in particolare a destra con le combinazioni tra Carissimi e Guagni. In mezzo al campo la Russia ha sfruttato la fisicità delle sue giocatrici. Le difensori centrali hanno contrastato ottimamente Mauro nella prima parte, favorite dalla superiorità numerica. A centrocampo hanno subito in poche occasione la qualità di Giugliano, che ha mostrato le sue doti tecniche, ma anche inesperienza nei momenti decisivi. Molte calciatrici sono calate nel corso della partita, sia a livello fisico che psicologico. Per questo motivo, sarebbe stato più conveniente effettuare i due cambi rimanenti con qualche minuto di anticipo. Girelli e Bonansea hanno rivitalizzato la manovra azzurra, fornendo qualità, intensità e velocità che per 70 minuti erano mancate. L’Italia è andata più volte vicina al gol, siglato solo all’88’ con Mauro. Nei minuti di recupero, solo la bandierina del fuorigioco e la respinta sulla linea di Elvira Ziyastinova hanno impedito alle Azzurre di pareggiare.

Come spesso accade nel post partita “italico”, si è parlato molto dell’arbitro. Il gol annullato a Bartoli era una questione di centimetri in una fattispecie difficile da valutare anche dopo vari replays. La direttrice di gara ha mantenuto un atteggiamento permissivo nei confronti delle russe, che talvolta hanno ecceduto in irruenza e aggressività, senza però influenza eccessivamente il match. Troppo poco per incolpare l’arbitro per la nostra sconfitta.

Al netto del pareggio tra Germania e Svezia, il rimorso per i tre punti lasciati per strada sale. La sfida contro le sei volte campionesse d’Europa di giovedì potrebbe sembrare uno scoglio insuperabile, sicuramente bisognerà affrontarlo con una mentalità differente. Stento a credere che le giocatrici siano entrate in campo contro la Russia con la convinzione di aver già la vittoria in pugno. Sarà fondamentale partire con un’attitudine positiva sin dai primi minuti ed evitare gli errori tecnici elementari che hanno caratterizzato la partita. A livello fisico non ci sarà molta partita, le Azzurre dovranno mostrare le loro qualità tecniche e attitudinali per poter competere con le tedesche.

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